E’ davvero difficile per i poveri abitanti di Eurolandia immaginare un Paese nel quale i governanti, nessuno escluso, sono impegnati ad aumentare il benessere della collettività e a combattere la disoccupazione. Eppure quel paese esiste e si chiama Stati Uniti d’America.
Ma come? Che dici? Sei impazzito? La grande potenza kapitalista e imperialista sarebbe un esempio di equità? Già vi sento… Beh, se siete convinti che gli Usa incarnino il demone plutocratico, accomodatevi: vi darò alcune notizie che, specie se prese assieme, sono la miglior prova dei sostanziali progressi fatti dalle autorità governative americane in almeno tre settori fondamentali per la politica dei redditi. E questo mentre l’Europa dorme.
1) Spesa sociale: l’intervento legislativo più rilevante della presidenza Obama in questo campo è il cosiddetto “Obamacare”; la legge ha istituito l’obbligo di polizza assicurativa sanitaria per tutti i cittadini – indipendentemente dal reddito – vietando alle compagnie di assicurazione di rifiutare la copertura a quei soggetti che prima venivano puntualmente scartati perché particolarmente rischiosi o poco profittevoli: il tutto, ovviamente, a carico delle casse pubbliche. Per contro in Europa la spesa sanitaria (pur inerzialmente crescente) negli ultimi anni ha registrato scarsi progressi e rimane, in termini relativi e assoluti, troppo contenuta. Vi basti un dato: già nel 2010 (vale a dire 3 anni prima che entrasse in vigore il costosissimo Obamacare) la sola spesa sanitaria pubblica statunitense era in percentuale al Pil quasi pari al totale della spesa (pubblica e privata) dei Paesi dell’Area Euro. Insomma che il governo Usa spenda poco per la salute dei propri cittadini è una grossolana fanfaluca, come falso è il mito della generosità del Vecchio Continente, patria del welfare.
2) Legislazione sul lavoro: anche in questo campo Obama ha avuto la singolare idea di fare qualcosa di sinistra e si è speso per l’adozione del salario minimo (10,10 dollari l’ora) per tutti i lavoratori; nell’Europa dell’austerità (che, come noto non include la Germania dove il salario minimo è da poche settimane legge) una proposta del genere suonerebbe come una bestemmia. Non parliamo poi dell’Italia: l’adozione del salario minimo genererebbe sicuramente le grida isteriche da parte dei profeti della flessibilità con lo stipendio degli altri (già li immagino all’assalto con le solite barzellette: “Il mercato del lavoro è troppo rigido!”, “Per poter assumere bisogna poter licenziare!”). E non vi azzardate a sperare nel sindacato: interrogato sul tema, il leader della Cisl Bonanni – temendo di fare involontariamente l’interesse dei lavoratori – ha senza dubbio alcuno bocciato l’idea. Insomma anche su questo tema vincono gli Amerikani.
3) Politica monetaria: Mentre il nostro ineffabile Mario Draghi non perde occasione per invitare i Governi dell’Area Euro a non fare nuovo debito, ad accelerare con le mitiche “riforme strutturali” (che poi tradotto vuol dire tagliare la spesa pubblica) e a dimenticare la flessibilità di bilancio, il Governatore della Fed non manca mai di sottolineare con chiarezza che la lotta alla disoccupazione è la priorità della politica monetaria a stelle e strisce; l’altro giorno davanti al Congresso riunito ad ascoltarla, Janet Yellen ha senza timore dichiarato: “Dobbiamo essere sicuri che l’economia sia su una solida traiettoria di crescita prima di pensare ad alzare i tassi d’interesse…per quanto le prospettive siano positive, il basso livello dei salari rappresenta un significativo segnale di debolezza… chiunque abbia mai parlato con qualcuno che ha sperimentato la disoccupazione di lungo periodo sa quanto significativo sia il prezzo che si paga e quanto questo possa danneggiare la comunità”.
Capito? Mentre noi affidiamo la Commissione Europea a un tizio lussemburghese (il bilancio pubblico lussemburghese è più piccolo di quello di una banca media italiana), questi maledetti amerikani kapitalisti e imperialisti spendono un sacco di soldi per curare la gente, pretendono che i lavoratori guadagnino abbastanza per avere tre pasti al giorno e si preoccupano dell’impatto psicologico della disoccupazione quando decidono i tassi d’interesse!
Come lo spieghiamo questo assurdo? Ho una mia teoria: negli Stati Uniti non esiste nulla che assomigli al Partito Socialista Europeo o a qualcuna delle sue gloriose appendici nazionali. Beati loro.