I finanziamenti andati a buon fine nel 2013 sono stati infatti 66, pari a una crescita del 16% rispetto al 2012 (57 operazioni) e del 53% rispetto al 2011 (43 operazioni). «Questi numeri – si legge nella nota che accompagna la ricerca – sono anche il frutto di due azioni importanti da parte del Governo: il decreto start-up, entrato in vigore nel dicembre 2012, e il fondo high tech per il Mezzogiorno».
Per ciò che concerne il settore di investimento, l’Ict concentra l’interesse degli investitori di venture capital con il 50% degli investimenti, in linea con il 2012 (era il 52%); cresce il settore dei prodotti industriali (9% rispetto al 5% del 2012) e il settore alimentare (5% rispetto al 2% del 2012). Entra in campo un nuovo settore, quello delle prestazioni di servizi di vendita di prodotti per il tempo libero (2%).
A livello geografico, invece, la Lombardia è la Regione in cui si concentra il maggior numero di operazioni, il 26% del mercato (era il 30% nel 2012), seguono la Campania e l’Emilia Romagna, con il 12% del totale. La Toscana segna invece un dato di decrescita rispetto al 2012 quando rappresentava il 9% del totale delle operazioni realizzate in Italia; nel 2013 sono state un terzo in meno, il 3%.
Tutto a post, dunque? Non esattamente: importante infatti notare che in generale rispetto all’anno scorso non sale il numero degli investitori attivi. Il numero di coloro che hanno fatto almeno un’operazione durante l’anno si attesta infatti a 31, (32 con l’aggiunta della categoria dei business angel), in linea con il 2012.
E leggiamo meglio nel dettaglio come e dove si sono sviluppate le operazioni: il 56% degli investimenti è stato destinato alle operazioni di start-up (37 deal); il taglio medio dell’investimento è pari a quello del 2012, ovvero 800mila euro. L’orientamento degli investitori è verso l’acquisizione di quote di minoranza, in media del 25% . Inoltre quasi la metà degli investimenti (45%) è stato effettuato in start-up innovative (ottimo quest’ultimo dato).
Esaminando meglio i dati del rapporto, ecco altre ombre: se si guarda alle quote investite, si vede un costante calo negli ultimi anni: 1 milione in media nel 2011 e 2012, che scende a 800 mila euro nel 2013. La quota che l’investitore è disposto a rilevare poi scende progressivamente, dal 40 al 30 al 25 per cento. Anche la taglia della start-up media che i venture capitalist finanziano si sta restringendo: passa da 1,5 a 1,2 milioni di euro di fatturato annuo; e i dipendenti scendono in media da 9 a 7. Insomma, salgono i finanziamenti, ma diminuisce la platea di finanziatori; e le piccole imprese finanziate rischiano di diventare microscopiche. Segnali francamente non incoraggianti.