Il 3 luglio scorso è stata presentata l’edizione 2014/2015 del Master in Comunicazione musicale – Media, Industria, mercato digitale, promosso dall’Università Cattolica di Milano, il primo corso universitario in Italia dedicato all’industria della musica pop e al suo rapporto con il mondo della comunicazione. Si tratta di un Master universitario di 1˚ livello e per accedervi bisogna essere laureati italiani e stranieri di qualsiasi facoltà e/o diplomati al conservatorio. Diretto da Chiara Giaccardi, con il supporto didattico del professore e giornalista musicale Gianni Sibilla, e con docenti tra i quali spiccano i nomi del frontman dei Marlene Kuntz Cristiano Godano e Omar Pedrini dei Timoria, lo scopo è quello di formare figure professionali qualificate nell’ambito della comunicazione legata al mercato musicale e ai media che vi operano.
“La validità del corso – si legge nel comunicato stampa – ha permesso negli anni di portare le percentuali di placement tra il 66% e il 90%, a soli 6 mesi dal termine delle lezioni, attraverso l’organizzazione di oltre 350 stage tra etichette discografiche, media musicali, uffici stampa e promoter”. Ma è tutto rose e fiori così come dicono? In tempi di magra come quelli in cui si ritrova a vivere l’industria discografica, conviene o meno tentare di trasformare la propria passione per la musica in un lavoro investendo soldi, risorse ed energie?
Marco Danelli è stato studente del Master nell’anno accademico 2006-2007, oggi è un Music Programmer Specialist per Mtv e questa è la sua testimonianza: “Sono entrato al Master in Comunicazione Musicale nel 2006. Nel corso dell’anno sono stato colpito da alcune persone. Quando si pensa a un ruolo professionale non sempre ci si immagina come sia l’uomo o la donna che lo incarna. Conoscere direttamente le persone impiegate nel mondo della musica è un stato un grande aiuto per me per capire molto meglio il mondo del lavoro in generale. Conoscere Claudio Astorri, consulente editoriale e marketing, socio fondatore di Rtl 102.5 e station manager di Rds, nonché un vero leader delle radio nazionali in toto, mi aveva tranquillizzato perché dal vivo era assolutamente una persona ‘normale’. Sentire parlare Cristiano Godano, mi aveva dato un’immagine molto più umana e rigorosa della creatività che diventa professione. Con lui fu molto più chiaro come il talento è anche metodo, organizzazione e riordinamento. L’intervento di Nino Amoruso di Mtv fu per me come mettere per la prima volta gli occhiali da vista dopo anni di miopia, perché dopo quella lezione iniziai a capire cosa volevo fare di lavoro.
Poi è successo che, strano ma vero, sono entrato a Mtv nella maniera più lineare possibile. Avevano bisogno di uno stagista nella programmazione musicale e chiamarono alcuni alunni direttamente dal Master per fare un colloquio. Io mi ero appena laureato in Linguaggi dei Media, avevo una predisposizione alla selezione musicale perché già mi divertivo a fare il deejay con gli amici e avevo una passione smodata per i videoclip. Mi presero prima della fine delle lezioni del Master. Feci gli esami finali mentre già lavoravo. Oggi continuo a fare il lavoro per cui entrai 7 anni fa, cioè seleziono e programmo i videoclip che vanno in onda sui canali musicali di Mtv.
Sono nato e vivo a Milano da sempre. E da sempre sono consapevole del ruolo centrale della città nel mondo della Musica e dei Media. Credo che sia fondamentale capire come si muovono le cose qui e farne bagaglio di esperienze, perché questa città è una palestra della comunicazione che serve ovunque. Certo, ho pensato a come sarebbe andare all’estero e ogni tanto ci penso ancora. Sono in contatto con colleghi che fanno il mio stesso lavoro a Londra. Loro per esempio guadagnano di più e la loro crescita è più veloce. Ma non riesco a non pensare a quello che perderei se me ne andassi. Come si vive qui, nel bene e nel male, non è come si vive a Londra, dove la città se la si prende sottogamba può stritolarti. Di Milano conosco tutte le dinamiche, e mi vien più facile far combaciare il mio lavoro con gli altri miei interessi creativi e di svago. Il mio sogno è rimanere qui e riuscire a partecipare attivamente alla crescita culturale della città. Milano mi ha deluso spesso ma non abbastanza da abbandonarla.
La crisi del lavoro di cui ci parlano in continuazione i Media non deve essere un motivo di rassegnazione. Se una persona ha una passione che vuole trasformare in lavoro non deve perdersi d’animo, ma insistere e imparare dagli sbagli. La prima volta che mi presentai alla selezione per entrare a fare il Master non fui preso. Era un periodo di grossa confusione e non trovavo lavoro. Trovai un impiego, ma già sapendo che l’anno dopo avrei ritentato la carta del Master perché rappresentava una sfida, oltreché una grossa possibilità per accedere a un certo mondo lavorativo.
Ora che ci sono dentro non sono affatto tranquillo: sono sempre in allerta perché oggi un contratto di lavoro non è una certezza su cui ci si può sedere, e c’è sempre margine di crescita e miglioramento per le proprie skills personali. Il mondo della Musica negli ultimi anni è cambiato radicalmente e dopo un periodo di stallo si sta ricreando con nuove forme. Il vecchio paradigma musicale è smembrato, proprio per questo offre nuove possibilità e necessita di persone che abbiano il coraggio di rischiare e creare nuove etichette musicali, nuove agenzie di promozione, nuovi siti musicali, nuove realtà digitali, nuovi locali. Realtà musicali più piccole, dinamiche e adatte alla generazione iperconnessa che sta accedendo al mondo del lavoro oggi. Un nuovo paradigma sul quale, ovviamente, dovrò essere pronto anche io, sia che continui il mio lavoro attuale, sia se il mio impiego qui dovesse finire”.