Il Salento, lu sule, lu mare e lu jentu. Belle risorse da sfruttare. Però, spesso a discapito del territorio, del paesaggio e dell’agricoltura. Eolico selvaggio e fotovoltaico intensivo a terra hanno avuto un impatto pesante e talvolta devastante sul territorio. Ettari su ettari sottratti alla vocazione naturale e alla produzione di cibo. Silicio al posto degli ulivi. Pale eoliche in sequenza al posto di bellezza sui crinali.
La causa: assoluta assenza di programmazione e pianificazione ed il prevalere della sola logica del mercato alimentato da incentivi che anziché premiare i piccoli impianti e quindi la democrazia energetica ha alimentato i grandi impianti e le enormi operazioni (con tanto di infiltrazioni malavitose, come ogni grande operazione che si rispetti…). Così, il business delle energie rinnovabili è entrato a pieno titolo, insieme all’edilizia e alla finanza, della categoria delle attività speculative.
Una speculazione che, come tutte le speculazioni, ha visto poche persone guadagnare tanto e tantissime persone guadagnare poco o nulla se non addirittura perdere. Perdere valore territoriale. A tutti sarà capitato o capiterà di fare l’autostrada Napoli-Bari: il paesaggio completamente stravolto da centinaia di torri alte oltre 100 metri. Oppure di fare una vacanza nelle Marche o nelle Langhe e trovare decine di migliaia di metri quadri di pannelli in silicio al posto dei filari di vigna.
Ma è proprio impossibile gestire in maniera diversa la partita fondamentale dell’energia rinnovabile? Assolutamente no. Torniamo in Salento, a Melpignano, comune noto per la Notte della Taranta. Visto che il sole bacia tutti e non solo i belli, il Comune ha deciso di farsi promotore di un progetto che coinvolgesse tutta la comunità, creando opportunità di lavoro sul territorio e distribuendo i benefici in maniera equa: fotovoltaico diffuso sui tetti. E’ così nata la “Cooperativa di Comunità”. Ne sono soci il Comune, i lavoratori e i cittadini che ospitano gli impianti sui propri tetti esposti a sud. Con vantaggi per tutti: energia pulita nel rispetto del contesto urbano, senza devastare i terreni agricoli ed estirpare ulivi; energia per il fabbisogno familiare a costo zero per i cittadini che ospitano gli impianti; denaro speso per la realizzazione degli impianti che rimane all’interno della comunità in quanto ingegneri, tecnici, installatori e manutentori sono cittadini della comunità stessa.
E l’utile ricavato dalla cooperativa? Utilizzato per migliorare la qualità della vita della comunità (parchi, cultura, scuole) oppure per creare altre opportunità di lavoro nella comunità.
Semplice buon senso e buona amministrazione. Semplice conversione ecologica.
il Fatto Quotidiano del Lunedì, 7 luglio 2014