Telefonica non conferma né smentisce. Fra i fondi candidati ad acquistare la quota dell’ex monopolista in mano al gruppo iberico c'è Fintech, società che fa capo a David Martinez Guzman, il miliardario messicano che ha recentemente investito anche nel Monte dei Paschi di Siena
Telefonica potrebbe decidere di abbandonare la partita Telecom Italia. E fra i fondi candidati ad acquistare la quota dell’ex monopolista in mano agli spagnoli spunta il nome di Fintech, società che fa capo a David Martinez Guzman, il miliardario messicano che ha recentemente investito anche nel Monte dei Paschi di Siena. A svelare le intenzioni di Telefonica è stato il quotidiano brasiliano La Folha, spiegando che la cessione è finalizzata a placare le ire del Cade, l’autorità di controllo brasiliana. Quest’ultima, nel dicembre scorso, in seguito gli accordi di settembre tra il gruppo iberico e i soci italiani, aveva intimato agli spagnoli di ridurre la loro partecipazione in Telecom e quindi la loro influenza diretta o indiretta su Tim Brasil, filiale brasiliana di Telecom. O, in alternativa, aprire il capitale di Vivo, la controllata brasiliana di Telefonica.
L’ipotesi di uscita dal capitale di Telecom, che l’operatore spagnolo ha preferito non commentare, non è però legata solo al diktat del Cade, ma anche al cambiamento dello scenario italiano. A partire dallo scioglimento di Telco, la cassaforte che custodiva il 22% dell’azienda italiana e che era alla base del patto di controllo stretto fra Telefonica e i soci italiani Generali, Intesa e Mediobanca. La scissione della holding, che sarà effettiva fra sei mesi, riporterà le azioni e il debito nelle mani dirette degli ex azionisti. E il risultato è che Telefonica si ritroverà a controllare direttamente il 14,8% di Telecom. Situazione che si trova in diretto contrasto con quanto chiesto dal Cade.
Non solo. Anche il clima politico è meno favorevole agli spagnoli: una parte del Pd e il Movimento 5Stelle spingono infatti per l’approvazione di una mozione che modifichi la soglia di obbligo di lancio di un’offerta pubblica di acquisto (Opa) in relazione al “controllo di fatto” di una società quotata, nonché per imporre a Telecom la separazione della sua infrastruttura di rete da far confluire eventualmente in un più ampio progetto sulla banda larga. L’elevata attenzione di Roma sul dossier Telecom è del resto testimoniata anche dal fatto che il 7 giugno scorso è stato finalmente pubblicato il regolamento attuativo del golden power, il nuovo potere in materia di veto sugli asset strategici introdotto dal governo Monti. Con il risultato che Telecom, lo scorso 26 giugno, ha dovuto modificare il suo statuto per introdurre il nuovo sistema di veto in mano al governo. Un meccanismo, che, secondo indiscrezioni riportate da Il Sole24Ore, potrebbe essere ulteriormente esteso nell’intento preciso di evitare che Telecom si privi di Tim Brasil, ultimo baluardo di crescita internazionale del gruppo guidato da Marco Patuano.
Gli spagnoli hanno, insomma diversi buoni motivi per valutare seriamente l’uscita da Telecom. Ma se davvero l’acquirente dovesse essere Martinez Guzman, allora, prima di chiudere la cessione del pacchetto di azioni italiane, Telefonica dovrà attendere che Telecom abbia ultimato la vendita di Telecom Argentina. Operazione che dovrà essere perfezionata entro il prossimo 12 agosto, ma sulla quale pende la spada di Damocle della crisi Argentina che potrebbe spingere l’acquirente Fintech a tentare la via di un ribasso sul prezzo di 960 milioni di dollari pattuito a novembre. Ipotesi che naturalmente il management di Telecom vuole assolutamente scongiurare.