Lucia Friolo e Daniela D'Orsi moglie dei fratelli Crisafulli portavano gli ordini fuori dal carcere. A loro spettava una percentuale fissa sui traffici illeciti
Una casa discreta, una vita discreta. Nulla per destare sospetti. Eppure, secondo la procura di Milano, sotto la traccia di un’esistenza del tutto normale, Lucia Friolo per anni ha tessuto la tela criminale per conto di Biagio Crisafulli, marito carcerato, boss di peso che ha fatto carriera, scalato i gradi della “delinquenza”, condotto trattative con ‘ndrangheta e Cosa nostra e nel 1998 è finito in carcere. Catturato da latitante a Parigi.
Affari ieri, affari oggi. Grazie anche a donna Lucia: portavoce e ambasciatrice per conto di Dentino. Voce bassa in quartiere a Quarto Oggiaro, ma presente, visibile, ferma. Rispettata. Cerniera per il carcere, sostiene l’accusa,ma anche cassaforte dello spaccio, tanto che, annota il Ros nella sua informativa conclusiva, “riceveva” da Domenico Palazzolo “la quota di denaro ricavata dalla vendita dello stupefacente spettante al marito; avendo chiesto la somma di euro 1.000 per ogni ragazzo che smerciava a Quarto Oggiaro”. Motivo per il quale Lucia Friolo oggi è stata raggiunta da un’ordinanza per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. Per lei niente carcere, ma arresti domiciliari. Stessa misura applicata a Daniela D’Orsi, consorte di Alex Crisafulli, fratello minore di Dentino.
E la D’Orsi che, secondo la ricostruzione degli investigatori, riceve l’ordine di comunicare che Francesco Castriotta, narcos alla milanese, non è più gradito tra via Pascarella e via Lopez. E’ lei che fa girare la voce che “baffo tingiuto non conta più un cazzo”. E per sottolineare il messaggio, lei assieme alla Friolo si fa vedere spesso in quartiere. Donna Lucia incontra Biagio Crisafulli in carcere e riceve la direttiva di avvertire “tale Domenico” che la cocaina deve darla a determinate persone. Si tratta di Domenico Brescia, spacciatore già condannato con legami con alcuni ex giocatori dell’Inter. Il messaggio così arriva a Mimmo Palazzolo che lo consegna personalmente a Brescia. Non solo. A testimoniare l’influenza di Daniela D’Orsi a Quarto Oggiaro c’è la vicenda dell’omicidio di Francesco Carvelli, figlio del boss ergastolano Angelo Carvelli. Il ragazzo viene trovato ammazzato la mattina del 4 agosto 2007. Legato a un albero nel parco delle Groane e giustiziato a colpi di pistola. La sera del 4 agosto, quando ancora l’inchiesta deve partire, la D’Orsi al telefono con un amico commenta: “A Quarto c’è un bordello, hanno ammazzato Cecco. Praticamente c’è un blocco, stanno cercando gli slavi, ti dico c’è un bordello. Mi hanno detto che praticamente l’hanno trovato non sanno se è sfregiato perché non si riconosce in faccia o se gli hanno sparato, praticamente aveva dei soldi, gli slavi glieli volevano portar via e l’hanno scavallato”.
Il ruolo attivo della Friolo, inoltre, emerge dal suo rapporto con Palazzolo, secondo il pm il vero referente di Dentino a Quarto Oggiaro. Da lui riceve, ad esempio, il denaro per pagare i legali. Dice Palazzolo: “Noi per il movimento gli dobbiamo dare a Lucia la sua parte…”. Insomma, il boss vuole la sua parte anche dal carcere. Palazzolo lo sa e aggiunge che dal mese successivo dovranno consegnare alla stessa “tutti i soldi sicuri della droga”. E donna Lucia mica sta lì ad attendere. Se il denaro non arriva, lei si lamenta, fa pressione, si fa sentire. Tanto che Palazzolo paga. “Ogni volta che mi vede mi dice sempre le solite cose, la scorsa volta ti avevo detto: facciamo così così, poi è venuta fuori la storia dell’avvocato, ma ci mancherebbe io gli ho detto: adesso se lo vedo glielo dico Lucia, avete preso quei ragazzi? che cazzo fate? Per quei ragazzi gli deve portare mille euro…”. Insomma, mogli che per hanno obbedito e comandato, al di là del carcere, delle sentenze e della condanne definitive dei loro mariti. Perché il potere non si fiacca con qualche anno di carcere.
articolo modificato alle 12,05 del 12 luglio 2014