«E facciamoci riconoscere!» diceva Alberto Sordi in Fumo di Londra, rivolto al gruppo di connazionali insopportabilmente chiassosi e invadenti.
Uno specifico nazionale, cifra di inadeguatezza, che rifulge ancora una volta nella patente da peracottaro incassata dal Matteo Renzi in trasferta a Bruxelles: l’arroganza maldestra di voler applicare il Manuale Cancelli in sede comunitaria, candidando ad alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune (Pesc) la Carneade Federica Mogherini. Proposta respinta al mittente per palesi carenze del personaggio; anche se ora si accampano acrobatiche motivazioni “salva-la-faccia”, come l’ipotetica russofilia della nostra Metternich in gonnella (a cui il suo staff non aveva spiegato che un oleodotto dall’ex Unione Sovietica fino alle sponde del Bel Paese riveste aspetti anche politici. Specie nel bel mezzo della crisi-Ucraina).
Non che il Parlamento europeo sia un Olimpo di statisti o che difettino mediocrità tendenti al mentecatto. Magari vi si praticano perfino inconfessabili mercimoni.
Però nei consessi esteri si richiede tassativamente il rispetto delle forme, pena l’emarginazione. Il giusto tono di voce, l’abito scuro nelle cene di rappresentanza. E il nostro Superbone di Riggiano sull’Arno – “con quel viso allegro da italiano in gita”, tipo il suo conterraneo Bartali cantato da Paolo Conte – ha subito dimostrato di non conoscere minimamente l’uso corretto delle posate al desco della politica internazionale: una della banda di allegri dilettanti allo sbaraglio che lo circonda, sponsorizzata con pretenziosa sufficienza (“quella carica è roba nostra”, avrebbero detto Silvio Gava o Mario Tanassi in altri tempi) per un incarico di altissimo profilo istituzionale, è come mangiare con le mani o ignorare l’uso del tovagliolo. Segnali che bollano quale intruso il pesce fuor d’acqua.
Difatti il maldestro è stato bacchettato (e se la lezione non verrà compresa, altre punizioni caleranno sul capo del pretenzioso giovanotto): il rinvio delle nomine irricevibili a data da destinarsi; la perfidia bruciante del rendere pubblica la notizia che la candidatura da parte del vendicativo Renzi dell’inviso Enrico Letta avrebbe sortito ben più felice esito (beccati questa!).
Una vicenda che rivela il sostanziale stigma da strapaese che affligge la nostra classe politica; sdoganato nella sua imbarazzante indecenza, tipo gitanti che vogliono fare i simpaticoni ad ogni costo, da quando Silvio Berlusconi sgomitava nella foto di gruppo facendo le corna alle spalle del ministro degli Esteri spagnolo. E poi ancora – ricordate? – durante la cena d’addio di George Bush jr. alla State Dining Room di Washington, con la gag da comica finale (in gergo, “slapstick”) in cui l’incredibile Silvio si lancia per abbracciare il presidente Usa, ma nella foga travolge il podio, inciampa nel filo del microfono e stacca il leggio che si infrange sulla testa di Rudolph Giuliani, seduto proprio lì sotto… Una di quelle figure che hanno trasformato il look dei coniugi Porcone, macellai laziali capitati per sbaglio al Gran Ballo VIP della Croce Rossa di Montecarlo, nel livello standard delle comparsate dei nostri rappresentanti all’estero.
Si può dire che il Renzi sia sulla buona strada per rinverdire tale immagine.
Ma forse tutto questo potrebbe essere interpretato come un rapido svuotamento del pallone aerostatico di consensi su cui il premier aveva preso il volo. Tanto da far sperare in un possibile arresto della sua corsa incosciente a compiere gli annunciati disastri, con cui presume di consolidare potere e profilo da statista; tanto da rischiare di trasformarsi nel rottamatore di se stesso. Eppure il Matteo sempre più macrochiappico – grazie a terga in costante dilatazione – continua a incassare favori dalla Dea Bendata. Una fortuna clamorosa, fino ad ora. In primis quella per cui l’unica forza di opposizione – il M5S, guidato dal tandem trattativista Di Maio e Casaleggio – si mette deliberatamente fuori gioco, svilendo all’insignificante questione di reintrodurre le preferenze elettorali l’intera opera di contrasto dei disastrosi revisionismi in programma. Spianando la strada al pretenzioso pasticcione.
Facciamoci sempre riconoscere all’insegna dell’inettitudine: giullarate in giro per il mondo, autogol pseudoriformisti in casa. In streaming.