“Ricordati di Chicago. Segnala attività aliene sospette” è il cartello stradale che ricorda al pubblico quanto ai personaggi della saga l’ultima battaglia tra Autobot e Decepticon dell’episodio precedente. Dal 16 luglio arriva il quarto, chilometrico capitolo.

Sono passati cinque anni dai disastrosi scontri tra robot giganti nella metropoli dell’Illinois. Una fazione per conquistare la Terra, l’altra per difenderla insieme al solito esercito Usa. Ora l’alleanza con gli Autobot è rotta. Tutti i Transformers sono banditi, anzi ricercati per l’eliminazione. In questo panorama di bandiere e “chi va là” intorno alle tensioni per lo straniero che ricordano la vera New York del 2001, Michael Bay scuote il suo ricco franchise con un cast rinnovato. Ben inteso, i robot restano, sono personaggi e attori a cambiare. Nuovi protagonisti sono Mark Walhberg nei panni dell’inventore pasticcione, vedovo e muscoloso Cade Yaeger – cognome vagamente assonante con quello delle metalliche attrazioni di Pacific Rim – e sua figlia Tessa, Nicola Peltz.

Trasformers4Il mondo torna in pericolo per un cacciatore di taglie intergalattico con le fattezze automobilistiche di una Lamborghini Aventador sulle tracce del gran capo Otpimus Prime. Tutto con grande spettacolarità, azione, esplosioni e inseguimenti impossibili. Bay trova grandi soluzioni visive per il suo blockbuster. Semplici quadri tante volte, ma di forte impatto. La trama stavolta sa più di fantascienza e distopia al thrilling, anche se i robottoni e i loro numeri non mancano di certo. Al completo come sempre, dal samurai Drift al citazionista Bumblebee, dal rude fumatore Hound (su di lui niente product-placement però) al minuto Brains. Con new-entry robo-preistoriche a offrire una concitazione spinta ai limiti dell’epica, soprattutto nei combattimenti asiatici. Tutto rimane ovviamente al servizio del merchandising sui giocattoli. Del resto fu così che nacque il famigerato cartone: un enorme spot. Qui invece esce fuori anche un placement di motori e griffes italiane molto consistente. Il ché fa pensare all’orientamento della Paramount verso un pubblico segmentato di bambini per i giocattoli, ragazzi appassionati di videogiochi, geek con il pallino delle auto di lusso, e donne alla moda.

Più generazioni quindi. Nel racconto di Bay il rapporto genitoriale soppianta quasi completamente l’aspetto romance e patinato degli episodi con Shia LaBeouf, lasciandolo più che altro su muri con pubblicità e rottami come sfondo di lotte robotiche. In precedenza era custodito dalle curve di aspiranti pin-up di turno. Come si dice, “donne e motori”… Qui invece il crescente macho Wahlberg è padre alla riscossa e suocero intrattabile dalla frecciatina facile per il boyfriend della figlia, guarda caso pilota di rally, interpretato da Jack Reynor. Lo spazio per un cattivo di turno dalle ambizioni alla Steve Jobs in versione deviata e finanziata dai cinesi lo occupa invece il sofisticato villain di Stanley Tucci. Spiegarne il perché sarebbe un ingiusto spoiler.

Il nuovo ciclo parte decisamente bene. Con i suoi 165 minuti Transformers 4 – L’Era dell’Estinzione è uno spettacolare film di genere. Nel senso che chi non è avvezzo a iperboli tanto forti quanto legate alla contemporaneità terrestre non ne andrà matto. Di solito la fantascienza viene più facilmente accettata perché parte da tempi e pianeti ignoti. Altro discorso è inocularla nel “qui e oggi”. Poi certe sottigliezze in script intorno all’umanizzazione dei robot, alla fratellanza e all’accoglienza del diverso, seppur concetti un po’ triti, mescolati con sapienza dal regista Bay e con lo zampino di un produttore esecutivo d’eccezione come Steven Spielberg, esercitano il loro fascino. Non è sicuramente un caso che il regista di E.T. sia un maestro di mix avvincenti tra fantasia, azione, spettacolarità e sentimenti a go go. 

Bay fa tesoro della lezione portando il suo cinema a un livello che va oltre le confuse e velocissime mega baruffe tra robot distinti a malapena per i colori, o certi tagli imbarazzanti su ralenti da carwash-girl visti in precedenza. Anche l’evoluzione del protagonista da tecnico senza successo a eroe dal fucile alieno, passando per padre geloso e accorato è un percorso drammaticamente coerente e ben scritto. Sarà l’inizio della maturità dell’autore? Di sicuro il futuro porterà novità interessanti. E probabilmente anche tante altre auto sacrificate sui set.

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