Gli eurodeputati M5S, come gli altri euroscettici, sono stati esclusi da ogni carica importante del Parlamento europeo. I sei voti contrari di oggi a Eleonora Evi – per la presidenza e le varie vicepresidenze della commissione Petizioni del Parlamento europeo – rappresentano l’ultima puntata della strategia anti euroscettici messa in atto dai due principali gruppi del Parlamento europeo (socialisti e popolari) con la sponda dei liberali. Una “santa alleanza” volta a mettere all’angolo le voci contrarie e, già che ci siamo, accaparrarsi qualche carica in più.

Pur facendo uno sforzo per comprendere la logica di questa mossa – evitare i bastoni tra le ruote degli euroscettici duri e puri – la scelta di socialisti-popolari-liberali costituisce un bello schiaffone alla democrazia. Affossare a colpi di maggioranza le voci contrarie, per quanto in disaccordo ci si possa trovare, non rappresenta di certo un esempio di bella politica e non fa altro che gettare benzina sul fuoco di quell’euroscettismo che le forze europeiste vorrebbero invece spegnere.

L’euroscetticismo non va soffocato ma ascoltato. I milioni di cittadini che alle scorse elezioni europee hanno votato per i partiti e movimenti euroscettici – Front National in Francia, Ukip nel Regno Unito, M5S in Italia e così via – non sono per forza “contro l’Europa” bensì hanno espresso un chiaro sentimento di disagio e incomprensione nei confronti di quell’Europa che qualcuno vuole difendere ad ogni costo. Ma la strategia “a carro armato” utilizzata dai principali gruppi del Parlamento europeo non fa altro che fare il gioco degli euroscettici più estremisti – come il Front National – rendendoli vittime della “dittatura della maggioranza” agli occhi dell’opinione pubblica.

Un precedente pericoloso. La legislatura che è appena iniziata sarà forse la più importante di sempre, visto che potrebbe contribuire a rimettere mano ai trattati Ue. Ma se si intende farlo a colpi di maggioranza come nell’Ungheria di Orban, non si farà altro che acuire lo scontro sociale e inasprire lo scontro tra europeisti ed euroscettici, sostituendo alle parole le urla e le accuse. E di sicuro l’Europa non ha bisogno di altre fratture.

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