Cronaca

Castel Volturno: dopo i due africani feriti, migranti sulla Statale: ‘Non siamo bestie’

Non si ferma la rivolta degli immigrati campani, dopo che Cesare Cipriano ha sparato alle gambe a due di loro. Nella notte incendiate 4 auto e un appartamento, poi la protesta è sfociata in un sit-in e nel blocco della Statale tra Potenza e Caserta. I migranti: "Non possiamo essere tutti criminalizzati". Il parroco anticamorra: "E' una convivenza senza legge"

Materassi, copertoni e panchine sulla Statale: sono scesi in strada e hanno bloccato il traffico in una parte della Domitiana, nel tratto compreso tra le province di Potenza e Caserta. In mezzo alla quattro corsie immigrati africani in rivolta dopo che due ragazzi – la cui identità non è ancora stata identificata – sono stati feriti a colpi d’arma da fuoco. Gli aggressori sono stati fermati per tentato omicidio. Si tratta di Pasquale Ciprianodi 60 anni, vigilante privato, e il figlio Cesare di 21 anni. Il blocco della statale è stato solo l’ultimo episodio dell’escalation di violenza, dopo che 4 auto e un furgone sono stati bruciati. Danneggiato dalle fiamme anche il primo piano di una villetta adiacente all’abitazione dell’aggressore. 

“Qui lo Stato è assente. Da anni Castel Volturno è una vera e propria polveriera sociale. Le comunità locali non ce la possono fare da sole, e gli animi sono esasperati”, commenta Don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, tra i simboli della lotta dei comitati nella Terra dei fuochi. “Il problema c’è ed è grosso”, continua il prete anticamorra. “Sono arrivati migliaia e migliaia di immigrati. Nessuno viene più in vacanza qui, e chi aveva delle piccole casette per il mare, le ha vendute o le ha abbandonate. Il sistema è al collasso e ormai è una convivenza senza legge”.

Dopo la notte di fuoco, la manifestazione di oggi ha visto anche qualche momento di tensione, quando camionette e autovetture dei Carabinieri si sono frapposte tra gli immigrati africani e una contromanifestazione di decine di italiani.Poi, un sit it di un piccolo gruppo di immigrati nel centro di Pescopagano, la frazione di Castel Volturno dove si sono verificati i disordini ieri sera. Gli extracomunitari hanno occupato una strada e rovesciato cassonetti di rifiuti. “Non vogliamo essere criminalizzati, ieri sera due italiani hanno sparato contro due africani senza nessun motivo. Ma noi non siamo bestie”. Un episodio che ricorda quando sei anni fa il clan dei Casalesi fece strage di sei immigrati per il controllo dello spaccio di droga. Era il 2008 quando Castel Volturno fu scossa dalla strage. Sei ghanesi furono uccisi e uno rimase ferito da un commando della camorra davanti a una sartoria sulla statale Domiziana. Un gruppo di killer, capeggiato da Giuseppe Setola, aprì il fuoco contro i sette immigrati africani che si trovavano davanti alla sartoria. Il giorno successivo, centinaia di connazionali delle vittime diedero vita a una rivolta a cui partecipò gran parte dell’intera comunità africana del paese per chiedere che gli assassini venissero assicurati alla giustizia.  Alla strage, la Cassazione aveva riconosciuto l’aggravante dell’odio razziale, ma non quella di terrorismo. 

Il messaggio, oggi come sei anni fa, era intimidatorio e rivolto a tutta la comunità di immigrati della zona. “Sono molto preoccupata per ció che sta avvenendo in queste ore. La situazione è delicatissima ed è necessario che le istituzioni intervengano”. Lo dichiara Pina Picierno, europarlamentare del Pd, che ha raggiunto telefonicamente il sindaco di Castel Volturno Dimitri Russo. Per Picierno “è necessario convocare con urgenza un Comitato per l’ordine e la sicurezza, chiedendo la collaborazione delle associazioni che in questi anni hanno lavorato a un progetto di integrazione costante tra i locali e gli immigrati”. L’europarlamentare prosegue segnalando la necessità di “identificare i tanti irregolari e aiutare chi tra loro ha scelto un percorso di lavoro e legalità. Solo così  potremmo davvero tutelare Castel Volturno e tutti i suoi abitanti, che non sentendosi più abbandonati dallo Stato, potranno continuare nel percorso di integrazione e solidarietà che già da tempo hanno intrapreso”.