Zonaeuro

Così le banche preferiscono finanziare lo Stato

Le nuove operazioni di rifinanziamento lanciate dalla Bce riusciranno a garantire la ripresa del credito nei paesi dell’Eurozona? Negativo il fatto che l’incentivo non riguardi i mutui. Ma il vero problema sono i vincoli troppo deboli imposti alle banche sull’utilizzo dei fondi presi a prestito.

Di , 8 Luglio 2014, lavoce.info

No ai mutui

Nell’ultima riunione del board della Banca centrale europea sono state definite più nel dettaglio le caratteristiche tecniche delle Targeted Longer-Term Refinancing Operations(Tltro), ovvero di quelle operazioni di politica monetaria non convenzionale che prenderanno avvio a partire da settembre. Nella precedente riunione della Bce, quando le operazioni erano state annunciate, il presidente Mario Draghi aveva affermato che questo strumento era ispirato al funding for lending (Fls) attuato dalla Banca d’Inghilterra. In altri termini, l’obiettivo del Tltro sarebbe quello di erogare fondi alle banche europee nel medio termine con tassi di poco al di sopra dello zero (0,25 per cento per l’esattezza), a condizione però che gli istituti di credito li usino per finanziarie l’economia reale.

Un primo aspetto critico delle Tltro, già chiaro fin dall’inizio, è legato al fatto che l’incentivo non riguarda il comparto dei finanziamenti per acquisto di abitazioni, in quanto si vuole evitare il rischio dell’insorgere di bolle speculative sul mercato immobiliare, come appunto osservato nel Regno Unito. In realtà, i prezzi delle abitazioni nei paesi dell’area euro hanno assunto una dinamica fortemente differenziata. Se, infatti, in Germania e Finlandia i prezzi delle case sono aumentati di circa il 20 per cento rispetto ai valori pre-crisi, in Spagna sono diminuiti del 35 per cento e in Irlanda del 50 per cento circa. I rischi di alimentare la creazione di bolle sono quindi ben diversi da paese a paese. Da questa considerazione poteva discendere l’opportunità di adottare un Tltro asimmetrico.

Due benchmark per un finanziamento

Altro aspetto ancor più critico per il raggiungimento dell’obiettivo di rimettere in moto il mercato del credito europeo riguarda i vincoli imposti alle banche sull’utilizzo dei fondi presi a prestito, che potrebbero essere pari, nella prima tornata di finanziamenti, a circa 400 miliardi di euro. Nel recente documento tecnico diffuso dalla Bce si definiscono, infatti, due diversi benchmark che serviranno da riferimento per valutare se una banca ha rispettato i criteri imposti, permettendole quindi di mantenere i finanziamenti ricevuti fino allo scadere naturale dell’operazione (quattro anni) o in caso contrario imponendole la restituzione con due anni di anticipo.

Grafico 1 – Benchmark imposti dalle Tltro

Fonte: Bce

Il primo benchmark riguarda le banche che negli ultimi dodici mesi hanno aumentato lo stock di finanziamenti erogati al settore non finanziario (grafico 1a). Per questa tipologia di istituti sarà sufficiente mantenere l’ammontare di impieghi invariato nel periodo compreso tra aprile 2014 e aprile 2016 per rispettare gli impegni e garantirsi il finanziamento agevolato fino alla scadenza del settembre 2018.

Il secondo benchmark riguarda invece le banche che nell’ultimo anno hanno diminuito gli impieghi (generalmente gli istituti di credito dei paesi periferici, tra cui l’Italia), adottando quindi una politica di deleveraging (grafico 1b). In questo caso, gli istituti potranno continuare a diminuire lo stock dei finanziamenti, in linea con il trend osservato, fino all’aprile del 2015 e poi mantenere il livello inalterato per i successivi dodici mesi.
In definitiva, da queste regole appare chiaro come le Tltro siano ben distanti dalle caratteristiche pensate per il Fls inglese. (1)

Nella migliore delle ipotesi, alla banche dell’area euro basterà non razionare ulteriormente il credito per finanziarsi a tassi prossimi allo zero. Per le banche del Sud d’Europa, piuttosto che finanziare imprese e famiglie stremate da una crisi economica profondissima, sarà sicuramente più conveniente continuare a investire in titoli di Stato, mettendo quindi in pratica indirettamente quel quantitative easing che la Bce, dati i difficili equilibri interni al suo board, è così restia ad attuare direttamente. Così facendo, però, “l’abbraccio mortale” tra governi e banche si farà sempre più stretto, minando la stabilità dei sistemi finanziari nel caso in cui le turbolenze dovessero riaffacciarsi sui mercati.

(1) Si veda al riguardo Barucci, Corsaro e Milani su FinRiskAlert