Saranno tornei molto diversi tra loro, a cominciare dall'organizzazione: non si ripeteranno i ritardi nei lavori, in Russia due degli undici stadi ospitanti sono già pronti, un altro lo sarà a settembre, e un quarto ad inizio 2016; gli altri sette entro metà 2017, con un anno di anticipo sulla cerimonia inaugurale. Sicuramente ci sarà meno calore sugli spalti, ma la Fifa teme già per il diffuso razzismo che attraversa il Paese. Sullo sfondo la crisi ucraina e i sospetti di corruzione
Russia 2018 è lontana da Brasile 2014, nello spazio e nel tempo: oltre 11mila chilometri in linea d’aria, da una parte all’altra del globo. Storie, popoli, climi diversissimi. E quattro anni per arrivarci. Eppure la marcia di avvicinamento ai prossimi Mondiali di calcio è già cominciata. Il passaggio di consegne è avvenuto domenica scorsa, proprio nel corso della finalissima al Maracanà, con la stretta di mano fra Dilma Rousseff e Vladimir Putin, sotto gli occhi compiaciuti di Joseph Blatter. Per come si stanno mettendo le cose è probabile che allora sarà ancora lui il “padre padrone” del calcio mondiale. E, come dimostrato anche dalla ultima edizione, a guadagnarci dalla Coppa del Mondo è soprattutto la Fifa.
Saranno Mondiali per forza di cose molto differenti fra loro: Brasile e Russia hanno poco in comune. A partire dalla tradizione calcistica: patria del futbol bailado il primo, dove la passione per il calcio assurge al rango di culto popolare; molto più fredda e distaccata la seconda, che può vantare come massimo risultato un quarto posto nel ’66 (quando però esisteva ancora l’Urss, dopo lo scioglimento non ha mai superato il girone). Di certo la squadra allenata da Fabio Capello non sarà favorita per il titolo. E in un Mondiale il fatto che la nazionale padrone di casa possa o meno competere per la vittoria fa una grande differenza per l’andamento del torneo.
Cambierà poi l’ambiente in cui verranno disputate le partite: meno “calore” in campo e sulle tribune (più che le temperature, scenderà soprattutto l’umidità che dà fastidio ai giocatori), quel clima che in Brasile tanto ha esaltato le sudamericane (anche se poi alla fine a trionfare è stata un’europea, la Germania). Diversa si annuncia anche l’organizzazione. Difficilmente si riproporranno i ritardi nei lavori che hanno preoccupato e imbarazzato la Fifa fino alla vigilia del torneo. Un po’ come avvenuto per le olimpiadi invernali di Sochi, Putin vuole mostrare la grandeur del suo Paese attraverso la prossima rassegna iridata. Per far sì che “Russia 2018” sia il miglior mondiale di sempre, il governo avrebbe stanziato una cifra vicina ai 20 miliardi di euro, quasi il doppio di quanto speso dal Brasile per quella che fin qui è stata l’edizione più casa di tutti i tempi.
Non solo soldi, ma anche efficienza. Due degli undici stadi ospitanti sono già pronti, un altro lo sarà a settembre, e un quarto ad inizio 2016; gli altri sette, comunque, entro metà 2017, con un anno di anticipo sulla cerimonia inaugurale. Un punto su cui Alexei Sorokin, capo del Comitato organizzatore, ha rassicurato personalmente la Fifa, proprio per non ripetere la figuraccia degli scorsi mesi. Ciò che però potrebbe accomunare le due manifestazioni sono soprattutto le polemiche intorno ai governi. Brasile 2014 è stata un’edizione contestata dalla popolazione locale, che ha criticato lo spreco di denaro pubblico che sarebbe dovuto essere destinato al miglioramento delle condizioni del Paese. Lo stesso potrebbe verificarsi in Russia, dove secondo Standard % Poor’s diverse città rischiano la bancarotta per costruire gli stadi per la manifestazione.
A quello economico-sociale si aggiungeranno altri motivi di tensione. Ci sono i sospetti di corruzione per l’assegnazione della prossime edizioni, che hanno investito il Qatar ma lambito anche la Russia: gli sviluppi delle indagini potrebbero essere imbarazzanti. Ci sono i timori per il razzismo, molto diffuso nel Paese, su cui la task force dalla Fifa ha già manifestato preoccupazioni. C’è la questione ucraina, che dovrebbe essere risolta di qui a quattro anni, ma non è detto che lo sia (e la città di Rostov, sede del torneo, dista solo 100 chilometri da Donetsk). Insomma, Russia 2018 è ancora molto lontana. Ma, nel bene e nel male, il conto alla rovescia è già cominciato.