“L’Italia deve cambiare faccia e anzi, deve cambiare interfaccia”. E ancora: “L’innovazione è il settore che ha creato più posti di lavoro nell’economia internazionale. E’ il momento di un mercato digitale unico e di un’unica authority digitale europea” ha detto il presidente del consiglio Matteo Renzi, l’8 luglio alla Digital Venice, “perché senza investire nell’Information and communication technology non c’è democrazia”. I fondi per le infrastrutture digitali saranno trovati svincolando le risorse dal Patto di stabilità, “farò la proposta ad ottobre” ha spiegato Renzi a Venezia, durante l’evento che ha aperto il semestre italiano di presidenza dell’Ue, perché “credo che l’innovazione tecnologica possa cambiare l’Italia”.
“Lo sviluppo del digitale può essere destabilizzante, anche difficile, ma è inevitabile” ha detto Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione europea e commissaria per l’Agenda Digitale in Europa. “Voltare le spalle al digitale significa voltare le spalle ad un rilancio strutturale della competitività – prosegue Kroes -. La programmazione è la nuova ‘alfabetizzazione’ e ha innumerevoli applicazioni creative, eppure in Italia un adulto su tre non ha mai usato Internet. In secondo luogo l’Europa ha bisogno di infrastrutture fisiche. In Italia quattro abitazioni su cinque, non sono raggiunte dalla banda larga, parecchio al di sotto della media europea. E’ tempo di iniziare a costruire queste reti”.
Lo “spread” digitale rispetto al resto dell’Europa costa all’Italia 3,6 miliardi all’anno. “Se l’Italia arrivasse ad azzerare il disavanzo nella bilancia dei pagamenti per i servizi informatici, se sviluppasse il commercio online e l’uso della moneta elettronica fino a raggiungere i livelli medi europei, e se riuscisse a razionalizzare le banche dati della pubblica amministrazione centrale si renderebbero disponibili per nuovi investimenti in reti, tecnologie e servizi innovativi 3,6 miliardi l’anno”, rileva l’ultimo rapporto del Censis.
Il nodo critico attuale, è che manca la regia. Alla Digital Venice non c’è stato l’atteso annuncio del nuovo direttore dell’Agenzia per l’Italia digitale (Agid), che dovrebbe essere l’esecutore tecnico della strategia digitale. L’Agenda Digitale è il motore dell’innovazione e sembra difficile rilanciare la crescita e la competitività del paese, senza una guida. Anche perché fino ad ora la sua gestione è stata un fallimento. Lo scrive l’ultimo “Monitoraggio dell’attuazione dell’Agenda digitale” pubblicato dalla Camera dei Deputati, lo scorso 5 marzo. L’analisi prende come riferimento i provvedimenti previsti dai decreti legge “Crescita”, “Crescita 2.0” e “del Fare”. Dei 55 adempimenti previsti solo 17 sono stati adottati e per quelli non adottati risultano già scaduti i termini per 21 progetti. In più l’Agenzia oggi ha a disposizione 350 milioni di euro, ma 40 delle 130 posizioni previste nel suo organico al momento sono ancora vacanti, compreso il direttore.
Dopo la gestione di Francesco Caio, presa in esame nel rapporto, era subentrato Agostino Ragosa che si è dimesso dall’incarico il 3 giugno. Il ministro Marianna Madia, incaricata della vigilanza dell’Agid, a seguire aveva annunciato un nuovo bando uscito il 6 giugno. L’invio delle candidature scadeva una settimana dopo. I due principali candidati, ad oggi, sono il parlamentare e imprenditore di Internet, Stefano Quintarelli, Alfonso Fuggetta, professore al Politecnico di Milano e fondatore del centro di ricerca e innovazione Cefriel, Alessandra Poggiani, nuovo direttore generale di Venis, Venezia Informatica e Sistemi Spa.
Un altro tema importante presentato alla Digital Venice è quello di un Freedom of Information Act – diffuso in 90 Paesi democratici – che dovrebbe entrare a fare parte dell’Agenda digitale italiana. Il testo della legge, la cui stesura è stata coordinata da Ernesto Belisario, è disponibile sul sito di Foia4Italy ed avviene in crowdsourcing. La proposta è stata accolta da Anna Masera, responsabile della comunicazione della Camera, che ha proposto di inserirlo nel Bill of Rights, la “Costituzione per Internet” sui temi dell’Internet governance e della net neutrality, rilanciata dall’Italia nell’ambito del semestre di presidenza dell’Ue. Con l’adozione del Foia, spiegano gli autori, “la pubblica amministrazione ha obblighi di informazione, pubblicazione e trasparenza e i cittadini hanno diritto a chiedere ogni tipo di informazione prodotta e posseduta dalle amministrazioni che non contrastino con la sicurezza nazionale o la privacy”.
.@guidoromeo @matteorenzi @foia4italy interessante #Foia4Italy :) ma si può inserirlo nel #BillOfRights no?
— Anna Masera (@annamasera) 8 Luglio 2014