L’ignoranza produce effetti devastanti. Ecco perché il romanzo di uno scrittore che per anni ha insegnato nelle più disastrate periferie meridionali assume significati fondamentali per il valore dell’istruzione come antidoto ai veleni sociali. De Santis in quelle scuole “al limite” deve aver conosciuto molto bene lo smarrimento di giovani senza alcuna garanzia per il futuro, pericolosamente attratti da ingannevoli scorciatoie e nei casi estremi, dalla violenza.
Un romanzo a tratti amaro, ma che al tempo stesso tende al riscatto, come nella continua sfida con l’imprevedibile mare; sguardi puntati non solo sulla tempesta, ma anche sul porto. Occorre tracciare giorno per giorno una rotta sicura individuando le imbarcazioni in difficoltà prima che lancino l’ultimo, disperato sos. E’ questo l’obiettivo di chi, come Leo, crede nel vero insegnamento, di chi è capace di individuare gli effetti di una vera lezione sulla “buona navigazione”. Ne L’opera viva c’è l’essenza di quello che dovrebbe essere lo scambio studente–professore. Dalle belle pagine di De Santis emerge con forza l’importanza della figura dell’insegnante come punto di riferimento per esistenze già troppo allo sbando. Un rapporto da uomo a uomo anche nelle reciproche fragilità.