La parola culto in musica, appartiene ad una serie di artisti – viventi e non – di indiscutibile grandezza; lasciando da parte Fabrizio De Andrè (lui è oltre), ci si chiede ad esempio cosa potrebbe pensare Piero Ciampi? Alla notizia secondo cui il Mannarino sarebbe “invitato a mangiare alla stessa tavola”, lui, e altri come lui, avranno cominciato a rivoltarsi nella tomba! Ciampi è sfuggito in vita alle logiche della popolarità, incarnando con distacco “l’antico spirito dell’oltraggio”, senza dover ricorrere a basici escamotage per sottolineare la vita spericolata.
Vogliamo parlare di Sergio Endrigo? Uno che non ha mai flirtato con certa stampa, per ciò cancellato dagli “addetti ai lavori” e dal grande pubblico: album stampati con il contagocce o mal distribuiti, apparizioni tv ridotte al lumicino, libri editi ma poi non diffusi. La coerenza, in tali ambiti, esclude inizialmente strategie di successo generando altresì tam tam silenziosi e inesorabili, volti però alla gloria eterna. Volgendo lo sguardo all’estero, la situazione offre un campionario estremamente sfaccettato: pescare nel mazzo è semplice ma non scontato. Vi dice qualcosa il nome di Mark Linkous? Il leader degli Sparklehorse, morto suicida qualche anno fa, ha tracciato un solco indelebile nel panorama cosiddetto indipendente. L’opera rifugge l’ordinarietà dei canoni estetici, piuttosto mira a una quieta rivoluzione, divenuta nel tempo suono costante: coscienze e cuori di chi ha avuto il pregio di apprezzarne la poetica ringraziano.
Morire, diciamocelo, “aiuta ad esser di culto” e quindi, onde evitare facili contestazioni, torniamo tra i vivi. Chi non conosce Tom Waits? Qualcuno potrebbe dire: “Eh ma così giochi facile!” Niente affatto, il mito non conosce appartenenze e nemmeno notorietà, le due cose non sono l’anticamera del culto, semmai il contrario! Nel caso in questione, poi, “a determinarne i gradi”, sono i venti dischi di studio, pronti a testimoniarne coerenza e irreprensibilità. Waits è un artista libero, “fa e disfa” come gli pare e piace, affrancandosi dalle patetiche consuetudini del business.
Vabbè, evitiamo il gioco facile e invitiamo a tavola anche Blixa Bargeld! “Il ragazzo” gode di ottima salute e soprattutto risulta essere indiscutibilmente di culto. Uno che ha fatto di tutto per sfuggire alle catalogazioni, personaggio schivo affrancatosi lontano dalle regole, grazie al gruppo leggendario cui fa capo. Si chiamano Einsturzende Neubauten, provengono da Berlino e di fatto, hanno generato la musica industrial. Nessuno osi contestare!
Ma torniamo in Italia, chi attualmente potrebbe stare seduto a capotavola a quella cena? Forse Vinicio Capossela? Sebbene il sottoscritto non lo ami incondizionatamente, riconosce un certo ardire, soprattutto nelle ultime evoluzioni, abili nel traghettarlo lontano anni luce dalle pseudo risse discotecare altresì avvicinarlo alla sacralità del dogma. Riti o non riti, il solito dj qualunque è pronto per servire la cena e visto il parterre di ospiti evocato, non se la sente proprio di invitare a mangiare alla stessa tavola il buon Mannarino.
9 canzoni 9 … servite e riverite
Lato A
One • Anbb (Blixa Bargeld)
Shade and Honey • Sparklehorse
Chicago • Tom Waits
Dream Brother • Jeff Buckley
Lata B
Adius (ma va affanculo) • Piero Ciampi
Anch’Io ti Ricorderò • Sergio Endrigo
Il Conformista • Giorgio Gaber
Che Cosa Sono le Nuvole • Domenico Modugno
Polpo D’Amor • Vinicio Capossela