Il Brasile che si squaglia e la Germania e l’Argentina per la terza volta a duello nella loro sfida all’Ok Corral-Mundial. Niente male davvero! Ma il mondiale del 2014 è stato (anche) il mondiale dei mille volti e dei mille eroi, nel bene e nel male, inattesi. Ecco a voi gli Indimenticabili.
IL TOP: 10 e lode a MICK JAGGER – Due colpi secchi (leggi: pronostici). Sparati ad altezza d’uomo. Spietatamente. Col primo, esploso al pronti-via all’Assago Forum, fa fuori l’Italia; col secondo, fatto partire al Mineirao di Belo Horizonte, sotterra il Brasile. Nostalgia canaglia del polpo Paul. Ma lui: mito vero! La Morte Nera.
IL FLOP: 0 spaccato SCOLARI – Dopo un secolo d’incontrastato dominio, col Brazil a fare il Gulliver nel paese dei Lillipuziani, ecco che nel mundial dei mundial arriva lui, Felipao: e il Brasile diventa uno Zaire qualsiasi preso a pallate dai crucchi. Fermate il mondo: vogliamo farlo scendere. Schettinho.
KLOSE: 10 – A 36 anni, dopo una carriera scansando tatuaggi, piercing, creste e follower, il polacco naturalizzato tedesco batte il record dei record: quello dei gol segnati ai mondiali, che apparteneva a Ronaldo (il Fenomeno). Scusate se è poco. Divinità.
OCHOA: 9 – Immaginate un dottor Frankenstein che in laboratorio assembla il portiere ideale mettendo assieme un pezzo di Maier, uno di Zoff, uno di Banks, uno di Yashin, uno di Zamora. Se questo dr. Frankenstein esiste, stavolta gli è andata bene: è venuto fuori Ochoa. Apparizione.
NEUER: 8,5 – Prendete Maier e Beckenbauer, mescolateli assieme e agitate per bene: otterrete un esemplare nuovo di calciatore, un po’ portiere e un po’ battitore libero, che sbrigherà due ruoli in uno e vi regalerà un uomo in più in mezzo al campo. Mirabilia.
VAN PERSIE: 8 – Un gol segnato alzandosi in cielo, volando, planando e poi atterrando. Un drone fatto calciatore. Houdini.
J. RODRIGUEZ: 7,5 – Come Totò Schillaci a Italia ’90, la rivelazione di Brasile 2014. Colombiano, 22 anni, del Monaco: classe purissima. Diamante.
BLATTER: 7+ – Dopo una vita da guappo d’alto bordo spesa a farsi detestare dal mondo, porta in Brasile una bomboletta spray e conquista tutti. Paraculo.
KRUL: 7 – Diventa eroe, sia pure minore, del Grande Evento grazie ai 30 secondi che Van Gaal gli regala sul finire di Olanda-Costarica. Per mandare lui ai rigori, che ne para due. Uomo Ragno.
ROMERO: 6,5 – Due anni fa mezza Genova lo spernacchiava dopo un gol farlocco preso nel derby (in maglia Samp) da Matuzalem: ora in Argentina è un eroe. Miracolato.
PINILLA: 6 di stima – Quella traversa a Julio Cesar battuto all’ultimo tuffo dei supplementari di Brasile-Cile. Oggi, persino i brasiliani alzerebbero la traversa di un paio di centimetri: avrebbe fatto meno male. Jellato.
BUFFON: 5 – E cioè la media fra il 7 delle due partite giocate e il 3 del proclama pre-Uruguay: “Giocheremo con cuore caldo e testa fredda”. Forse era congelata. Istituto Luce.
HODGSON: 4 – La media fra il 2 come c.t. dell’Inghilterra e il 6 come benefattore dell’Italia: senza di lui, come avrebbe fatto l’Armata Brancaleone di Prandelli a vincere una partita? Provvidenza.
MATUIDI: 3 – Con un colpo ben assestato spacca tibia e perone a Onazi. Benetti al confronto era un chierichetto. Boucher (dal francese, macellaio).
CAPELLO: 2 – Come le rapine al treno che negli ultimi due mondiali ha compiuto facendosi ricoprire d’oro per portare al massacro prima l’Inghilterra in Sudafrica, poi la Russia in Brasile. Genio del male.
SUAREZ: 2 – Come il segno dei canini lasciati sul collo di Chiellini. Nonostante questo, il Barcellona l’ha comprato: lo trova “incisivo”. Hannibal.
PRANDELLI: 2- Prima dell’Uruguay dice “Vinciamo per la Patria”; poi perde e piagnucola contro i giornalisti cattivoni. Dà la colpa del flop a Balotelli e Cassano. Poi ripara in Turchia e dice che anche Pepito Rossi l’ha deluso. Penoso.
FRED: 1 – Come Schelotto nell’Inter. O Oliveira nel Milan. O tornando indietro, Renato Portaluppi nella Roma. Un predestinato: alla pernacchia. E però, in bocca al lupo caro vecchio Fred! Non sarà facile. Caprone espiatorio.
CASILLAS: 1- Mettiamola così: si fosse chiamato Casillao e avesse giocato con la maglia verdeoro, nella semifinale contro la Germania, oggi ricorderemmo un Germania-Brasile 14-1 e un milione di tifosi brasiliani suicidi. Invece lui era Casillas. Avete letto bene: “era”. Mummia.
da Il Fatto Quotidiano del 14 luglio 2014