Le quattro piccole vittime erano cugini e avevano tra i 9 e gli 11 anni. Della possibilità che l'esercito decida di invadere la Striscia hanno parlato fonti governative e il ministro della Giustizia, Tzipi Livni. La risposta dell'organizzazione palestinese alla proposta di tregua: "Servono garanzie". Domani stop di 6 ore ai raid, ma Israele richiama altri 8 mila riservisti
Dopo la speranza di una tregua morta sul nascere, continua la guerra nella striscia di Gaza. In nove giorni i raid dell’aviazione israeliana hanno ucciso oltre 210 palestinesi. Lo riferisce il portavoce del ministero della Sanità di Gaza, Ashraf al-Qedra, sentito dall’agenzia di stampa Dpa. Si tratta del più alto numero di vittime negli ultimi cinque anni di ostilità tra lo Stato ebraico e i palestinesi. Tra le vittime 24 donne e 39 tra bambini e adolescenti fino a 16 anni, mentre i feriti sono più di 1.500. Le ultime vittime dei raid sono 4 bambini uccisi da un missile israeliano che ha colpito questo pomeriggio il porto di Gaza. Diversi altri bambini sono rimasti feriti e hanno trovato rifugio in un vicino albergo. Secondo il racconto di testimoni, l’attacco è stato sferrato da due navi israeliane. Un altro bimbo di tre anni è morto insieme ad altre 5 persone in un raid sferrato sulla città di Khan Younis, nella zona meridionale della Striscia.
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I quattro bimbi uccisi erano cugini
Erano 4 cugini tra i 9 e gli 11 anni i bambini uccisi. Si chiamavano Ahed Bakr (10 anni), Zakaria (10), Ramez (11) e Mohammad (9). Israele ha annunciato di aver aperto un’indagine. I piccoli sono stati colpiti mentre si trovavano su una spiaggia lungo una strada costiera e altre sette persone, tra cui adulti e bambini, sono rimaste ferite, riporta ancora il medico. Lo zio dei ragazzini uccisi, il 41enne Abdel Kareem Baker, accusa Israele: “E’ un massacro a sangue freddo. È una vergogna che non li abbiano identificati come bambini, con tutta la tecnologia avanzata che stanno utilizzando”. Altri 5 bimbi sono rimasti feriti e si sono rifugiati fra le braccia dei giornalisti, alloggiati in un albergo nelle vicinanze. Uno si teneva il ventre ed urlava di dolore. Un altro aveva una ferita alla testa. Tutti sono stati caricati su ambulanze che li hanno portati a sirene spiegate all’ospedale Shifa dove un dirigente di Hamas, Sami Abu Zuhri, ha accusato Israele di essersi macchiato “di un orrendo crimine di guerra” di cui, ha avvertito, “ne pagherà il prezzo”.
La dinamica: prima un razzo di avvertimento, poi la strage
Fra le onde del mare, la spiaggia e i capannoni dai colori sgargianti, quei bambini non potevano nemmeno immaginare che ci potesse essere alcun “obiettivo di carattere militare”. In serata da Tel Aviv si è appreso, ufficiosamente, che la comitiva dei bambini è stata vittima di un errore di identificazione. Su un molo vicino c’era un container che l’intelligence di Israele supponeva fosse utilizzato da miliziani di Hamas. Un primo razzo è stato sparato sul tetto per avvertire che stava per essere distrutto. Sulla spiaggia c’è stato il panico. Un gruppetto di persone – per lo più bambini – si è dato alla fuga. E quel capannello di persone, viene spiegato a Tel Aviv, è stato centrato nell’errata presunzione di un velivolo israeliano che fossero miliziani di Hamas in fuga. Anche se l’esile fisionomia dei bambini era evidente.
Israele: “Operazione di terra molto probabile”
E’ “molto elevata” la probabilità che Israele lanci a Gaza un’operazione di terra: lo ha detto una fonte di sicurezza israeliana ad alcuni giornalisti stranieri. “Se vuoi combattere il terrorismo devi essere sul posto. Dal cielo possiamo colpirli duramente ma non sbarazzarci di loro. L’occupazione è fattibile in giorni o settimane al massimo”. Della possibilità parla anche il governo. Il ministro israeliano della Giustizia, Tzipi Livni, ha dichiarato questa sera alla rete televisiva Channel 2 che Israele non avrà altra scelta che lanciare un’incursione di terra nella Striscia di Gaza se continueranno i lanci di missili di Hamas. Fino ad oggi la Livni era stata uno dei ministri più prudenti rispetto all’operazione militare a Gaza.
Domani stop di 6 ore ai raid
Domani Israele osserverà a Gaza una tregua umanitaria di alcune ore, accogliendo così una richiesta dell’emissario dell’Onu per la regione Robert Serry. Lo rende noto la televisione di Stato israeliana. Ancora non è noto se in parallelo anche Hamas sospenderà i lanci di razzi verso Israele. “Come risultato del dialogo tra l’esercito israeliano e l’Onu, applicheremo una finestra umanitaria a Gaza domani tra le 10 e le 15” (le 9 e le 14 italiane), scrive l’esercito israeliano su Twitter.
Hamas: “Per il cessate-il-fuoco-vogliamo garanzie”
La risposta di Hamas non si è fatta attendere. L’organizzazione chiede “garanzie” da parte dei mediatori arabi e regionali prima di siglare un cessate il fuoco con Israele. Lo ha detto Mushir al-Masri, dirigente del movimento islamico palestinese a Gaza, in un’intervista all’agenzia Xinhua: “Prima del cessate il fuoco ci deve essere la garanzia che Israele sia obbligato a non violare un qualunque accordo di tregua”. “Negli ultimi giorni – ha spiegato al-Masri – Hamas ha avuto molti contatti con paesi arabi e islamici per discutere della tregua. Turchia e Qatar stanno facendo molti sforzi per arrivare alla proclamazione di un cessate il fuoco”. Nel pomeriggio, il portavoce di Hamas, Sami Abu Zuhri, ha annunciato in una conferenza stampa che il suo movimento ha informato ufficialmente l’Egitto della decisione di rifiutare la sua iniziativa di due giorni fa per il cessate il fuoco con Israele.
Nono giorno di raid su Gaza
Gli aerei israeliani hanno solcato i cieli della Striscia per tutta la notte, dopo che ieri pomeriggio (martedì 15 luglio) i raid sono ripresi in seguito al fallimento del tentativo di mediazione operato dall’Egitto di Al Sisi. L’esercito israeliano ha chiesto agli abitanti del nord della striscia di lasciare le proprie case “per la loro sicurezza”. Stando alla Dpa, Israele ha colpito obiettivi ogni dieci minuti dalla ripresa dei raid. Tra i bersagli, secondo gli israeliani, gruppi di militanti ritenuti responsabili del lancio di razzi e case di militanti e leader di Hamas, compresa – secondo testimoni – quella dell’ex ministro degli Esteri Mahmoud al-Zahar. In nove giorni da Gaza sono stati sparati 1.260 razzi verso Israele: 985 di questi hanno raggiunto il territorio israeliano, 225 sono stati intercettati dalle batterie di difesa, gli altri sono caduti in zone aperte. Questa mattina una visita ad Ashqelon, nel sud di Israele, del ministro degli esteri Avigdor Lieberman e del suo omologo norvegese è stata interrotta dal lancio di razzi. L’attacco non ha provocato vittime.
Diplomazie al lavoro, Abu Mazen al Cairo
Il lavoro delle diplomazie prosegue. Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Mahmoud Abbas, è arrivato al Cairo per incontrare il presidente egiziano, Abdel Fattah Al Sisi, il segretario generale della Lega araba, Nabil al-Arabi, il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shukri, e il numero due dell’ufficio politico di Hamas, Musa Abu Marzouk. L’obiettivo è “giungere a un cessate il fuoco”, come ha dichiarato Nabil Shaath, esponente di Fatah, durante una conferenza stampa a Ramallah. Dopo la tappa in Egitto, ha precisato, Abbas “si recherà in Turchia e nel Golfo”.
Netanyahu a Mogherini: “Se attaccassero Roma, reagireste”
Anche l’Italia fa la propria parte. Il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, “sta cercando di dare un aiuto per arrivare a un cessate il fuoco” tra Hamas e Israele in qualità di “ministro di un paese importante in seno all’Ue e a livello mondiale”, ha spiegato il ministro degli Esteri palestinese, Riad al-Malki, che incontrerà la Mogherini domani a Ramallah. Oggi la Mogherini ha incontrato il presidente israeliano Shimon Peres e il premier Benjamin: “Immagini se Roma, Firenze e Milano fossero bersagliate da razzi. Non lo accettereste. Rispondereste. Quelli che sparano razzi non stanno cercando una soluzione politica”, ha detto il primo ministro israeliano al capo della Farnesina. Lo riporta il Jerusalem Post.
Le condizioni di Hamas per la pace
Secondo il il quotidiano israeliano Maariv, Hamas è interessata a concordare una tregua di 10 anni: sarebbero già state formulate in merito dieci richieste precise. Le richieste di Hamas includono, secondo Maariv, la riapertura del valico di Rafah (da cui si accede al Sinai egiziano). Hamas chiede inoltre di riattivare l’aeroporto internazionale di Dahanyeh (in disuso da molti anni) e di poter disporre di un porto marino. Ai pescatori di Gaza dovrà essere concesso di spingersi fino a 10 miglia marine dalla costa, mentre agli agricoltori dovrà essere permesso di lavorare i campi fino a ridosso dei reticolati di confine con Israele. Hamas esige poi che agli abitanti di Gaza sia dato il permesso di transito per recarsi in preghiera alla moschea di al-Aqsa a Gerusalemme. Nell’immediato Israele – secondo quanto ha appreso Maariv – dovrà liberare le centinaia di palestinesi arrestati in Cisgiordania nelle settimane passate, mentre erano in corso le ricerche di tre ragazzi ebrei trovati poi morti presso Hebron. Sul piano politico, Israele dovrà impegnarsi a non ostacolare nuove elezioni politiche nei Territori e dovrà far retrocedere i propri mezzi blindati che circondano la striscia di Gaza. Hamas ha smentito la notizia.
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