Successivamente  alla sentenza della Corte Costituzionale – e alla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale – che  ha bocciato il divieto di fecondazione eterologa previsto in Italia dalla legge 40 sulla Procreazione medicalmente assistita (Pma), è stato costituito un apposito gruppo di studio che sta lavorando sulle linee guida rispetto alle specifiche indicazioni mediche per aiutare a rendere attuativa, sembrerebbe entro il 31 luglio, la nuova normativa. In realtà alcune associazioni, che da anni si occupano di Pma, sottolineano che la sentenza non ha creato nessun vuoto legislativo poiché molte norme, che si dice devono essere discusse,  sono già contenute nella legge 40. Comunque il ministro Lorenzin ha ritenuto di costituire questo gruppo di studio che tra i vari aspetti si sta occupando di stabilire il numero massimo di donazioni per ciascun donatore,  il problema del rischio di donazione di gameti tra consanguinei, il counseling psicologico sia per chi offre che per le donne e le coppie che ricevono  l’ovodonazione e si trovano ad affrontare una gravidanza. Ci saranno, inoltre, anche delle indicazioni sull’età oltre la quale sarà sconsigliato effettuare una impianto di ovodonazione.

Considerando che ci sarebbero già circa 9000 coppie italiane infertili che vorrebbero accedere alla fecondazione eterologa e che ogni anno, secondo le ultime stime, sono circa 2.500-2.700 le coppie italiane che si recano all’estero per poter effettuare questo tipo di intervento, possiamo sicuramente parlare di una esigenza molto sentita nella nostra popolazione italiana, che la sentenza della Corte Costituzionale consente di rimettere in campo.

Le coppie che arrivano alla richiesta di Pma dopo un lungo periodo di “fallimenti generativi”, possono presentare conseguenze emotive e relazionali che rischiano di  influire sull’accettazione e l’efficacia delle stesse procedure mediche. In relazione  a questo dato già nella legge 40 era prevista la possibilità di un consulente psicologo nel centro di riferimento e l’équipe medica era tenuta a proporre ai pazienti la possibilità di consultarlo, nessun obbligo quindi ma la presenza e un suggerimento.

Qualche giorno fa a Monaco in concomitanza con il congresso Europeo della European Society of Human Reproduction and Embryology(Eshre) è stata ribadita l’importanza del counseling psicologico per le coppie e le donne che affronteranno la fecondazione eterologa. L’attività di consulenza riguarda tutti gli aspetti connessi alla Pma ed è suddiviso in tre momenti specifici: decisionale: che prevede, prima dell’inizio del trattamento,  il sostegno e l’informazione su tutti i risvolti emotivi e relazionali della decisione di intraprendere un percorso di Pma di sostegno: accompagna la coppia nei momenti di difficoltà e di decisioni difficili durante la Pma terapeutica: si aiuta la coppia o il singolo a far fronte alle conseguenze negative della diagnosi di infertilità, o l’eventuale fallimento del trattamento.

 

La fecondazione eterologa porrà nuove tematiche da affrontare per la coppia che deciderà di affrontare questo percorso. L’accesso a “qualche cosa” che viene dall’esterno della coppia stessa, potrebbe necessitare un lavoro di elaborazione dell’elemento “estraneo”, che da una parte consentirà il raggiungimento dell’obiettivo, dall’altra sarà lì a ricordare la propria incapacità a generare, soprattutto per la persona risultata infertile. Inoltre si dovrà lavorare molto sulle aspettative per riportare il bambino ideale sul piano della realtà, e fare i conti con gli aspetti fisici e caratteriali non completamente a carico del patrimonio genetico dei due genitori.

 

Una decisione difficile e delicata ma che mette  tutti nella condizione di poter oggi accedere alle nuove tecnologie. Ovviamente nella speranza che gli aspetti etici della questione siano valutati e rispettati.

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