Germania su tutte, Argentina e Olanda ex aequo. Ma le sorprese più belle sono il calcio verticale dei Cafeteros e l'entusiamo dei Ticos. Le delusioni? Spagna, Italia, Russia, Inghilterra ma soprattutto Brasile
Non è stato il Mondiale dei tenori. La Germania l’ha vinto di squadra. E non è stato neppure così straordinario come la propaganda ha cercato di venderlo. La fase a gironi aveva prodotto un sacco di gol, ma appena si è passati all’eliminazione diretta, altra musica. Dagli ottavi in poi, su 16 partite, 8 sono finite ai supplementari, e la metà di queste addirittura ai rigori.
GERMANIA 9 – Tutti sul carro tedesco, naturalmente. Ripetete con me: culto dei vivai, cura dei bilanci, campionato a diciotto squadre, integrazione, stadi pieni. Ricordo che il presidente della Federazione è un ex giornalista, Wolfgang Niersbach. Il calcio di Löw è stato corale, non spaziale. Come base, il blocco del Bayern; come filosofia, un mix tra la profondità di Heynckes e il palleggio di Guardiola.
ARGENTINA 8 – Scritto che Sabella ha cavato il massimo, non ho capito il premio della Fifa a Messi. Nella Nba, il migliore appartiene sempre e comunque al club campione. A 27 anni, Leo continua a patire i paragoni con Maradona. Vero, Diego sbagliò il primo Mondiale ma vinse, quasi da solo, il secondo – nel 1986, in Messico – e, zoppo, fallì di poco il terzo. Quattro gol fino agli ottavi, Messi, e poi stop. L’Argentina non è il Barcellona, che discorsi. Può darsi che il fabbisogno di eroi abbia accelerato la ricerca smodata del superuomo. Non è Leo a uscire piccolo dal rodeo brasiliano: è Maradona a restare lontano.
OLANDA 8 – Diavolo di un Van Gaal. Dal calcio totale al calcio parziale. Ha imbottito la difesa in funzione di Van Persie e Robben, si è inventato il portiere “di rigore” (Krul). Risultato: terzo posto e, mai successo nella storia, zero sconfitte.
COLOMBIA 8 – Mi è piaciuto il calcio verticale della Colombia, fiorito attorno ai tesori balistici di James Rodriguez, un “dieci” scampato alla deportazione sulle fasce. E vogliamo parlare di Zuniga–Yepes–Zapata–Armero? Dispersi sul fronte italico, ma capaci, per cinque gare, di sembrare irresistibili.
COSTA RICA 8 – La grande sorpresa. A un pelo dalle semifinali, in barba a tutto e tutti. Ha rimontato l’Uruguay, liquidato l’Italia, pareggiato con Inghilterra, Grecia, Olanda. Il ct Pinto le ha soffiato un’anima di ferro. E poi quel Navas, un signor portiere.
CILE 7 – Dicono che sia stato il Mondiale degli episodi. Ebbene, se lo è stato, in cima al podio va collocata di peso la traversa di Pinilla. Avrebbe ucciso il Brasile e spinto il Cile nei quarti. Resta la mano di Sampaoli, un tecnico che trasmette emozioni, non semplici nozioni.
ALGERIA 7 – L’Africa, ovvero il calcio del Duemila. Nel senso che è fermo lì, all’alba del secolo. Ciò premesso, ghanesi e algerini potranno sempre raccontare di aver graffiato i tedeschi. Pressing e palla lunga, così la Nazionale di Halilhodzic trasformò Neuer in un marziano.
FRANCIA 7 – Si è arresa, con dignità, alla “solita” Germania. L’ordine nuovo di Deschamps non è uno slogan. Tra i più, il tremendismo di Benzema, le bollicine di Valbuena e i lampi di Pogba. Tra i meno, l’attentato di Matuidi alla caviglia sinistra del nigeriano Onazi.
BELGIO 6 – Non che mi abbia deluso, visto il candore di fondo, ma al momento della verità, con l’Argentina, mi sarei aspettato un impegno più brillante. Si riparte dal talento di Hazard.
URUGUAY 5 – Con Suarez, ha battuto inglesi e italiani. Senza, le ha beccate da Costa Rica e Colombia. La fine di un ciclo, al di là dei morsi e rimorsi, mescola sentimenti e risentimenti.
SPAGNA & ITALIA 4 – Prima e seconda all’ultimo Europeo, travolte da crisi diverse. Le furie rosse: pancia piena, Iker Casillas fuori fase e Diego Costa mezzo rotto. Gli Azzurri, in compenso, si sono persi nel labirinto di Prandelli. Non è un sacrilegio passare dal 4-1-4-1 al 3-5-2, a patto di avere le idee chiare su Balotelli e dintorni. Tutti presero il tiki taka della Spagna per quello che era, un “mezzo”. Solo noi italiani abbiamo pensato che fosse il “fine”. Morale: vietato tirare.
PORTOGALLO 4 – Cristiano Ronaldo era logoro e il Portogallo, “questo” Portogallo, vale la metà del Real.
INGHILTERRA 3 – Sempre a caccia di qualcuno che le indichi la rotta: Gerrard non più, Rooney non ancora.
RUSSIA 3 – D’accordo, le papere di Akinfeev. Ma vi raccomando la bruttezza del gioco. Non mi sorprende il processo a Capello.
BRASILE 2 – Nessun dubbio che il 7-1 firmato Germania rappresenti la vetta statistica del torneo. Il crollo della Seleçao, da campione virtuale a quarta sul campo, bastonata pure dall’Olanda, è stato di proporzioni così umilianti da ridurre al silenzio perfino il partito pro Neymar, avvinghiato al ginocchio di Zuniga come Laocoonte ai serpenti. Mediani allo sbaraglio, centravanti allo sbando: è stato Scolari, dimissionario a furor di popolo, a premere il grilletto. Ci sono le prove.
da Il Fatto Quotidiano del 15 luglio 2014