Dopo quattro anni di stallo, la Commissione europea si appresta a cestinare la proposta di direttiva sul congedo di maternità e paternità in Europa. La decisione si iscrive in un più vasto processo di semplificazione e snellimento della legislazione comunitaria “incagliata”. Nel caso della direttiva sul congedo di maternità, gli Stati membri non avevano ancora trovato un accordo di massima, motivo per cui la Commissione è pronta a fare tabula rasa. Pronto l’appello di associazioni, sindacati e parte dell’Europarlamento al neo eletto presidente, Jean-Claude Juncker, affinché non cancelli il lavoro fatto finora.
Che cosa propone la direttiva – In teoria questa direttiva propone di estendere in tutta Europa da 14 a 20 settimane la durata minima obbligatoria del congedo di maternità e di riconoscere alla lavoratrice la retribuzione mensile piena, vale a dire al 100% dello stipendio. In più definisce alcuni standard in materia di salute, sicurezza sul lavoro e divieto di licenziamento per le lavoratrici incinte e introduce nella legislazione Ue due settimane di congedo di paternità, anche queste a pieno stipendio. La vera novità per l’Italia, dove il congedo di maternità è già obbligatorio per cinque mesi con altri sei facoltativi e per condizioni eccezionali, riguarderebbe i padri. E potrebbe contribuire a ridurre le discriminazioni tra lavoratori uomini e donne al momento dell’assunzione. Questo congedo, inoltre, andrebbe ben al di là dell’attuale “congedo parentale” previsto in forma facoltativa e non strettamente collegato al parto, per il quale la retribuzione si ferma al 30% del totale.
Quattro anni in cerca di un accordo – Nonostante l’importanza della questione, questo dossier risulta bloccato in sede di Consiglio Ue dal 2010 a causa della mancanza di accordo tra Stati membri sulle 20 settimane e sul congedo di paternità. Fermamente contrario, come su ogni interferenza europea in materia di diritto al lavoro, il Regno Unito, insieme ad altri Paesi del Nord Europa. Dove però le lavoratrici godono già di più diritti rispetto a molti Stati del Sud. Nel corso del 2010 e del 2011 l’ex Commissaria Ue alla Giustizia Viviane Reding, adesso eurodeputata, ha proposto varie alternative ai Paesi membri per cercare un compromesso, ma ogni tentativo è risultato inutile.
La Commissione vuole presentare una nuova proposta – Fino a che l’esecutivo di Bruxelles ha incluso questa direttiva in quelle soggette ai tagli del programma REFIT, con il quale si propone di snellire e semplificare la corposa regolamentazione comunitaria. Oltre al congedo di maternità, sotto la scure di Refit potrebbero finire norme sui rifiuti, la sicurezza e la salute dei lavoratori e i principi generali della legislazione alimentare. L’intento è quello di presentare al più presto una nuova proposta che inizierà l’intero iter legislativo da capo. Ed è proprio qui il problema: visti i vari passaggi obbligatori tra istituzioni europee, le prime e seconde letture e il consenso da cercare tra i Paesi membri, azzerare l’intera procedura sul congedo di maternità – come sulle altre proposte legislative – vuol dire rimandare il tutto alle calende greche.
Associazioni e sindacati in allarme – La prima ad intervenire è stata l’associazione internazionale European Women’s Lobby (Ewl) che ha mandato una lettera a Jean-Claude Juncker prima ancora della sua elezione definitiva a Strasburgo: “Si tratta di una decisione scandalosa che prende in ostaggio sia le lavoratrici incinte che i futuri padri – scrive il segretario generale Ewl Joanna Maycock – Le forze più conservatrici e religiose e i rappresentanti dell’estrema destra politica stanno danneggiando le lavoratrici rimettendo in questione alcuni diritti basilari delle donne”. Dall’Italia le fa eco il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, con una lettera indirizzata agli europarlamentari italiani in vista del dibattito avvenuto nel pomeriggio: “La Cgil sostiene una revisione della direttiva che porterebbe a cambiamenti significativi e positivi per milioni di donne in Europa, soprattutto rispetto a due questioni fondamentali: il pagamento integrale del congedo di maternità e la protezione delle donne contro le discriminazioni”’.
La parola passa a Juncker – La decisione di ritirare o meno la proposta di direttiva sul congedo di maternità spetta adesso al neo eletto presidente della Commissione Juncker. Che potrà dare così subito prova di quanto promesso al Parlamento europeo sui diritti dei lavoratori.
@AlessioPisano
Zonaeuro
Ue, la Commissione cancella la direttiva sul congedo per i neo-genitori
La proposta, che estende il periodo di maternità a 20 settimane e prevede due settimane per la paternità, è bloccata da quattro anni a causa del mancato accordo tra i Paesi membri. Così Bruxelles vuole fare tabula rasa e presentarne una nuova. Associazioni e sindacati in allarme fanno appello a Juncker: “Diritti delle lavoratrici a rischio. Conservatori ed estremisti religiosi minacciano i diritti delle donne”
Dopo quattro anni di stallo, la Commissione europea si appresta a cestinare la proposta di direttiva sul congedo di maternità e paternità in Europa. La decisione si iscrive in un più vasto processo di semplificazione e snellimento della legislazione comunitaria “incagliata”. Nel caso della direttiva sul congedo di maternità, gli Stati membri non avevano ancora trovato un accordo di massima, motivo per cui la Commissione è pronta a fare tabula rasa. Pronto l’appello di associazioni, sindacati e parte dell’Europarlamento al neo eletto presidente, Jean-Claude Juncker, affinché non cancelli il lavoro fatto finora.
Che cosa propone la direttiva – In teoria questa direttiva propone di estendere in tutta Europa da 14 a 20 settimane la durata minima obbligatoria del congedo di maternità e di riconoscere alla lavoratrice la retribuzione mensile piena, vale a dire al 100% dello stipendio. In più definisce alcuni standard in materia di salute, sicurezza sul lavoro e divieto di licenziamento per le lavoratrici incinte e introduce nella legislazione Ue due settimane di congedo di paternità, anche queste a pieno stipendio. La vera novità per l’Italia, dove il congedo di maternità è già obbligatorio per cinque mesi con altri sei facoltativi e per condizioni eccezionali, riguarderebbe i padri. E potrebbe contribuire a ridurre le discriminazioni tra lavoratori uomini e donne al momento dell’assunzione. Questo congedo, inoltre, andrebbe ben al di là dell’attuale “congedo parentale” previsto in forma facoltativa e non strettamente collegato al parto, per il quale la retribuzione si ferma al 30% del totale.
Quattro anni in cerca di un accordo – Nonostante l’importanza della questione, questo dossier risulta bloccato in sede di Consiglio Ue dal 2010 a causa della mancanza di accordo tra Stati membri sulle 20 settimane e sul congedo di paternità. Fermamente contrario, come su ogni interferenza europea in materia di diritto al lavoro, il Regno Unito, insieme ad altri Paesi del Nord Europa. Dove però le lavoratrici godono già di più diritti rispetto a molti Stati del Sud. Nel corso del 2010 e del 2011 l’ex Commissaria Ue alla Giustizia Viviane Reding, adesso eurodeputata, ha proposto varie alternative ai Paesi membri per cercare un compromesso, ma ogni tentativo è risultato inutile.
La Commissione vuole presentare una nuova proposta – Fino a che l’esecutivo di Bruxelles ha incluso questa direttiva in quelle soggette ai tagli del programma REFIT, con il quale si propone di snellire e semplificare la corposa regolamentazione comunitaria. Oltre al congedo di maternità, sotto la scure di Refit potrebbero finire norme sui rifiuti, la sicurezza e la salute dei lavoratori e i principi generali della legislazione alimentare. L’intento è quello di presentare al più presto una nuova proposta che inizierà l’intero iter legislativo da capo. Ed è proprio qui il problema: visti i vari passaggi obbligatori tra istituzioni europee, le prime e seconde letture e il consenso da cercare tra i Paesi membri, azzerare l’intera procedura sul congedo di maternità – come sulle altre proposte legislative – vuol dire rimandare il tutto alle calende greche.
Associazioni e sindacati in allarme – La prima ad intervenire è stata l’associazione internazionale European Women’s Lobby (Ewl) che ha mandato una lettera a Jean-Claude Juncker prima ancora della sua elezione definitiva a Strasburgo: “Si tratta di una decisione scandalosa che prende in ostaggio sia le lavoratrici incinte che i futuri padri – scrive il segretario generale Ewl Joanna Maycock – Le forze più conservatrici e religiose e i rappresentanti dell’estrema destra politica stanno danneggiando le lavoratrici rimettendo in questione alcuni diritti basilari delle donne”. Dall’Italia le fa eco il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, con una lettera indirizzata agli europarlamentari italiani in vista del dibattito avvenuto nel pomeriggio: “La Cgil sostiene una revisione della direttiva che porterebbe a cambiamenti significativi e positivi per milioni di donne in Europa, soprattutto rispetto a due questioni fondamentali: il pagamento integrale del congedo di maternità e la protezione delle donne contro le discriminazioni”’.
La parola passa a Juncker – La decisione di ritirare o meno la proposta di direttiva sul congedo di maternità spetta adesso al neo eletto presidente della Commissione Juncker. Che potrà dare così subito prova di quanto promesso al Parlamento europeo sui diritti dei lavoratori.
@AlessioPisano
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Tremano i Campi Flegrei: nella notte scossa di 4.4. Oggi scuole chiuse. Ingv: “Niente elementi che fanno pensare a un’eruzione imminente”
Tel Aviv, 13 mar. (Adnkronos) - L'esercito israeliano afferma di aver colpito un "centro di comando appartenente alla Jihad islamica palestinese" a Damasco. L'attacco dimostra che Israele "non permetterà che la Siria diventi una minaccia per lo Stato di Israele", ha dichiarato il ministro della Difesa israeliano Israel Katz, aggiungendo che nella lotta "al terrorismo islamico contro Israele, non sarà dispensato né Damasco né altri".
Catania, 13 mar. (Adnkronos) - "La politica tende a minimizzare il ruolo dei clan all'interno delle comunità e della capacità che hanno di raccogliere consensi. Quindi c'è una minore consapevolezza in questa direzione. Farsi condizionare significa mettersi a disposizione" dei clan. E' il monito del Presidente della Commissione regionale antimafia all'Ars Antonello Cracolici conversando con i giornalisti a Catania dove oggi si è trasferita la Commissione per le audizioni. "La politica se si mette a disposizione - dice - è inevitabilmente subalterna alla criminalità".
Catania, 13 mar. (Adnkronos) - "Oltre il 20 per cento dei comuni del catanese sono coinvolti in fatti di infiltrazioni, è un dato di fatto. Comuni sciolti per mafia, o per cui è stato deciso l'accesso. O per il quale verrà chiesto ei prossimi giorni, come a Ramacca". E' il grido d'allarme lanciato dal Presidente della Commissione regionale antimafia all'Ars, Antonello Cracolici, a margine delle audizioni a Catania. "E' evidente che c'è una condizione sulla quale bisogna guardare con molta preoccupazione quello che sta avvenendo nei territori - dice parlando con i giornalisti-Anche perché la mafia ha cambiato pelle, ha cambiato persino anagrafe".
Il Cairo, 13 mar. (Adnkronos/Afp) - Egitto, Hamas e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) hanno accolto con favore le dichiarazioni di Donald Trump secondo cui “nessuno espellerà i palestinesi” dalla Striscia di Gaza, come il presidente americano ha dichiarato ieri alla Casa Bianca, in risposta a un giornalista che gli chiedeva se il piano di “espellere i palestinesi da Gaza” fosse stato menzionato durante le sue discussioni con il primo ministro irlandese, Michael Martin, in visita a Washington.
L'Egitto "afferma che questa posizione riconosce l'importanza di evitare il peggioramento delle condizioni umanitarie nella regione e la necessità di lavorare per soluzioni giuste e durature per la causa palestinese", ha affermato in una nota il Ministero degli Esteri egiziano.
Da parte sua, il portavoce di Hamas Hazem Qassem ha affermato che "le dichiarazioni di Trump sulla mancata espulsione dei residenti di Gaza sono state ben accolte". E apprezzamento è stato dichiarato anche dall'Olp: "Apprezziamo le dichiarazioni del presidente americano che conferma che gli abitanti della Striscia di Gaza non sono obbligati a lasciare la loro patria", ha scritto su X il segretario generale Hussein al-Sheikh.
Roma, 13 mar. (Adnkronos Salute) - "L’anno scorso la Commissione scientifica ed economia del Farmaco dell'Aifa ha riclassificato, dalla diretta alla convenzionata, le gliptine, farmaci antidiabetici di largo utilizzo. È stata fatta questa riclassificazione sulla base di criteri scientifici. È una classe omogenea di farmaci, ci sono evidenze scientifiche, si è fatta un’analisi dell’impatto e a distanza di un anno possiamo dire che l’esperimento comunque ha funzionato. Effettivamente questi farmaci sono farmaci antidiabetici oggi molto utilizzati, sono di largo impiego, hanno un profilo rischio-beneficio estremamente favorevole, ma il fatto che si siano riclassificati ha portato anche a una maggiore aderenza terapeutica". Lo ha detto il presidente dell'Agenzia italiana del farmaco Robert Giovanni Nisticò nel suo intervento da remoto oggi, al ministero, per l'evento 'Farmaco accessibile: bilanci e prospettive. Un anno dalla norma' promosso dal sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato.
"Il diabete - ha proseguito Nisitcò - è una patologia comunque cronica, che può portare a molte complicanze, quindi favorire l’aderenza, attraverso appunto canali distributivi che vadano verso la prossimità del paziente, è sicuramente una cosa importante. Quindi anche la rivalutazione della farmacia, della farmacia territoriale per raggiungere meglio il paziente, quindi della medicina di prossimità, della sanità di prossimità è sicuramente una cosa importante. Certamente il fatto di aver riclassificato farmaci, da un contenitore già molto sotto pressione a un altro, ci deve dire che sicuramente da un lato possiamo alleggerire quello che è il peso, la pressione del payback farmaceutico, dall’altro però ci sono nuove criticità che dobbiamo tutti insieme affrontare, ad esempio l’impatto sulle Regioni".
L'Aifa "rimane disponibile in tutto questo scenario e noi siamo chiaramente un’istituzione pronta a dialogare con tutti, per far sì che queste disposizioni della Legge di Bilancio abbiano poi la loro finalità, da un lato verso la salute dei pazienti, dall’altro anche verso la sostenibilità del Ssn" ha concluso.
Roma, 13 mar. (Adnkronos Salute) - "I numeri parlano chiaro: 9 ,7 milioni di risparmi per il Ssn, e da maggio a novembre 2024 le farmacie territoriali hanno dispensato oltre 2 milioni di confezioni di farmaci antidiabetici a base di gliptine. Tradotto in termini significa milioni di accessi in più a farmaci essenziali, senza file in ospedale, senza doppi passaggi in farmacia per la distribuzione per conto, senza barriere burocratiche. Abbiamo semplificato la vita a centinaia di migliaia di pazienti diabetici, soprattutto anziani, che oggi possono ritirare le loro cure direttamente nella farmacia sotto casa". Lo ha detto il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, nel suo intervento oggi, al ministero, per l'evento 'Farmaco accessibile: bilanci e prospettive. Un anno dalla norma' .
"L'impatto economico del provvedimento è altrettanto significativo -sottolinea Gemmato - La spesa a carico del nostro Ssn è risultata inferiore rispetto a quanto si sarebbe verificato con la precedente modalità di distribuzione diretta e per conto, con un risparmio per il Ssn di 9,7 milioni di euro". Gemmato sottolinea l'importanza di quella che lui stesso definisce "una riforma gentile" che "consente al cittadino un migliore accesso alle cure e, di conseguenza, una migliore aderenza terapeutica", oltre "ad un risparmio per le casse dello Stato, mi sembra un ottimo risultato".
Sulla possibilità che altre classi di farmaci vengano riclassificate, come è successo per gli antidiabetici, Gemmato non ha dubbi: "Noi contiamo di spostare pezzo per pezzo - spiega - anno per anno, così come la legge prevede, con un monitoraggio di spesa, la maggior quantità possibile di farmaci, ma proprio per andare incontro al cittadino, ridurre il disagio, migliorare la compliance, l'adenza terapeutica". Ci sono alcuni farmaci che "ovviamente richiedono una dispensazione in ambiente protetto e controllato, quale è quell'ospedaliero, e quelli evidentemente non vengono toccati. Per tutta un'altra serie di farmaci, invece, si apre la possibilità dello spostamento e quindi anno per anno, con una logica di medio e di lungo periodo, sposteremo compatibilmente con il bilancio dello Stato, quindi tenendo sempre sotto controllo i conti dello Stato, sposteremo quante più categorie possibili".
Roma, 13 mar. (Adnkronos Salute) - "Rivedere il processo di distribuzione dei farmaci significa, poi, valorizzare il ruolo del farmacista nella promozione dell’aderenza terapeutica, contribuendo a una maggiore appropriatezza e costanza nelle terapie che nel caso dei tanti pazienti cronici, con più di una patologia, è molto significativo. Questo non solo migliora gli esiti clinici e riduce le complicanze, ma apporta benefici anche alla sostenibilità del servizio sanitario. Siamo quindi di fronte a un cambiamento atteso e, per molti aspetti, radicale, che richiede un monitoraggio costante. Dai dati il bilancio è positivo. La spesa per il Servizio sanitario nazionale risulta ridotta, offrendo margini concreti per proseguire su questa strada, con benefici tangibili per i pazienti". Lo ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci nel suo intervento oggi, al ministero, per l'evento 'Farmaco accessibile: bilanci e prospettive. Un anno dalla norma' promosso dal sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato.
"Proprio un anno fa ci siamo incontrati qui insieme a rappresentanti di istituzioni, società scientifiche, associazioni di pazienti e rappresentanti della filiera farmaceutica, per discutere questo significativo cambiamento: la possibilità per le farmacie convenzionate di dispensare farmaci precedentemente disponibili solo presso le strutture ospedaliere. Un passo in avanti che ha posto al centro le esigenze dei pazienti, semplificando il loro accesso alle cure - ha ricordato il ministro - Questo percorso ha radici lontane. Già nella precedente legislatura, grazie a un’indagine parlamentare promossa proprio dal sottosegretario Gemmato, era emersa la necessità di superare regole ormai datate, nate principalmente per contenere la spesa farmaceutica. Su queste basi è stata costruita la cornice normativa della Legge di bilancio 2024, con il coinvolgimento dell’Aifa e l’istituzione di un tavolo tecnico presso il ministero della Salute per monitorare gli effetti finanziari della misura e garantirne la sostenibilità".
"Le prestazioni farmaceutiche rappresentano un pilastro fondamentale dei Livelli Essenziali di Assistenza. Per questo, oltre all’analisi dell’impatto economico del provvedimento, è essenziale valutarne i benefici in termini di maggiore aderenza terapeutica, resa possibile da condizioni di accesso più semplice - ha aggiunto Schillaci - Le nuove disposizioni costituiscono un banco di prova della capacità del nostro servizio sanitario di innovarsi e rispondere con tempestività ai bisogni di salute cambiati dei cittadini. Abbiamo rafforzato il diritto dei cittadini ad accedere più facilmente ai farmaci; abbiamo risposto in particolare alle esigenze dei pazienti cronici e degli anziani che sono i principali fruitori della distribuzione diretta, e di chi vive nelle aree interne e più lontane dalle farmacie ospedaliere che osservano orari di lavoro limitati".
"Rivedere il processo di distribuzione dei farmaci significa, poi, valorizzare il ruolo del farmacista nella promozione dell’aderenza terapeutica, contribuendo a una maggiore appropriatezza e costanza nelle terapie che nel caso dei tanti pazienti cronici, con più di una patologia, è molto significativo. Questo non solo migliora gli esiti clinici e riduce le complicanze, ma apporta benefici anche alla sostenibilità del servizio sanitario", ha concluso.