L'ad Hogan: "Non è possibile investire se non ho chiara la road map". Nella notte levata di scudi dei piloti sulle nuove condizioni contrattuali che "richiedono una più profonda analisi e non rientrano tra le priorità di salvataggio dell’azienda"
“Da qui alla fine del mese auspichiamo di chiudere la trattativa e firmare l’accordo con Alitalia“. Lo ha detto il numero uno di Etihad, James Hogan, che mercoledì mattina a Roma ha incontrato la stampa italiana. “Non è possibile investire se non ho chiara la road map”, ha aggiunto precisando che per lui l’accordo deve poggiarsi su principi di “trasparenza” e “chiarezza”. Quanto ai sindacati che poche ore prima avevano rialzato le barricate a sorpresa, il manager australiano ha solo commentato che la trattativa in corso al ministero dei Trasporti “è nelle mani del management di Alitalia. E’ tutto quello che posso dire. Noi conosciamo i nostri obiettivi”.
A far saltare il tavolo in zona Cesarini, nella notte, era stato questa volta non tanto il tema degli esuberi sul quale era già stato raggiunto un accordo che attende solo la firma della Cgil, bensì il contratto collettivo nazionale e la riduzione del costo del lavoro. La trattativa ripartita martedì è andata avanti a notte fonda, ma è stata chiusa in anticipo in attesa di un’altra convocazione. Meeting successivo che però non è stato ancora fissato. I piloti, la categoria più agguerrita, hanno descritto la situazione come “in stallo” su tutti i fronti. Del resto le perplessità e le critiche non erano state nascoste, nonostante gli auspici di una rapida conclusione da parte di tutte le organizzazioni di categoria.
Ma a frapporsi tra le nozze c’è anche l’assemblea di Cai che dovrà varare un nuovo aumento di capitale da 250 milioni di euro. Nell’operazione Poste, secondo socio con il 19,48%, potrebbe investire meno della quota di pertinenza (30 milioni sui 49 dovuti) e così Intesa, Unicredit e probabilmente l’Atlantia dei Benetton dovranno versare più del previsto, ovvero 200 milioni rispetto ai 102,4 che gli spetterebbero. Qualche giorno prima dell’assemblea si terrà invece il cda di Cai, per approvare l’accordo formale con gli arabi. Qui i soci dovranno sottoscriverel’impegno a ricapitalizzare l’attuale Alitalia dopo che gli attivi aziendali, compresi 11.036 dipendenti, gli aerei e gli slot, saranno finiti nella nuova società dove Ethiad sarà azionista al 49 per cento.
Quanto al nodo contrattuale, i piloti hanno tenuto a sottolineare che Alitalia “opera in un sistema di regole complesse e specifiche per l’industria aeronautica, quindi anche il contratto di lavoro deve necessariamente contenere condizioni normative che si applicano esclusivamente al personale navigante. E’ logico e naturale quindi che su queste parti specifiche del contratto di lavoro sia consentito ai piloti e agli assistenti di volo di potersi esprimere votando e ratificando le clausole normative ed economiche che regolano la loro vita lavorativa”. Portavoce della precisazione Anpac, Avia e Anpav.
I tre sindacati hanno ricordato di avere “già dichiarato all’inizio di questa trattativa la loro piena disponibilità a prolungare di tre anni la valenza dell’attuale contratto di lavoro di Alitalia per dare la stabilità delle regole e la pace sociale richiesta da Etihad”. Eppure, hanno aggiunto “oggi ci troviamo di fronte al paradosso che alcune organizzazioni sindacali stanno esercitando pressioni sull’azienda perché si sottoscriva con Assaereo, associazione datoriale di cui Alitalia è unico socio, e con loro un contratto di lavoro definito nazionale marginalizzando dalla trattativa le associazioni sindacali di piloti e assistenti di volo”.
Anpac, Avia e Anpav “considerano questa posizione un gravissimo attentato ai diritti del personale navigante di Alitalia che, con questa impostazione, sarà chiamato a pesantissimi sacrifici economici e normativi decisi di fatto da altri che non li rappresentano e che pretendono di sostituirsi ai sindacati democraticamente scelti dai lavoratori attraverso le loro deleghe”. I sindacati hanno concluso ricordando che “i sacrifici economici richiesti per supportare l’operazione Alitalia-Etihad gravano per oltre l’80% su piloti ed assistenti di volo e non è accettabile che proprio questi lavoratori vengano privati del diritto di potersi democraticamente esprimere sulle norme contrattuali di lavoro a loro applicabili”.
Dal canto suo il segretario della Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi, segnala che nel corso della trattativa per Alitalia questa notte “si sono verificate profonde divergenze inerenti l’idea di rappresentanza e democrazia nella determinazione delle intese contrattuali”. Tarlazzi osserva come “negare le specificità nel settore del Trasporto aereo significherebbe non garantire la stabilità contrattuale” e che il contratto “richiede una più profonda analisi e non rientra tra le priorità di salvataggio dell’azienda”.