Gli eventi sportivi globali hanno il potere di amplificare i messaggi grazie anche ai media che rimbalzano ovunque una notizia. I mondiali di calcio, ovviamente sono, il trampolino più potente dal quale le notizie si tuffano nel “mare magnun” dell’informazione. Le curiosità sulle squadre nazionali, soprattutto le più piccole e quelle delle sorprese calcistiche sfociano nella storia, nella geopolitica e nella cultura di Paesi che, un mese dopo tornano nel dimenticatoio. La nazionale algerina, ad esempio, reduce da una brillante partecipazione a Brasile 2014 è stata accolta trionfalmente dal suo popolo. I giocatori hanno ceduto con orgoglio solo agli ottavi con la Germania e i protagonisti dell’impresa meritavano gli applausi. Per un malinteso verbale, all’impresa calcistica pareva fosse seguito un vero miracolo di sensibilità umana. Si era diffusa la voce che i giocatori volessero donare i premi partita ai bambini di Gaza. Incredibilmente bello come gesto, quanto non fondato, infatti, il tutto era nato dall’errata interpretazione delle parole di un giocatore in un’intervista. Nessuna promessa non mantenuta, solo un qui pro quo, ma resta negli occhi la bella avventura della nazionale di calcio algerina.

L’Algeria nazione però, non recepì invece un messaggio, ugualmente storico e forte che, una piccola donna di 156 centimetri e 52 chili lanciò al suo Paese davanti agli occhi del mondo. Hassiba Boulmerka è stata la prima donna algerina a conquistare ori mondiali e olimpici nell’atletica. Prima nei 1500 metri ai Mondiali di Tokio ’91 e Göteborg ’95 e prima all’Olimpiade di Barcellona ’92. Una corsa partita il 10 luglio 1968 da Constantine, dove Hassiba è nata 46 anni fa per diventare prima una grande atleta e poi una donna d’affari. Lei stessa ricorda Constantine come la città dove negli anni Settanta un’adolescente che si dedicava allo sport era “una provocazione”. Crebbe una società che riservava sputi e insulti a quella ragazza che si allenava sulle montagne dell’Atlante in calzoncini corti e braccia scoperte. Hassiba schivò tutto e arrivò sulle piste di atletica più prestigiose dove rivaleggiò e batté spesso le avversarie, lanciando agli integralisti islamici il messaggio più forte: “Che attraverso lo sport, la società araba riconoscesse la donna. Le uniche armi di Hassiba in questa lotta all’integralismo furono il volto scoperto e le gambe nude che a Tokio, le permisero di affiancare e fulminare Tatyana Samolenko sul rettilineo finale dei 1500 metri.

Era il 1991 e fu il primo titolo mondiale di un’atleta africana. ”E’ per tutte le donne algerine, per tutte le donne arabe”. L’urlo di gioia di Hassiba rimbalzò dal Giappone all’Algeria dove fu accolta da centinaia di persone. La Boulmerka girò poi le strade di Algeri su un’auto scoperta insieme a Noureddine Morceli altro campione che aveva vinto i 1500 maschili e venne accolta anche dal presidente Chadli Bendjedid che la insignì della Medaglia al Merito. Le donne algerine avevano visto in quella ragazza che correva in pantaloncini un’occasione di riscatto, il coraggio di affermare la propria personalità in un’Algeria in cui lo spettro dell’integralismo prendeva corpo come mai prima aveva fatto. L’unione politica che il titolo iridato sembrò alimentare, durò lo spazio di qualche mese e a fine ’91 ci fu il successo elettorale del Fronte Islamico di Salvezza, poi la guerra civile e l’instabilità politica. Per la Boulmerka gli onori si trasformarono in una condanna a morte da parte degli imam. Le sue gambe vincenti ma nude erano un’offesa all’Islam.

Hassiba venne più volte minacciata e fuggì per allenarsi e fare ancora meglio. Nell’estate del ’92 andò a vincere l’oro alle Olimpiadi di Barcellona. Dopo un altro oro Mondiale nel 1995, il ritiro nel ’97 per diventare membro della commissione atleti del Comitato Olimpico Internazionale e lavorare come ambasciatrice nel mondo dell’atletica africana. La corsa di Hassiba e delle algerine non si è fermata con il ritiro dell’atleta perché, oggi, in Algeria le donne si stanno affermando in politica e nella società. Ci sono molte vittorie da conquistare ancora perché il codice della famiglia in vigore in Algeria dal 1984 sancisce la minorità civica delle donne, cittadine di serie B discriminate fortemente nell’ambito delle relazioni familiari, con pesanti conseguenze anche economiche. L’entrata in vigore del Codice, rappresentò per le donne algerine una vera e propria sconfitta e anche se il codice di famiglia è stato riformato nel 2005, non sembra aver sanato le disparità. Quel messaggio lanciato ai mondiali di Tokio rimbalza ancora, oltre 20 anni dopo perché anche se le notizie si inabissano, la storia corre. Anche contro vento, come dice una canzone italiana che porta il nome e il messaggio di Hassiba. Su quelle note mi sembra di rivederla in pista, orgogliosa, alla guida delle donne d’Algeria.

“E tutta la gente di questa città

non ha coscienza del proprio futuro

e vive, ma non cambia mai.

Ma io vado contro al vento

faccio un passo ed altri cento…” (Da Hassiba Boulmerka, testo del 2005 di Andrea Mirò)

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