E sono nove. Con il portavoce Ilias Kasidiaris, sono nove i deputati del partito filonazista greco Alba dorata ad essere stati arrestati. Un caso senza precedenti nella storia democratica europea. Dovrà rispondere, davanti ai pm Ioanna Klapa e Maria Dimitropoulou, di possesso illegale di armi per un’organizzazione criminale che aveva lo scopo di ordire un colpo di stato, con la complicità dei servizi greci, il cui numero due (responsabile delle intercettazioni) lo scorso settembre venne sostituito in una notte; e dopo una serie di indagini parallele, su cui qualcuno vide anche la mano straniera. Erano i giorni in cui le forze dell’ordine del Paese avevano arrestato in pompa magna il leader del partito, Nikos Mikalioliakos, da dieci mesi rinchiuso nel carcere di Korydalos assieme ad altri sette deputati.
La decisione di procedere alla custodia cautelare di Kasidiaris è stata presa dopo il via libera del pubblico ministero Isidoro Ntogiakou, e dopo quasi tre ore di dibattito. In circa 24 pagine, nel mandato di custodia cautelare si definisce Kasidiaris come un soggetto pericoloso pronto a commettere nuovi reati, principalmente a causa della natura violenta. All’interno del dossier all’attenzione del giudice anche l’episodio (estraneo all’accusa principale) di aver schiaffeggiato la deputata del Kke Liana Kanellis durante una trasmissione televisiva lo scorso ottobre. Il parlamentare si è difeso parlando di un complotto contro il partito di Alba dorata, l’unico a difendere gli interessi della Grecia e dei greci contro la troika, e ha sottolineato che l’accusa contro di lui “è chiaramente politica”. E ha citato anche un suo collega attualmente in carcere, Nikos Voutsis, che fino alla scorsa legislatura militava nel partito socialista del Pasok, quindi difficilmente accusabile secondo Kasidiaris di nazismo né tanto meno di atteggiamenti violenti o xenofobi.
Nelle ore precedenti alla decisione del giudice, all’esterno del tribunale si era radunata una folla di militanti ed iscritti al partito di Chrisì Avghì, scandendo slogan contro la magistratura, i giornalisti e il governo come “spie e traditori: ma Alba dorata non si piega”. Nella sua dichiarazione presentata al giudice istruttore Kasidiaris descrive come “ridicola” l’accusa di porto di armi in quanto le sue pistole erano regolarmente detenute, mentre una apparteneva a suo padre. Si attende adesso il processo per i nove deputati, Il Parlamento si è già espresso per togliere l’immunità. L’inchiesta della magistratura fu avviata dopo l’uccisione del rapper antifascista Pavlos Fyssas, avvenuta ad Atene nel settembre scorso per mano di Georgios Roupakias, a cui due sconosciuti replicarono con l’omicidio di due militanti di Alba dorata freddati fuori dalla sede ateniese del partito poche settimane dopo.
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