Per l'ambasciata italiana di Manila Diosita e Julie Ann non hanno diritto a visitare l'Italia come turiste. Le due donne sono la mamma e la sorella di Jay Sarmiento e suocera e cognata di Andrea Covini. A Milano i ragazzi sono riconosciuti dal registro civico e si sono sposati in Germania. L'avvocato chiede che venga rilasciato il visto perché "le richiedenti sono parenti di Covini". Il rifiuto è stato accompagnato da un modulo in cui si è barrata la frase "non avete provato la esistenza di sufficienti mezzi di sostentamento"
Diosita e Julie Ann Sarmiento sono la mamma e la sorella di Jay Sarmiento, filippino. Andrea Covini, il compagno italiano di Jay, le considera suocera e cognata. Andrea e Jay sono una coppia dello stesso sesso riconosciuta dal registro civico di Milano, dove risiedono, e sposata in uno dei paesi europei dove si può, la Germania. Ma per l’ambasciata italiana di Manila le cittadine filippine Diosita e Julie Ann non hanno diritto a visitare l’Italia neanche come turiste.
Probabilmente è stata una bocciatura di routine, si danno malvolentieri i visti per turismo a chi non ha redditi. Ma con l’aiuto di un avvocato è stata chiesta la revisione della decisione, perché ci sono in ballo i diritti delle coppie gay e delle nuove famiglie. “Le richiedenti il visto sono parenti del cittadino italiano sig. Covini, in quanto madre e sorella del sig. Sarmiento – partner regolarmente unito con il primo in Germania, stato membro dell’Unione europea – e detta condizione è stata riconosciuta dal nostro paese” dice tra l’altro l’istanza dell’avvocato Paolo Oddi.
E adesso l’ambasciata italiana di Manila Filippine che deve accogliere o respingere l’istanza, sta rimandando la decisione. Forse sta cercando di rimuovere il problema oppure si sta consultando, con discrezione, ai massimi livelli. Andrea Covini, italiano e Jay Sarmiento, filippino ora con lui residente a Milano vogliono assolutamente che la madre di Jay, Diosita, possa venire a trovarli, vedere qualcosa dell’Italia e soprattutto possa realizzare il suo sogno di cattolica, visitare la Basilica di San Pietro. Sarebbe il suo primo viaggio in Europa, un regalo del figlio e del “genero” per i suoi 70 anni.
L’ambasciata italiana, in prima battuta, ha risposto di no. Niente visto per turismo per Diosita e per la sua figlia minore. Nonostante l’esibizione del biglietto d’andata e ritorno già comprato, nonostante la lettera d’invito e la fidejussione di mille euro fatta e presentata da Andre Covini. Il diniego del visto è stato accompagnato da un modulo prestampato in cui si è barrata la frase “non avete provato la esistenza di sufficienti mezzi di sostentamento” e altre relative alla non certezza che le due donne rientrino nelle Filippine.
Di fatto si negano i visti per turismo a chi non è benestante, anche se viene invitato da persone che offrono garanzie e fidejussioni. Nella richiesta di visto per turismo, sia le invitate che gli invitanti avevano specificato che c’era anche un legame di parentela, e un legame acquisito tra Andrea e Jay. Sono i paradossi delle storie: il 31 enne Jay Sarmiento, impiegato nel marketing come straniero a Dubai, aveva potuto incontrare di persona il 45 enne manager milanese Andrea, e far diventare reale una relazione iniziata virtualmente sul web, grazie ai permessi per turismo che l’ambasciata italiana a Dubai gli dava senza problemi. Dopo essersi incontrati tra le scadenze brevi dei visti, gli aerei, e i permessi dal lavoro, Andrea e Jay decidono di organizzarsi per vivere insieme in Italia. La possibilità di trovare un lavoro per Jay ci sarebbe, ma la gestione della legge Bossi-Fini blocca i permessi di ingresso e soggiorno per lavoro. Fosse una coppia eterosessuale si sposerebbe, ma come è noto in Italia per le coppie dello stesso sesso non è possibile. Allora, seguendo l’esempio di un connazionale di Jay, la coppia prende una residenza a Berlino dove il 12 luglio 2012 si “sposa” con la legge tedesca.
Il 14 luglio scade l’ennesimo permesso di Jay. Tornati a Milano, nel giro di 24 ore Jay riparte per Manila. Ma nel frattempo matura la soluzione. Una sentenza del Tribunale Civile di Reggio Emilia accoglie il ricorso di una coppia in condizioni simili e da quel momento le Questure iniziano a rilasciare permessi di soggiorno familiari di 5 anni al partner omosessuale di un italiano se i due si sono uniti legalmente in un paese europeo . Jay Sarmiento è il primo a ricevere questo permesso dalla Questura di Milano, ai primi di settembre del 2012. Nel frattempo si era consolidata anche la relazione cone le famiglie d’origine e poi è cresciuto il sogno di accompagnare la madre e suocera Diosita a San Pietro. Ma per il momento c’è un blocco da parte dell’ambasciata italiana a Manila. Nonostante una circolare del ministero degli Esteri dell’agosto del 2013 dica – ma vagamente – di estendere ai partner di questo nuovo tipo di unioni legalizzate in Europa i benefici di ingresso facile previsti per i familiari “tradizionali”.
La risposta scritta dell’ambasciata all’avvocato della coppia è stata : “Abbiamo ricevuto la sua istanza di riesame e stiamo seguendo il caso, peraltro spinoso, in quanto come lei ben saprà in Italia l’argomento delle unioni civili è molto dibattuto poiché manca nel nostro ordinamento una specifica disciplina giuridica ed un riconoscimento giuridico, previste dagli ordinamenti di alcuni Paesi dell’Unione europea”. Il caso è proprio spinoso, perché il ministero dell’Interno dà il permesso di soggiorno al partner extracomunitario sposato o registrato con un italiano all’estero, mentre quello degli Esteri non rilascia nemmeno un normale minimo visto per turismo alla madre e suocera.