Al via il dibattito in Aula. Scade martedì 15 alle 20 il termine per gli emendamenti. Oltre 200 quelli presentati da M5s ("Pronti alle barricate") e sono pronti anche quelli dei dissidenti Pd. Malumori anche in Forza Italia e Lega. Calderoli: "C'è voluto coraggio nel dare l’incarico di relatore di maggioranza a me. Come dare una pistola carica in mano a un serial killer". Bocciate le pregiudiziali di costituzionalità
La riforma del Senato arriva in Aula. E la sommergono 124 interventi e centinaia di emendamenti. Bocciate le pregiudiziali di costituzionalità di Sel, M5s ed ex 5 stelle, è iniziato il dibattito a Palazzo Madama che dovrebbe portare mercoledì 16 luglio, secondo i programmi iniziali, al voto sul ddl Boschi. Ma i tanti senatori iscritti a parlare potrebbero far saltare il timing del presidente del Consiglio Matteo Renzi. Se tutti usassero il tempo a disposizione (fino a 20 minuti), ci sarebbero circa 40 ore di discussione. Ad aprire il dibattito sono stati i due relatori del testo Anna Finocchiaro (“Per l’immunità serve un supplemento di riflessione”) e Roberto Calderoli (“Io relatore di maggioranza? Come dare una pistola a un serial killer”). Chi si dice pronto ad una dura opposizione è il Movimento 5 stelle: “Ha inizio la lunga battaglia parlamentare”, dicono in una nota, “in difesa dei valori della Costituzione”. Nelle prossime arriverà anche Beppe Grillo e domani potrebbe sedersi in tribuna ospiti per assistere alla seduta. Quelli presentati dai 5 stelle sono oltre 200: “Siamo pronti a dare battaglia”, ha aggiunto sottolineando che non è escluso che tutti i senatori pentastellati intervengano su ogni emendamento, “come previsto dal regolamento” e “nei limiti della resistenza fisica”. Intanto il termine per presentare gli emendamenti al testo è stato posticipato alle 20 di martedì 15. I voti sugli emendamenti ci saranno mercoledì pomeriggio, e il governo si appresta a evitare le “imboscate” che i dissidenti stanno preparando, specie sul tema del numero dei deputati.
Modifiche potrebbero arrivare anche sull’immunità, come ha annunciato il premier Renzi in una lettera indirizzata ai 5 stelle ai quali annuncia la convocazione tra giovedì e venerdì fissando però i suoi paletti sull’Italicum e ribadendo, in sintesi, che sulle riforme saranno possibili solo alcune, e mirate, modifiche. Durante la discussione generale, che impegnerà l’aula fino a domani sera, i dissidenti hanno attaccato. Corsini ha parlato di “involuzione democratica”, Mario Mauro ha paragonato Renzi a Putin, e Felice Casson ha accusato il governo di “censurare” quanti non sono d’accordo, attraverso “falsità”. Addirittura Massimo Mucchetti, sull’Unità, ha messo in dubbio l’onestà di Renzi, cosa che ha suscitato incredulità tra i colleghi senatori del Pd. Martedì 15 alle 8 si terrà l’ottava Assemblea dei senatori del Pd che deciderà la posizione ufficiale da tenere in Aula. Un modo per mettere alle strette i 16 dissidenti, i quali però non arretrano: hanno già preparato gli emendamenti, il cui termine di presentazione scade domani alle 20. Tra gli emendamenti insidiosi c’è quello che riduce il numero dei deputati a 500, su cui inaspettatamente ha aperto in Aula Roberto Calderoli. La speranza di chi vuol mettersi di traverso è di riuscire a farlo passare con un blitz, il che creerebbe problemi al testo quando giungerà alla Camera. Ad allarmare il ministro Maria Elena Boschi che ha seguito il dibattito sono stati gli interventi dei leghisti in Aula, molto critici così come i due capigruppo di Senato e Camera, Gianmarco Centinaio e Massimiliano Fedriga, che hanno chiesto modifiche. L’altro partito che sostiene le riforme e dentro cui si fanno sentire voci dissonanti è Forza Italia, con i senatori vicini a Raffaele Fitto pronti domani a dare battaglia all’Assemblea che si terrà alla presenza di Silvio Berlusconi. La scorsa settimana 17 dei 59 senatori avevano sollevato obiezioni (più cinque del gruppo satellite di Gal). L’altra novità della giornata è la lettera con cui Renzi ha risposto al M5s, e nella quale si ipotizza un nuovo incontro tra giovedì e venerdì. Il premier oltre a parlare di una modifica dell’immunità (chiesta in Aula anche da Finocchiaro e Calderoli) ha “dettato” le le intenzioni sulla legge elettorale e sul timing delle riforme.
Pd, Finocchiaro: “Immunità? Serve riflessione”. Casson: “No a volontà distruttive, ma correttivi”
Il Partito democratico si presenta in Aula con il fiato sospeso. Il presidente del Consiglio va avanti per la sua strada e non lascia spazio ai dissidenti. Ma difficile spegnere i malumori. Ottimista la presidente della Commissione Affari Costituzionali Anna Finocchiaro: “Si è raggiunto un testo coerente con i capisaldi della riforma che però è stato arricchito nel suo impianto complessivo”. Le perplessità restano però sul tema immunità parlamentare: “Occorre un supplemento di riflessione in Aula” ha detto la senatrice del Pd, che ha ricordato come la Commissione, rispetto al ddl del governo, “ha disposto il ripristino dell’articolo 68 della Costituzione nel testo ad oggi vigente, con riconoscimento ai senatori del medesimo regime di immunità già previsto per i deputati. A questo proposito la decisione della Commissione non ha avuto alcuna connotazione di merito rispetto alla congruità e all’adeguatezza del perimetro delle immunità parlamentari applicabili rispettivamente ai senatori e ai deputati, ma si è unicamente concentrata sulla coerenza sistemica di una differenziazione che non appare adeguatamente giustificata. Pertanto potrebbe rendersi necessario un supplemento di riflessione con riguardo ai contenuti e al perimetro delle immunità per i componenti di ciascuna Camera”. Tanti i senatori democratici che ancora si dicono critici sul testo. Tra questi anche Felice Casson che nel suo intervento ha chiesto alcune modifiche: “Nessuno di noi è animato da volontà distruttive contro l’attività del Governo, siamo consapevoli dell’importanza di questa riforma che deve essere portata avanti ma con correttivi profondi. La riforma della Costituziona durerà piu di me, più di questo Senato, più della maggioranza e anche del Governo. In questa ottica di responsabilità sociale ed etica ci muoveremo”.
#M5S voleva cambiare Italia, è finito con difendere #Senato elettivo, indennità, burocrazie parlamentari, bicameralismo perfetto. #tristezza
— Andrea Marcucci (@AndreaMarcucci) July 14, 2014
Lega, Calderoli: “Io relatore? Come dare pistola a un killer”. Salvini: “Sì non scontato”
“C’è voluto coraggio nel dare l’incarico di relatore di maggioranza a me. E’ stato come dare una pistola carica in mano a un serial killer e sperare che non facesse una strage”. Parola di Roberto Calderoli, correlatore del ddl di riforma costituzionale e padre del ‘Porcellum‘. “Oggi – ha aggiunto, facendo riferimento alla vistosa fasciatura a un braccio che si è procurato con una caduta – nessuno può dire che non abbia dato una mano. Solo che ci ho messo pure due vertebre e quello mi è dispiaciuto un po’”. Il senatore della Lega, poi, mette sul tavolo la riduzione del numero dei deputati: “La mia proposta è quella di ridurre a non più di 500 il numero dei deputati, e non certo per una sorta di ripicca, ma perché 630 deputati sono obiettivamente troppi” ha detto Calderoli, che ha spiegato la sua posizione anche per quanto riguarda le firme necessarie a presentare un referendum. “Credo che 800mila firme siano eccessive e che il numero debba essere riconsiderato durante la discussione dell’Aula”. E chiude difendendo la riforma approvata dal centrodestra nel 2005 ma bocciata dal referendum “era scritta molto meglio sia in termini di forma che di contenuti” di quella promossa dal governo Renzi. “Con orgoglio oggi voglio ricordare e ribadire – ha detto Calderoli – che la prima e unica riforma complessiva di tutta la seconda parte della Costituzione, votata per quattro volte dal Parlamento nel 2005, portava la mia firma come Ministro delle riforme. La riforma venne però bocciata nel 2006 da un referendum popolare”.
Chi esprime le sue perplessità è il segretario del Carroccio, Matteo Salvini: “Per ora non c’è niente di scontato. Ci sono state date alcune garanzie, dobbiamo vedere se saranno rispettate… Io non vorrei che la fretta sia cattivissima consigliera – ha detto a margine di un incontro a Milano -. Non vorrei che per fare il selfie di Ferragosto, Renzi desse vita a un’accelerazione che ci riporti indietro e cancelli i territori. Noi abbiamo contribuito ma non so se è stato sufficiente”.
Movimento 5 Stelle: “Siamo pronti a dare battaglia”
Il Movimento 5 stelle si è detto pronto alle barricate. Oggi accoglie il leader Beppe Grillo, che nel pomeriggio potrebbe incontrare i senatori M5s. “Inizia una nuova battaglia del #M5S in difesa della Costituzione. Sarà una giornata calda” si legge sul profilo Twitter ‘Senato 5 stelle’. “Difenderemo con i denti quello che migliaia di uomini e donne ci hanno donato con il loro sacrificio e coraggio: il potere dei cittadini di poter votare direttamente in ogni Istituzione i loro rappresentanti – sottolineano i senatori grillini – Il Governo Renzi insieme a Berlusconi, rendendo il Senato non più elettivo vuole togliere dalle mani degli elettori questo diritto sacrosanto e fondamentale”. I parlamentari M5S, inoltre, bollano come “contro-riforma quella proposta dal ministro Boschi che prevede scarsi tagli ai costi della politica e meno democrazia diretta e partecipata, attraverso l’innalzamento spropositato delle firme necessarie per presentare referendum abrogativi (da 500mila a 800mila) e leggi d’iniziativa popolare (da 50mila a 250mila)”.
Il rischio secondo i 5 stelle è che si arrivi a una “Costituzione mostro”: “Noi”, ha detto il senatore Alberto Airola, “non vogliamo bloccare le riforme, vogliamo solo garantire che qualsiasi modifica alla Costituzione sia frutto di una riflessione condivisa da tutti, maggioranza e opposizione e soprattutto garantire la sovranità del popolo. Renzi agisce con coerenza per perseguire un obiettivo autoritario. Grazie a lui avremo una Costituzione Frankenstein o meglio ancora da Isola del Dr.Moreau. Ci avvilisce sentire che si da del ‘gufo’ o del ‘rosicone’ a chi pone un dubbio”.
Forza Italia, Minzolini: “Restano tante ombre, serve una pausa di riflessione”
Ore difficili anche in casa di Forza Italia. Le voci critiche sulla riforma restano e faticano a spegnersi i dissensi. I gruppi parlamentari di Camera e Senato del gruppo si riuniranno domani alle 14 a Montecitorio con Silvio Berlusconi. “Le considerazioni”, ha detto il senatore Augusto Minzolini, “svolte dall’onorevole Fitto come quelle dell’onorevole Brunetta e di tanti altri parlamentari di Fi, dimostrano che la riforma costituzionale continua ad avere poche luci e molte ombre. Queste e altre questioni dimostrano che è altamente consigliabile un ulteriore approfondimento e una pausa di riflessione per evitare che aumenti la distanza tra Forza Italia e il suo elettorato e per scongiurare un definitivo distacco. C’è un’accelerazione esagerata nei tempi (addirittura il ministro Boschi vorrebbe l’approvazione del provvedimento alla Camera entro Ferragosto) che è più consona all’approvazione di un regolamento condominiale, che non alla modifica della Costituzione di un Paese. Resta il problema grosso come un macigno di un Senato non eletto che ha conseguenze gravi sull’equilibrio delle norme contenute nella riforma”. Chiude ogni trattativa invece il capogruppo Brunetta: “Il patto del Nazareno è chiaro, dice no alle preferenze. Non si capisce come Renzi possa imporre il principio della non elettività del Senato richiamandosi al patto del Nazareno e poi cedere alle sirene cambiando l’accordo sulla legge elettorale. Serve coerenza”.