In queste ore, il rebus dei nomi per la gara alla presidenza della Regione Emilia Romagna non impegna solo il Pd . L’uscita di scena di Vasco Errani, dopo la condanna per il caso Terremerse, ha preso in contropiede anche le altre forze politiche. Dalla Lega Nord al Movimento 5 stelle, stanno tutti accelerando i lavori per la scelta dei candidati in vista delle probabili elezioni di ottobre. I tempi sono stretti, anzi strettissimi considerando che di mezzo c’è anche la pausa estiva. E se nel Pd stanno abbandonando la strada delle primarie, nel centrodestra c’è chi invoca a gran voce elezioni di coalizione per formare le liste. Mentre nel Movimento 5 stelle l’ipotesi più accreditata è quella delle selezioni online entro l’autunno.
Sui 5 stelle sono molti gli occhi puntati. Per il Movimento infatti la partita emiliana è decisiva e anche parecchio delicata, considerando che proprio qui i grillini hanno gettato le radici e avuto i loro primi successi elettorali, e che sempre qui sono nate le faide interne più feroci. Per questo Grillo guarda con molta attenzione all’evolversi della situazione. Il suo obiettivo è cercare di riprendere forza in una Regione dove, dopo l’espulsione di Giovanni Favia, era rimasto un unico consigliere. “Il Movimento 5 stelle in Emilia Romagna c’è ed è forte” dice Massimo Bugani, consigliere comunale a Bologna. “Certo, siamo costretti a velocizzare tutto, ma ci organizzeremo per affrontare questa battaglia”.
Quasi certamente i candidati per Viale Aldo Moro saranno scelti con il voto della rete, seguendo il modello già adottato nelle ultime regionali in Sicilia e in Piemonte. Questo dovrebbe anche risolvere, a livello organizzativo, il problema tempo. Di nomi, ovviamente, si parla ancora poco. L’unico a fare un passo avanti, per ora è Andrea Defranceschi, attuale consigliere regionale rientrato a pieno titolo nei 5 stelle, dopo la sospensione per le accuse della Corte di Conti. E oggi in cerca del bis: “Me lo chiedono in molti e dopo quattro anni in Regione, credo sia normale pensare a me. Io mi propongo come si proporranno altri, ma sarà il voto online a decidere”.
Un altro nome che circola tra i 5 stelle, e che è molto apprezzato sia da Grillo e Casaleggio, sia da alcuni parlamentari come Maria Edera Spadoni, è quello di Matteo Olivieri, considerato un fedelissimo. Ex-consigliere a Reggio Emilia nell’amministrazione Delrio, a maggio si era tirato fuori dalla partita per le comunali nella sua città e quindi ora è libero da qualunque incarico. Per questo papabile per le prossime regionali. In molti vedono in lui il volto adatto, anche perché ha già una certa dimestichezza con l’attività amministrativa e a Milano e a Genova gode di parecchia fiducia. Non a caso fu uno di coloro scelti per gestire gli aspetti tecnici delle prime parlamentarie online del Movimento, quelle usate per scegliere i candidati al Parlamento.
Chi si sfila invece è Lorenzo Andraghetti. Bolognese, Classe 1987, già candidato alle amministrative di Bologna, l’anno scorso fu escluso dalle parlamentarie (con polemica), per poi ripresentarsi alle primarie per le Europee di qualche mese fa. Oggi lavora a Roma nello staff dei deputati a 5 stelle. “Mi candiderò solo quando verranno resi noti i voti delle selezioni online per le Europee, quando verrà introdotta una società terza che certifica le votazioni online, quando Grillo chiederà scusa a Pizzarotti e quando saranno reintegrati gli espulsi emiliano romagnoli”, taglia corto. Potrebbero aspirare invece a un posto in consiglio regionale i tanti 5 stelle tagliati fuori dal voto di maggio per le Europee. A partire dalla modenese Giulia Gibertoni, esclusa dal Parlamento europeo per soli due voti, e dal reggiano Alessandro Marmiroli. Senza poi escludere Silvia Piccinini: bolognese, nata nel 1982, nelle primarie online era stata la più votata, ma a maggio non è riuscita comunque a conquistare il seggio a Bruxelles.
Sono ore di discussione anche nel centrodestra, dove in molti mirano a presentarsi al voto con una grande coalizione, che unisca Forza Italia, Fratelli D’Italia, Lega Nord, Ncd e Udc. Ma il vero nodo della questione, quello che più agita le varie correnti, sono le primarie per la scelta dei candidati. Il primo sostenitore di questa opzione è Galeazzo Bignami, già consigliere regionale in quota Forza Italia. “Qui in Emilia il centrodestra deve fare le prime primarie della sua storia. Siamo pronti a organizzarle. E mi auguro che il partito raccolga e faccia sua questa sfida”. Un’ipotesi che trova un primo semaforo verde dal deputato leghista, Gianluca Pini, il quale auspica primarie di coalizione entro settembre.
Infine, l’outsider Giovanni Favia. Per lui, ex consigliere del Movimento 5 stelle poi espulso, e oggi esponente del gruppo misto in Regione dopo un tentativo fallito di entrare in Parlamento con la lista di Antonio Ingroia, il futuro è ancora da decidere: “Potrei sostenere una lista civica autonoma, ma non so se ne farò parte”. Ma non sarebbe il solo grillino deluso o cacciato a voler partecipare al progetto. Nelle fila dei più critici c’è chi stava già pensando a una lista civica capace di raccogliere i volti del passato “d’oro” del Movimento in Regione, da Valentino Tavolazzi a Raffaella Pirini. A rendere più complicata l’idea i tempi stretti. Anche se la preparazione per la campagna elettorale è appena cominciata.