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Corruzione, via contratto ad aziende se ci sono reati. Cantone: “E’ una rivoluzione”

L'indicazione è contenuta nel protocollo d’intesa siglato al Viminale dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano, e dal presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione. "Si utilizzano degli istituti nati per contrastare la mafia", precisa Cantone

Il numero uno dell’anticorruzione Raffaele Cantone la definisce una “rivoluzione copernicana”. I nuovi appalti pubblici – Expo in testa – dovranno contenere una clausola precisa: la risoluzione del contratto nel caso emergano reati di corruzione. L’indicazione è contenuta nel protocollo d’intesa siglato al Viminale dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano, e dal presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione.

“Si utilizzano – precisa Cantone – degli istituti nati per contrastare la mafia in funzione anticorruzione. Prima, infatti, la risoluzione del contratto era legata all’omessa denuncia di un’estorsione”. Gli fa eco Alfano. “Attuiamo – spiega – la linea dura contro i corrotti, usando le stesse misure di prevenzione previste per i mafiosi. Una gara d’appalto truccata – sottolinea il ministro – è un attentato alla libera concorrenza ed al funzionamento del mercato. Noi dobbiamo intervenire in tempo contro i ladri e, allo stesso tempo, non fermare le opere per fare in modo che la collettività non abbia a subire un danno”.

La nuova regola vale naturalmente anche per l’Expo, grande opera negli ultimi mesi travolta da inchieste per corruzione. “Ho raccomandato alla società Expo – informa Cantone – di firmare subito il protocollo di legalità in modo che in tutti i bandi futuri sia prevista la risoluzione del contratto in presenza di fatti corruttivi: questa regola avrebbe evitato tanti problemi verificatisi finora”.

Con l’intesa siglata, Viminale e Anac adottano le linee guida per avviare una collaborazione tra Autorità, prefetture ed enti locali, finalizzata alla “prevenzione dei fenomeni di corruzione e l’attuazione della trasparenza amministrativa”. Il documento punta a creare protocolli di legalità di “nuova generazione” tra prefetture e stazioni appaltanti che introducono, accanto alle tradizionali clausole antimafia, regole tese a rafforzare “gli impegni alla trasparenza ed alla legalità pure in ambiti non strettamente riconducibili ai rischi di aggressione da parte del crimine organizzato”.

In particolare, i nuovi protocolli conterranno, oltre all’obbligo di denuncia dei tentativi di estorsione, anche “clausole volte a riconoscere alla stazione appaltante la potestà di azionare” la risoluzione del contratto “ogni qualvolta l’impresa non dia comunicazione del tentativo di concussione subito”, nonché “in tutti i casi in cui, da evidenze giudiziarie consolidate in una misura cautelare o in un provvedimento di rinvio a giudizio, si palesino accordi corruttivi tra il soggetto aggiudicatore e l’impresa aggiudicataria”.

Prima di procedere alla risoluzione del contratto, è l’indicazione delle Linee Guida, il soggetto che si aggiudica deve riferire all’Anac che valuterà se, “in ragione dello stato di avanzamento dei lavori o del rischio di compromissione della realizzazione dell’opera, tenuto anche conto della rilevanza della stessa, sia preferibile proseguire nel rapporto contrattuale, previo il rinnovo o la sostituzione degli organi dell’impresa aggiudicataria interessata dalle vicende corruttive”.