Le parole pronunciate martedì in aula dal capogruppo Pd al consiglio comunale di Genova, Simone Farello, suonavano come un ultimatum rivolto al sindaco, Marco Doria. “Ancora questa te la facciamo passare, ma è l’ultima volta. L’idillio è finito”. L’aula di Palazzo Tursi aveva appena licenziato, dopo sofferti contorcimenti, la pratica sulla destinazione (il distretto commerciale tematico) delle aree dismesse della Fiera di Genova. La maggioranza aveva portato a casa il risultato (19 a 15), pagando però un alto prezzo politico con le defezioni di Gian Pastorino di Sel e di Clizia Nicolella della Lista Doria. I loro voti contrari erano infatti confluiti con i no di Forza Italia, Lega Nord, M5S e Federazione della Sinistra. Sel e Lista Doria fanno parte della maggioranza che governa a palazzo Tursi, che esce tramortita dall’ennesimo showdown interno.

“Ancora una volta il Pd ha salvato la giunta”, ha masticato amaro Farello. Potrebbe essere l’ultima. Il segretario provinciale del Pd, Alessandro Terrile, ha rincarato la dose sul Secolo XIX: “La maggioranza uscita dalle urne, che sostiene Marco Doria, non esiste più”. E Farello: “Chi ha votato contro la delibera sulla Fiera si è messo automaticamente fuori dalla maggioranza”. In agenda la canonica “verifica”. Anzalone (ex IdV) e Gioia (UdC) sperano di imbarcarsi con Doria. Il giorno dopo il sindaco aveva spiegato: “La delibera ottiene due risultati. Mette in sicurezza Fiera di Genova, altrimenti condannata. E sulle aree ex fieristiche apre un percorso che sarà presidiato con la massima attenzione, per evitare forme di concorrenza commerciale devastante. Ma non possiamo bloccare la città rifiutando di esaminare nuove opportunità di sviluppo”.

Anche Farello a freddo smorza i toni e dichiara a ilfattoquotidiano.it: “Il mio intervento nella sostanza è stato duro ma necessario. Sono preoccupato per gli effetti che derivano dalle decisioni prese in extremis. Se avessimo ragionato sul problema della Fiera otto mesi fa avremmo potuto prendere decisioni diverse. E migliori. La giunta, questo è certo, deve cambiare passo”. L’idillio fra il sindaco di Genova, che fa riferimento a Sel, e il Partito democratico in realtà era finito da un pezzo. Consumato da una serie di infortuni, concentrati negli ultimi mesi. La vicenda della discarica di Scarpino, scoperta all’improvviso come inadeguata a ricevere le tonnellate di spazzatura prodotta in città. Lo sgombero forzato del centro sociale Buridda, di cui Doria aveva negato di essere stato a conoscenza, mentre il prefetto affermava il contrario. E, appunto, la storia delle aree dismesse della Fiera di Genova. Per evitare la bancarotta, Fiera di Genova è costretta a disfarsi di 130mila metri quadri di spazi (i padiglioni S, C e le aree limitrofe) vendendole ad una società creata ad hoc controllata dalla Spim (la società immobiliare del Comune) per 18 milioni di euro. Quattrini che andranno nelle cassafortio delle banche, ad alleggerire il mutuo contratto per finanziare la costruzione del nuovo padiglione B disegnato dall’archistar Jean Nouvel (costo 42 milioni di euro) che ha affossato i conti della Fiera.

Il punto caldo era e resta: che fare delle aree passate al Comune? Dalla domanda è partita la giostra. Con una variante urbanistica prodotta dal vicesindaco e assessore competente, Stefano Bernini (ex funzionario del Pd salito ai piani alti della politica), 15mila metri quadri erano stati “promessi” ad attività commerciali. Una scelta contestata dallo stesso partito di Bernini, che aveva preteso una netta correzione di rotta. La retromarcia, pliotata d’urgenza da Farello, ha ottenuto dalla giunta che i 15mila metri quadri di aree, seppure confermate alla destinazione commerciale, fossero vincolate ad una specificità tematica: lo sport oppure la nautica. Soluzione giudicata negativamente da Ascom e Confesercenti: “Tanto fumo e poco arrosto”.

L’ ordine del giorno del consigliere piddino Alberto Pandolfo ha indicato il concerto fra i cittadini come bussola per orientare le scelte concrete che dovranno essere trasfuse nel bando di gara. Si è registrata la proposta di trasformare le aree in un parco di divertimenti, in ideale prosecuzione del porto Antico, che sta più a ponente, diviso dalla Fiera dall’area delle Riparazioni navali. Qualcuno ha ipotizzato uno scambio fra i progetti di Ponte Parodi (accanto alla Stazione Marittima) che i francesi di Altarea dovrebbero trasformare nell’ennesimo centro commerciale e il progetto della Fiera. L’idea è di trasferire il progetto Altarea (centro commerciale, purché tematico, alla Fiera) e di adibire Ponte Parodi a nuovo Terminal Crociere, dove potrebbero accostare altri armatori, forse Royal Caribbean o addirittura Costa, che ha il suo home port a Savona. Ipotesi suggestiva, il terminal crociere, che piace al presidente dell’Autorità Portuale, Luigi Merlo. Ma molto complessa sul piano tecnico­giuridico, visto che c’è di mezzo una gara già vinta da Altarea per trasformare in negozi anche il vecchio silo Hennebique.

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