Ottimi in apertura Temples, Telegram, Foxhound, His Clancyness, M+A, Kuroma, a tradirli forse il tempo ballerino, soprattutto nella serata inaugurale sia a Milano sia a Bologna. Clamorosi infine MGMT, lontano dalle consuetudini come non mai, la band newyorkese dimostra che “per arrivare alle persone” (2000 al concerto bolognese) non è necessario indagare sempre e soltanto logiche commerciali infestanti.
Tornando al Festival, viene spontaneo sostenere questo tipo di realtà. Vale sempre la pena, infatti, ricordare, quanto la soglia di attenzione in merito alla buona musica sia, nel nostro Paese, pressoché inesistente. La massa, nella migliore delle ipotesi, si sposta per vedere Vasco, Negramaro e Ligabue, nella peggiore…riempie i locali per acclamare cover/tribute band.
Sai che novità! Stupisce piuttosto il fatto che a dare spazio a queste realtà sia un quotidiano di riferimento come Repubblica! Sul sito, domenica 13 luglio, Paolo Gallori trovava l’occasione per pubblicare un articolo sulle migliori cover/tribute band in circolazione: “Rendere omaggio ai propri idoli è una passione – scrive, infatti, il giornalista – Riuscirci davvero bene è un’arte, che si sta espandendo anche nel Belpaese. Come dimostrano Killer Queen, The Moondogs, Nice Boys, Sticky Fingers, Achtung Babies, Big One Project, Easy Cure.
Più che arte non sarebbe meglio definirla senza timore alcuno un cancro? Legittimo è l’omaggio del musicista, comprensibile anche la formazione mediante lo studio ma non è forse inaccettabile assistere alla mera duplicazione del lavoro altrui? Magari impossessandosene e costruendoci sopra una fruttuosa carriera (sì perché alcune di queste si fanno pagare oltretutto profumatamente) ?
E lasciate perdere la storia dell’atto d’amore nei riguardi dei propri beniamini, mollate pure la solfa secondo cui a guidarli sarebbe un’incontenibile passione, operazioni di tale portata, oltre a nascondere un tasso elevatissimo d’inquietudine, uccidono senza mezzi termini la musica. Tribute e cover band esistono in tutto il mondo ma all’estero hanno ragione d’essere in ambiti controllati e ristretti, in Italia – a conti fatti – se ne parla come fosse un fenomeno cultural/nazionale.
È arrivato il momento di prendere una posizione netta, inequivocabile, affinché questo genere di situazioni vengano delegittimate in favore di realtà che nonostante le difficoltà si sforzano di proporre musica originale. Il solito dj qualunque tiene a ringraziare comunque Repubblica. Nelle ultime settimane, sono, infatti, continui gli spunti offerti per scrivere su questa pagina.
9 canzoni 9 … lontano da logiche commerciali infestanti
Lato A
So Now You Know • The Horrors
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Keep in the Dark • Temples
Godless • The Dandy Warhols
Lato B
Time to Pretend • MGMT
Tomboy • Panda Bear
Running People • Kuroma
Safe Around The Edges • His Clancyness
Down the West Side • M+A