Dalle luci della ribalta alle fioche lampadine del neon di una questura. È il destino di attori per una notte, comparse, caratteristi e volti presi dalla strada illusi dal grande successo. Il cinema con le sue mille stelle illude e poi tradisce. Il successo svanisce e si ritorna alla dura realtà, spesso fatta di piccoli imbrogli, del ritorno a una vita criminale piena di rimpianti per le glorie troppo presto svanite.
Susy Di Benedetto è la ragazza che nella serie Gomorra interpreta la figlia di un commerciante strozzato da un cravattaro. È simpatica a donna Imma Savastano, la moglie del boss, e passa sotto la sua protezione. I killer della cosca nemica dei Savastano la uccidono mentre fugge vestita con un abito da sposa che stava provando. Scena suggestiva, molto di meno quella di due giorni fa, con i carabinieri che piombano in casa della ragazza e la arrestano con l’accusa di far parte di una banda di rapinatori. Lei e un’altra complice vengono riconosciute grazie ai tatuaggi sul corpo. Una carriera iniziata bene e finita male.
Era un volto noto agli appassionati di fiction televisive Alberto Gimignani. Aveva iniziato con la serie tv più fortunata, La Piovra, il successo di Damiano Damiani esploso in tutto il mondo grazie alla partecipazione di Michele Placido. Poi aveva continuato con Il commissario Rex, Un posto al sole e Distretto di Polizia. Ora a 53 anni, Gimignani è finito agli arresti con l’accusa di far parte di una banda dedita al riciclaggio di telefonini, iPad e iPhone rubati. Un giro d’affari modesto di apparecchi che a pacchi di cento venivano trasferiti in Tunisia e Marocco per poi essere rivenduti. Susy Di Benedetto non è l’unico volto di Gomorra la serie finito nei guai con la giustizia. Vincenzo, 15 anni, che nella fiction di Sollima è Danielino, il ragazzino assoldato dal boss Ciro per piccoli lavoretti, è stato coinvolto in una rissa con accoltellamento alla stazione di Napoli. La sua storia è toccante. Vincenzo vive in quell’inferno napoletano che è Scampia e ha i genitori in galera. Nella tv aveva visto la possibilità di un riscatto al punto da abbandonare la scuola. “Da grande – aveva confidato ai suoi insegnanti – vorrei rimanere a vivere con mio padre e mia madre, visto che l’infanzia non la sto passando con loro”.
Se si potesse assegnare un premio Oscar degli attori finiti nei guai con la giustizia, lo vincerebbe Matteo Garrone con Gomorra. Sono almeno cinque i protagonisti del film passati dalle pagine degli spettacoli dei giornali a quelle della cronaca nera. Il volto più noto è certamente quello di Ciro Petrone (nella foto), nel film interpreta Pisellino, il giovane aspirante camorrista che aspira a conquistare uno spazio nel clan dei casalesi. Verrà ammazzato e la scena è una delle più belle dell’opera di Garrone, tanto che qualche critico ha intravisto nel corpo che penzolava dal braccio di un escavatore dei rimandi pasoliniani.
Dopo il film Pisellino si è dato ai reality show, è diventato famoso e per questo molto ricercato dai boss di camorra (quelli veri) per feste e cerimonie.
Ed è proprio ad un matrimonio nei Quartieri Spagnoli di Napoli che viene fermato dai carabinieri nel corso di un blitz. Giovanni Venosa, che nel film di Garrone interpreta se stesso, un boss, e Bernardino Terracciano, anche loro hanno avuto problemi con la giustizia. Quando il confine tra finzione e realtà si fa davvero labile.
Dal Fatto Quotidiano del 12 luglio 2013