“Lo Spirito Santo affonda i mercati azionari”. La facile battuta è girata tutto il giorno tra gli operatori di Borsa per sdrammatizzare una seduta che ha fatto rivedere i fantasmi dei vecchi crolli. In realtà si tratta del portoghese Banco Espirito Santo, il gruppo del credito con la maggiore capitalizzazione di Borsa del Paese, sospeso dalle negoziazioni dopo aver registrato perdite vicine al 20%. L’allarme, per gli investitori, è scattato quando la controllante lussemburghese Espirito Santo International ha fatto sapere che non rimborserà un bond in scadenza. Tanto è bastato per portare i listini del Vecchio continente, deboli da diverse sedute, ai minimi degli ultimi due mesi. La tensione è esplosa sui titoli di Stato portoghesi (i decennali hanno chiuso con rendimenti in rialzo di 23,9 punti) e la Borsa di Lisbona ha segnato un calo finale del 4,18%. Il listino di Madrid ha invece accusato una perdita finale dell’1,98%, mentre Milano ha chiuso in calo del 1,90%. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi ha chiuso in netto rialzo, a 175 punti base contro i 165 di mercoledì, con il tasso del decennale italiano al 2,94% sul mercato secondario.

Il Fondo monetario europeo ha diffuso una nota per rassicurare i mercati sul fatto che il sistema bancario portoghese “è stato in grado di resistere alla crisi senza significative turbolenze, aiutato dal sostanziale supporto di capitali pubblici e misure straordinarie della Banca centrale europea”. Tuttavia, “come la Banca del Portogallo ammette, restano sacche di vulnerabilità, che giustificano in alcuni casi misure correttive e in altri casi una supervisione invasiva”.

 

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