Il capo d'imputazione è corruzione, con l'allora numero uno dell'Isvap accusato anche di calunnia. Processo al via il prossimo 4 novembre
Il gup di Milano Elisabetta Meyer, accogliendo la richiesta del pm Luigi Orsi, titolare dell’inchiesta sul collasso del gruppo Ligresti, ha rinviato a giudizio Salvatore Ligresti e l’ex presidente dell’Isvap (oggi Ivass) Giancarlo Giannini, imputati per corruzione. Giannini deve rispondere anche dell’accusa di calunnia. Al centro dell’inchiesta c’è, secondo l’accusa, l’interessamento dell costruttore siciliano per un eventuale nomina dell’allora numero uno della vigilanza sulle assicurazioni all’Antitrust in cambio di un presunto omesso controllo nei confronti di Fondiaria Sai. Il processo, davanti ai giudici della quarta sezione penale, inizierà il prossimo 4 novembre.
In particolare in questo filone di indagine Giannini per ottenere la nomina del vertice dell’Antitrust, una volta scaduto il mandato all’Isvap – il suo nome fu caldeggiato dal costruttore siciliano anche presso l’ex premier Silvio Berlusconi -, dal 2002 all’agosto 2010, avrebbe omesso qualsiasi controllo “nei confronti della società vigilata”, cioè FonSai. Giannini, come si legge nel capo di imputazione, solo nell’ottobre di quattro anni fa decise “in modo tardivo e inefficace” un’ispezione peraltro da lui stesso rallentata e ostacolata. Per la Procura dunque avrebbe tenuto un comportamento “contrario ai doveri d’ufficio” per aver avuto – e anche accettato – la promessa “dell’incarico di presidente dell’autorità garante della concorrenza e del mercato. Promessa – hanno ricostruito gli inquirenti – cui Ligresti faceva seguire contatti con il presidente del Consiglio” di allora ma che non si concretizzò per la caduta del suo governo e l’insediamento a palazzo Chigi di Mario Monti. In questo filone d’inchiesta è spuntata anche una raccomandazione da parte di Ligresti per l’ex ministro Annamaria Cancellieri quando era commissario prefettizio a Parma. Lo stesso Ligresti ha messo a verbale di essersi “attivato” sempre presso Berlusconi in quanto Cancellieri desiderava non cambiare incarico e rimanere prefetto.