Secondo il tribunale internazionale, le Nazioni Unite avrebbero dovuto proteggere i musulmani massacrati durante la guerra dell'ex Jugoslavia. Una sentenza emessa dopo che i parenti delle vittime avevano fatto causa al compound olandese
L’Olanda è responsabile del massacro di Srebrenica. A dirlo è la giustizia dell’Aja, che ha riconosciuto lo stato civilmente colpevole per la morte dei musulmani uccisi a Srebrenica, in Bosnia, durante la guerra dell’ex Jugoslavia. Per il giudice l’Olanda “è responsabile della perdita subita dai familiari dei deportati dai serbo-bosniaci dal Dutchbat a Potocari nel pomeriggio del 13 luglio 1995” perché i caschi blu avrebbero dovuto proteggerli. Una sentenza emessa dopo che i parenti delle vittime avevano fatto causa al compound olandese, sostenendo di non aver aiutato i musulmani che avrebbero dovuto trovarsi sotto la tutela delle Nazioni Unite.
La sentenza è avvenuta pochi giorni dopo il 19esimo anniversario della strage considerata il peggior crimine di guerra commesso in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale. Una cerimonia solenne è stata celebrata domenica nella città della Bosnia ed Erzegovina orientale, insieme al funerale delle 175 vittime identificate di recente, che si aggiungono alle 6mila cui fino ad adesso è stata data identità. Più di 20mila persone si sono riunite al Potocari Memorial Center, ad alcuni chilometri da Srebrenica, per ricordare gli oltre 8mila musulmani che furono massacrati.
Secondo le stime ufficiali, 8.372 uomini e ragazzi musulmani vennero uccisi a Srebrenica, un’enclave protetta dalle Nazioni unite e assediata dalle forze serbo bosniache del generale Ratko Mladic durante la guerra degli anni ’90. I caschi blu non opposero nessuna resistenza quando i serbi entrarono nella città l’11 luglio del 1995, separando gli uomini dalle donne e dai bambini. Ad oggi, non è ancora stato completato il recupero dei resti delle vittime dalle fosse comuni. Il lavoro è reso più complicato dal fatto che molti dei responsabili della strage spostarono i corpi in altre fosse per nascondere le prove dei reati commessi. In altri casi, sempre per insabbiare il genocidio, i resti di una stessa persona sono stati divisi in diverse fosse comuni, a volte molto distanti l’una dall’altra. “Queste persone sono state vittime di un nazionalismo mostruoso“, ha dichiarato il sindaco di Srebrenica, Camil Durakovic, durante l’ultimo anniversario del massacro.