Il ministro spiega le linee guida del disegno di legge delega sulla riforma della Pubblica amministrazione: "Stop alle carriere automatiche: si andrà avanti solo per merito". Sul piano dei contenuti, un solo ufficio territoriale del governo per uscire "dall'idea della frammentazione"
“Il blocco della contrattazione nella pubblica amministrazione è un’ingiustizia generata della crisi, che però si unisce a tante altre ingiustizie, come gli esodati o i precari“. Così il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, spiega in conferenza a palazzo Chigi, presentando le linee guida del disegno di legge delega sulla riforma della Pubblica amministrazione. “Non sono contraria a riaprire il tavolo della contrattazione ma bisogna prima uscire dalla crisi”, aggiunge Madia. “Il rilancio del Paese è la chiave per riaprire la contrattazione bloccata da troppi anni”.
Uscire dall’idea della frammentazione della Pa – Tra i temi toccati dal ministro nell’illustrare la delega di riforma, anche quello, delicatissimo, della dirigenza pubblica. “Dobbiamo uscire dall’idea della frammentazione, dall’idea che ci siano più pubbliche amministrazioni. I dirigenti si devono sentire dirigenti dello Stato, non di un ufficio”, ha sottolineato il ministro riferendosi al ruolo unico della Pa, che permetterà lo scambio e la mobilità dei dirigenti nei vari settori della Pa.
Stop agli automatismi: “Avanti solo per merito” – Critica nei confronti dei meccanismi “delle fasce” in atto per le carriere dei dirigenti pubblici: “Non ci saranno più carriere legate ad automatismi“, si utilizzerà invece “la valutazione e il merito”, continua la Madia durante la conferenza sul Ddl delega varato ieri dal Consiglio dei Ministri. “Oggi non ci sono incentivi a fare bene il proprio lavoro. Si passa dirigente di prima fascia solo se si libera un posto e, soprattutto, se si fa male da dirigente di prima fascia non si torna indietro”. L’idea nuova del governo, ha concluso il ministro, è invece una carriera che si svolge “in modo assolutamente mobile: si può salire e si può scendere”.
Mobilità obbligatoria entro 50 chilometri – “Il tema del miglior utilizzo dei dipendenti pubblici c’è, così come mi sono sentita di dire che non ci saranno esuberi o mobilità”, continua il ministro, presentando l’idea della “mobilità obbligatoria entro 50 chilometri“, necessaria affinché “un lavoratore vada dove serve di più”. Madia ha poi puntualizzato la necessità di riequilibrare il rapporto tra manager e dipendenti: “Questo non significa licenziare i dirigenti che oggi ci sono, ma bisognerà equilibrare meglio i concorsi”, con “meno dirigenti”.
Un pin per tutti i servizi – Diverse le innovazioni, tra cui un pin unico per ogni cittadino per ricevere entro il 2015 tutti i servizi direttamente a casa. “Ma per riuscire a far sì che il Pin diventi la modalità con cui rovesciamo il rapporto tra Pa e cittadino, dobbiamo aspettare la fine di questa legislatura”, aggiunge il ministro, evidenziamo l’importanza di avere “un unico luogo sul territorio, un’Ufficio territoriale del governo che racchiuda tutta la periferia dello Stato, dove ci sia un dirigente, il prefetto, responsabile di come l’azione del governo arriva ai cittadini”.
Diminuito il numero delle prefetture – Destinate a diventare uniche sedi periferiche dello Stato, le Prefetture “sicuramente saranno meno di quelle che ci sono adesso, perché copriranno un’area più vasta delle province”. Il ministro, però, non si sbilancia su un numero definitivo: “Sarà inferiore a quello delle province, ma non necessariamente pari a 40”.
Iter parlamentare – Rispetto ai tempi, per il ministro “sicuramente la prossima settimana” il testo della legge delega sulla Pubblica amministrazione “arriverà in Parlamento”. “Visto che alla Camera siamo impegnati con la conversione della prima parte della riforma”, contenuta Madia, ” inizieremo ad affrontare il testo della legge delega a settembre”.
In pensione gli “esodati” della scuola – È stato presentato al decreto Pubblica amministrazione l’emendamento – annunciato nei giorni scorsi – che permetterà agli esodati della scuola, i cosiddetti Quota 96, di andare in pensione. Nel testo dell’emendamento le coperture ammontano a 416 milioni di euro suddivisi in cinque anni da recuperare dalla Spending Review e dagli accantonamenti provenienti dal taglio delle spese dei ministeri, previsti dalla Legge di Stabilità 2014. Inoltre, l’emendamento prevede che vi sia un “limite massimo di 4.000″ beneficiari.