L’Italia s’indigna, la Svizzera agisce a passo di marcia. Con inevitabile semplificazione si potrebbe riassumere così la lezione proveniente da Berna, dove l’8 luglio i contadini elvetici hanno sfilato portando con sé i propri prodotti e soprattutto la certificazione di oltre 150mila firme raccolte per sostenere la loro iniziativa popolare “Per la sicurezza alimentare” che mira a modificare la Costituzione Federale. Una tematica molto sentita a livello internazionale e che in Italia ha visto la recente presa di posizione della Coldiretti contro il proliferare di prodotti “falsificati” a causa delle politiche dell’Unione Europea. L’Unione Svizzera dei Contadini (USC) è andata oltre e si è impegnata in una raccolta di firme per poter sottoporre al voto popolare le proprie richieste di nuovi provvedimenti a sostegno dell’agricoltura interna.

In teoria l’USC avrebbe avuto tempo fino ad agosto 2015 per completare la procedura e sarebbero state sufficienti 100mila adesioni; ed invece le sono bastati 90 giorni per raccoglierne 150mila: «Abbiamo potuto contare sull’organizzazione delle nostre associazioni cantonali e sul sostegno della base dei contadini – ha spiegato Jacques Bourgeois, direttore dell’USC – ma è stato importante anche il supporto di gran parte della popolazione, preoccupata della qualità di quello che si ritrova nel piatto». Secondo gli organizzatori si tratta di una delle raccolte firme di questo tipo più rapide della storia svizzera.

Le richieste dell’USC, che saranno sottoposte al voto entro 4 anni, mirano a provvedimenti in grado di rilanciare l’approvvigionamento di derrate alimentari provenienti da produzione indigena sostenibile e garantita (oggi un prodotto alimentare su due arriva dall’estero): «L’attuale normativa non è sufficiente – ha sottolineato Markus Ritter, presidente dell’USC – l’autoapprovigionamento è in calo e ogni anno chiudono oltre mille aziende agricole». Un declino legato anche alla progressiva scomparsa dei terreni destinati all’agricoltura, altro fenomeno che il testo dell’USC punta a contrastare: «Ogni giorno in Svizzera sparisce una superficie agricola pari a 10 campi da calcio – aggiunge Bourgeois – questo ostacola la nostra volontà di continuare a produrre internamente cibi di qualità corrispondenti alle esigenze della popolazione».

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