Il dato emerge dal bilancio regionale di previsione 2014, che spaventa Comuni e Associazioni del Terzo Settore perché la sforbiciata riguarderà quei fondi che servono per garantire assistenza alle fasce deboli come minori, disabili e anziani. Il consigliere regionale del Pd, Marco Carra: "Daremo battaglia, presenteremo un emendamento per il ripristino delle risorse. Ma mi fa imbestialire che vengano spesi 30 milioni per la realizzazione del referendum che è pura propaganda leghista"
La Regione Lombardia spenderà 30 milioni di euro per il referendum sullo statuto autonomo regionale. In compenso ha tagliato 12 milioni di euro, rispetto al 2013, al Fondo sociale regionale. Per intenderci, si parla di quei soldi che servono ai Comuni per garantire assistenza alle fasce deboli quali minori, disabili e anziani. Questo quanto evidenziato dal bilancio di previsione 2014. Un bilancio che spaventa Comuni e Associazioni del Terzo Settore. I primi faranno sempre più fatica a far fronte alle necessità delle persone socialmente “deboli” e saranno costretti a far pagare servizi assistenziali che, con più fondi a disposizione, sarebbero stati gratuiti o a costo minimo.
La spesa, ovviamente, ricadrà sui soggetti in difficoltà e sulle loro famiglie. “Nonostante le promesse di un adeguamento da parte dell’assessore alla famiglia, alla solidarietà sociale e al volontariato, Maria Cristina Cantù – spiega il consigliere regionale del Pd, Marco Carra – con stupore abbiamo preso atto che il fondo sociale regionale è rimasto a 58 milioni di euro e non è stato ripristinato a 70 milioni come l’anno precedente. Daremo battaglia anche in questa fase, per far sì che, almeno questo ultimo taglio al sociale venga cancellato”. L’obiettivo del Pd regionale è quello di presentare, prima del bilancio di assestamento – la cui approvazione è fissata per il 28 e 29 luglio – un emendamento nel quale si richiede il ripristino dei 12 milioni tagliati rispetto al 2013. “Capisco il momento di crisi e la spending review – prosegue Carra – ma il bilancio regionale è rimasto pressoché identico a quello dell’anno scorso. E sto parlando di 24 miliardi di euro, 17 dei quali destinati alla Sanità e 1 miliardo e mezzo di questi al settore sociale. Quindi si tratta di scelte. La giunta ha scelto di investire i soldi pubblici in altre direzioni”.
Una di queste scelte, che fa “imbestialire” – per sua stessa definizione – il consigliere del Pd è quella di destinare ben 30 milioni di euro alla realizzazione “di un inutile e propagandistico referendum sullo statuto regionale autonomo. Sappiamo tutti, anche chi questo referendum lo sostiene, che non ha nessun valore poiché per l’autonomia serve una specifica modifica costituzionale con tutto l’iter che ne consegue. Il referendum è pura propaganda leghista e non ha nessun valore giuridico”. Insieme a Carra protesta duramente anche il Forum per il Terzo Settore Lombardo che definisce la scelta della giunta Maroni “infelice”. Insomma il Forum, e anche il Pd, non pretendono un ritorno del fondo sociale regionale ai livelli del 2003 con 100 milioni destinati e neppure si illudono si possa tornare alle cifre stanziate nel 2006 (91 milioni) o nel 2010 (84 milioni), ma ritengono che 70 milioni siano la soglia minima, sotto la quale si genereranno “conseguenze pericolose”.
Sostengono i rappresentanti dell’associazionismo: “Gran parte dei Comuni lombardi, con i bilanci ormai all’osso, non avrà la possibilità di compensare questi interventi con risorse proprie, impoverendo ulteriormente l’offerta di servizi e prestazioni volte proprio a prevenire forma di disagio sociale e sanitario la cui presa in carico comporta poi un maggiore onere di spesa a carico delle Asl. Gli enti locali si troveranno così costretti ad effettuare qualche forma di taglio. Per esperienza i primi interventi che vengono sacrificati sono quelli rivolti alle singole persone e famiglie che hanno minor peso contrattuale”.
Persone e famiglie che saranno costretti a compensare con risorse proprie, che però a loro volta sono sempre più scarse. Di conseguenza la situazione di disagio di questi soggetti e nuclei in difficoltà si aggraverà e li costringerà a rivolgersi al sistema dei servizi socio-assistenziali e sociosanitari, vanificando in questo modo anche l’incremento delle risorse di questo capitolo di spesa previsto con l’istituzione del Fondo famiglie. Risultato: un piccolo risparmio per le casse regionali, un costo sociale ed economico elevatissimo.