L’Italia, infatti, dopo il pessimo risultato in Brasile, è precipitata addirittura al 14esimo posto, perdendo cinque posizioni rispetto al nono che occupava un mese fa. Davanti a tutti, ovviamente, c’è la Germania campione del mondo, il cui modello vincente ha finalmente ottenuto la consacrazione che aspettava da anni. Completano il podio, in una graduatoria che rispecchia più o meno fedelmente l’andamento dell’ultimo mondiale, l’Argentina finalista, e l’Olanda, terza pur non avendo perso neppure una partita in Brasile. La quarta e la quinta posizione spettano a due delle maggiori sorprese del torneo, Colombia e Belgio, realtà emergenti che – grazie all’abbondanza e alla giovane età dei talenti a disposizione – potranno crescere ancora nei prossimi anni. Nella top ten anche Uruguay, Brasile, Spagna (gli ex campioni del mondo perdono la bellezza di sette posizioni in un sol colpo), Svizzera e Francia. Il salto in classifica più importante, ovviamente, è quello della grande rivelazione di Brasile 2014, la “cenerentola” Costa Rica, che guadagna addirittura dodici posizioni issandosi fino al 16esimo posto, miglior risultato della sua storia. Mentre la “maglia nera” spetta all’Inghilterra, che, eliminata come l’Italia nel girone, crolla di dieci posizioni fino al 20esimo posto.
È evidente che l’ultima classifica è figlia dei Mondiali. E che una Coppa del Mondo da sola non basta a valutare lo stato di un movimento calcistico. Altrettanto indiscutibile che il ranking Fifa abbia sempre presentato degli aspetti controversi. La graduatoria viene stilata attraverso una serie di calcoli complessi, che tengono conto di molte variabili, come i risultati nelle partite giocate, l’importanza dei match, il livello degli avversari e della confederazione di appartenenza. Gli algoritmi cercano di arrivare ad un giudizio il più possibile fedele a quello del campo. Ma non sempre ci riesce. Lascia perplessi, ad esempio, vedere così in alto la Svizzera, che prima dei Mondiali era addirittura sesta (e per questo testa di serie nel sorteggio), nonostante non abbia mai fatto meglio degli ottavi di finale a livello internazionale. Una stortura frutto della matematica, perché il calcio non è una scienza esatta.
Con tutti i distingui del caso, però, la bocciatura dei numeri Fifa sta proprio bene al calcio italiano, senza uno straccio di progetto negli ultimi dieci anni. E adesso i nodi vengono al pettine. I potenti del pallone italiano hanno pensato solo a spartirsi i milioni che le pay-tv garantiscono alle società, non accorgendosi che altrove nel resto del mondo si lavorava sodo per migliorare il sistema. Così è successo che la Serie A scivolasse indietro a Premier League, Liga e Bundesliga. E che anche la nazionale uscisse dalla top ten della Fifa. Chissà che per i vertici della Federazione (futuri, adesso non ci sono neanche quelli) non sia uno choc positivo vedersi superati dal Cile e dalla Grecia. Che sicuramente non valgono più dell’Italia, ma si sono meritati quella posizione. C’è tanto da lavorare per risalire la china. Sul campo, nella considerazione dei tifosi. E anche nel ranking Fifa.