Il consiglio regionale ha votato un nuovo provvedimento sulla regolamentazione dei farmaci a base di cannabis nelle strutture sanitarie. La proposta era stata presentata nel 2011 dal consigliere ex Idv Franco Grillini
Ci sono voluti tre anni dalla presentazione del disegno di legge e per poco le dimissioni del presidente Vasco Errani e il contestuale scioglimento dell’assemblea facevano saltare tutto. Il consiglio regionale dell’Emilia Romagna ha votato una nuova legge sulla regolamentazione dei farmaci a base di cannabis nelle strutture del servizio sanitario regionale. La proposta per la nuova normativa era stata presentata nel 2011 dal consigliere ex Idv (oggi nel gruppo misto), Franco Grillini, ex parlamentare e alfiere dei diritti degli omosessuali. Nel frattempo molte regioni italiane si erano già messe avanti: Liguria, Abruzzo, Toscana, Puglia, Veneto, Friuli, Marche, Sardegna, avevano in molti casi preso a modello proprio la proposta di legge depositata nei palazzi a Bologna tre anni fa. Il testo approvato dal consiglio regionale di Viale Aldo Moro è stato sottoscritto dalla maggioranza di centrosinistra (Pd, Sel e Idv), da Andrea Defranceschi del Movimento 5 stelle e dall’ex pentastellato Giovanni Favia. Il centrodestra invece si è astenuto, mentre hanno votato contro Luca Bartolini ed Enrico Aimi di Forza Italia.
Con la nuova legge i farmaci a base di cannabis che fino a ieri il malato, quando riusciva a ottenere una ricetta dal medico, doveva pagare di tasca sua a prezzi salatissimi, ora saranno pagati dalla Regione. Quest’ultima, secondo la legge, “promuove la massima riduzione dei tempi di attesa, la maggiore facilità di accesso alle terapie previste dalla presente legge nonché, nei limiti delle competenze normative regionali, la semplificazione delle procedure preordinate all’acquisizione dei farmaci cannabinoidi”.
Non è una liberalizzazione o una legalizzazione della canapa. Sia nei casi di somministrazione durante un ricovero, sia nell’utilizzo a casa, l’uso dei farmaci cannabinoidi dovrà rientrare “nell’ambito di un protocollo che evidenzi l’obiettivo terapeutico e la sicurezza nell’uso dei farmaci”. Nel testo della legge appena approvata non si fa alcun riferimento alla coltivazione della cannabis da parte del malato. Su questo tema il senatore Luigi Manconi ha presentato nei mesi scorsi una proposta di legge nazionale che se venisse approvata dal parlamento renderebbe legale la coltivazione di piccole dosi, soprattutto per chi ha necessità teraopeutiche.
Tuttavia, per ridurre i costi ed evitare costosissime importazioni dai Paesi Bassi, che da ora in avanti saranno a carico del pubblico, la legge dell’Emilia Romagna prevede la possibilità di ricorrere a centri nazionali dove la canapa viene prodotta. “La Regione – si legge nella nuova norma –può stipulare convenzioni con i centri e gli istituti autorizzati, ai sensi della normativa statale, alla produzione o alla preparazione dei farmaci cannabinoidi”. Il riferimento, almeno per ora, è al Centro per la sperimentazione in agricoltura di Rovigo, controllato dal ministero dell’agricoltura. L’unico in questo momento che in Italia è autorizzato a coltivare la canapa per motivi scientifici.
Nei mesi scorsi il fattoquotidiano.it aveva raccontato la vicenda di una donna anoressica che aveva denunciato alla magistratura la Ausl locale. Secondo il suo racconto, non le era stato permesso di ottenere un farmaco a base di canapa, la cui importazione dall’Olanda poteva avvenire solo tramite l’azienda sanitaria. La vicenda si era risolta subito: l’Ausl aveva ordinato i farmaci da importare, ma il pagamento (50 euro il pacchetto), era stato comunque, secondo la legge vigente finora, messo a carico della donna.