Massimo della pena per i responsabili dell'omicidio del cameriere 20enne andato nel Kent per cercare lavoro. Esclusa la motivazione razziale. Per il procuratore, una lite legata al rumore: "E' stato preso a calci e a pugni con qualsiasi cosa passasse loro per le mani. Un rivoltante atto di gruppo"
Hanno avuto il massimo della pena, i tre ragazzi lituani che hanno ucciso il giovane Joele Leotta, emigrato in Inghilterra per cercare lavoro. Condannati all’ergastolo i responsabili dell’omicidio del cameriere 20enne avvenuta lo scorso ottobre a Maidstone, nel Kent.
Il sito del Kent Online riporta che il tribunale, che ieri aveva emesso la sentenza per omicidio nei confronti di Aleksandras Zuravliovas, 27 anni, Linas Zidonis, 21, e Saulius Tamoliunas, 23 anni, questa mattina ha stabilito per i tre lituani il carcere a vita e ad una ulteriore condanna a 12 anni per il ferimento dell’amico di Joele, il 20enne Alex Galbiati.
Particolari sul movente sono emersi durante il processo. Leotta e Galbiati, che abitavano sopra il ristorante Vesuvius di Maidstone dove facevano rispettivamente il cameriere e il lavapiatti, sarebbero finiti nel mirino degli assalitori per una lite legata al rumore. Il procuratore definisce gli aggressori come “un branco di animali” che hanno preso a pugni e a calci Joele e Alex, “colpendoli con qualsiasi cosa passasse loro per le mani”. Il razzismo quindi non c’entrerebbe, così ha escluso la giuria, anche se il giudice deve ancora valutare le eventuali attenuanti – o aggravanti – per un omicidio che scosse il Regno Unito e la comunità italiana al di qua della Manica.
In aula, questa mattina l’omicidio del giovane è stato definito come “un atroce e rivoltante attacco di gruppo“. Secondo la decisione del giudice, Zuravliovas sconterà un minimo di 21 anni, mentre Zidonis e Tamoliunas almeno 20. Al momento della lettura della sentenza, Zuravliovas ha avuto un gesto di sconforto mentre gli altri due sono apparsi impassibili. “Mi sono persuaso che nessuno di voi abbia mostrato il minimo segno di rimorso“, ha detto in aula il giudice Philip Statman, sottolineando che la feroce uccisione del giovane ha “oltraggiato la coscienza della nostra comunità e devastato una famiglia”.
I genitori di Joele, Ivan e Patrizia, giunti in Inghilterra per il verdetto si sono detti “incapaci di respirare, vuoti e soli” per la morte del figlio, che “non saremo mai capaci di accettarlo”.