Fu un caso di cronaca giudiziaria che divise l’Italia del primo dopo guerra. Un processo avviato e un vero caso mediatico dopo un annuncio sulla Domenica del Corriere del 6 febbraio 1927: “Ricoverato il giorno 10 marzo 1926 nel manicomio di Torino (casa Collegno). Nulla egli è in condizione di dire sul proprio nome, sul paese d’origine, sulla professione. Parla correntemente l’italiano. Si rileva persona colta e distinta dell’apparente età di anni 45”. L’uomo distinto e colto fu ribattezzato lo smemorato di Collegno e fu conteso da due donne la moglie di Giulio Canella, professore, e quella di Mario Bruneri, ricercato per reati di poco conto e alla fine della storia finito, per poco, in carcere. Ma chi era? Due donne se lo contesero come marito.
Ieri sera a far dissolvere un mistero – che era diventato anche un film con Totò nel 1962 con la regia di Sergio Corbucci – è stato il programma ‘Chi l’ha visto? La prova del Dna, il cui risultato è stato svelato durante il programma, non conferma che si trattasse del professor Canella. Doveva dunque essere l’altro. Come del resto si era concluso il processo.
“Non è il risultato che mi aspettavo, ma questa è una prova come altre, ce ne sono tante a favore e tante contro, per noi non cambia niente”, ha commentato deluso Julio Canella, nipote certo del professore in quanto figlio di un figlio di Canella nato prima della guerra, quando il risultato del test genetico gli è stato consegnato in busta chiusa. Canella non ha fatto affermazioni precise sul contenuto della busta, ma la sua delusione ha fatto intuire gli spettatori che l’esito del test è stato contrario alle sue aspettative di vedere riconosciuto nello smemorato il suo vero nonno.
La prova del Dna, eseguita dalla genetista Marina Baldi, è stata fatta comparando il profilo genetico di Julio, nipote certo di Canella, con quello del fratello Camillo, un figlio dello smemorato nato dopo la fine della guerra, ovvero quando il presunto professore ricomparve senza memoria al manicomio di Collegno e fu riconosciuto da Giulia Canella come suo marito.
A inizio Novecento, mezza Italia si schierò dalla parte di Giulia Canella e l’altra mezza da quella di Rosa Bruneri, poiché entrambe le donne sostenevano di avere trovato nello smemorato il proprio marito. La sentenza giudiziaria e le ragioni del cuore giunsero a conclusioni opposte, lasciando di fatto sospeso il dilemma fino a oggi. Nel 1931 la corte d’appello di Firenze dichiarò infatti che lo smemorato era Mario Bruneri. Ma Giulia Canella, che nel frattempo aveva vissuto con lo smemorato come proprio marito provocando scandalo, non accettò la decisione dei giudici e quando l’uomo finì di scontare la pena si trasferì con lui in Brasile.