A parlare è il primo ministro d’Italia, Matteo Renzi. Di fronte a tanta piccolezza vengo quasi assalita da una sensazione di impotenza: cosa posso aggiungere ai mille motivi già elencati per cui non è intelligente martoriare ancora l’Italia con le trivelle?
Uno non si mette a fare la guerra alle estrazioni di petrolio perché non ha niente da fare. E’ stancante, porta a rinunce importanti, e ci vuole veramente pazienza e coraggio perché attacchi e insulti gratuiti non mancheranno. E se uno fa tutto questo è perchè è animato da un ideale grande, e ci crede davvero a voler lasciare alle generazioni future qualcosa di meglio.
La Basilicata al petrolio è la regione che nonostante tutte queste supposte royalties e 40,000 posti di lavoro, non riesce a frenare la piaga dell’emigrazione, della povertà, della disoccupazione. La Basilicata al petrolio sono anni ed anni di rifiuti petrolfieri dispersi dalla Total fra i campi di ortaggi di Corleto Perticara in silenzio, è il lago Pertusillo inquinato da idrocarburi, è il petrolio nel miele delle api.
Ecco, di queste cose qui io mi vergognerei, prima ancora che con l’Europa, con i lucani, che non hanno fatto niente di male se non essere accondiscendenti 15, 20 anni fa ed accettare tutte le promesse che venivano loro propinate senza porsi domande finché i veleni non sono entrati nelle loro vite quotidiane.
E allora uno dice, ma come dobbiamo fare? Beh basta solo guardare a chi ha già fatto cose grandi. La Germania ha la sua Energiewende e record su record in termini di energia rinnovabile, hanno appena approvato una moratoria sul fracking fino al 2021, non fanno tagli retroattivi sulle rinnovabili, attirandosi l’ira degli investitori resa pubblica dalle pagine del Wall Street Journal. Nel 2012-2013 gli impiegati tedeschi nel settore delle rinnovabili erano 370,000, senza che nessuno fosse esposto a fumi tossici di raffinerie e pozzi di petrolio.
La Merkel ha detto che il suo governo “rejects the application of toxic substances” nelle estrazioni di petrolio e di gas. Mica lei si vergogna di questo? Si’ è vero in Germania hanno potenti coalizioni di produttori di birra e il ministro per l’ambiente Barbara Hendricks che ha messo pressione al governo contro il fracking, ma questo è un limite dell’Italia in cui le lotte per il bene comune sono lasciate ai volontari, mentre tutti gli altri tacciono. Il nostro ministro Gianluca Galletti dice di non volere veti sul petrolio perché “ci serve”. Ipse dixit.
Ecco, io mi vergognerei con l’Europa di avere un paese con infinità potenzialità in termini di energia rinnovabile e di stare ancora qui ad insistere con quel poco e scadente petrolio di Basilicata.
E visto che ci siamo: vogliamo continuare con le cose di cui vergognarci con l’Europa? Di quel flusso sfrenato di giovani che lasciano l’Italia con biglietto di sola andata per crearsi una vita migliore altrove? Di una nazione che si fa comandare da Genny La Carogna? Di una nazione dove la corruzione è normale? O che dopo 150 anni di unità nazionale non è riuscita a sollevare le sorti del Mezzogiorno, a differenza di quanto fatto nella Germania Est? Mi vergognerei di una nazione che non sa liberarsi di mafia e camorra, che non è stata capace di affrontare la globalizzazione in modo intelligente creando opportunità per tutti, a differenza della Germania che ci lascia a bocca aperta con centri di ricerca, industrie specializzate, progressi nella tecnologia, ricchezza diffusa.
Vuole fare Matteo Renzi qualcosa di cui essere fieri? Crei una supercommissione indipendente sull’Italia rinnovabile che non si pieghi ad ENI, ENEL e investitori petroliferi e che studi come sfruttare al meglio le nostre risorse. E poi vada in Europa e dica: invece di fare affidamento su South Stream e Gazprom, abbiamo deciso di fare una Energiewende italiana, con programmazione pluriannuale, interventi mirati, risparmio energetico, educazione del cittadino, e abbiamo in programma di superare la Germania, il leader mondiale delle rinnovabili.
Così si dovrebbe fare. Ma questo prevede coraggio e lungimiranza e voler contrastare con i poteri forti. E’ molto più facile dare la colpa a quegli sventurati uomini e donne di Basilicata – e di Abruzzo, Sardegna, Lombardia, Sicilia, Veneto ed Emilia Romagna – che devono eroicamente combattere per difendere quotidianamente i propri mari, la propria aria, le proprie vite, i propri figli. Inclusi quelli di Matteo Renzi.
Qui storie di vite quotidiane spezzate nella Basilicata al petrolio