Chi ha letto il mio “Com’è profondo il mare” (Chiarelettere) sa bene che dopo una lunga navigazione nella grande isola di plastica del Pacifico e nel nostro Mediterraneo ho maturato un odio istintivo e viscerale per i rifiuti, in particolare la inutile plastica usa e getta (piatti, bottiglie, posate e bicchieri che in una frazione di secondo divengono rifiuti, vi prego non usateli e non gettateli soprattutto in spiaggia!) che vediamo sui nostri litorali e, soprattutto, in mare.
Qualcosa si deve fare e non è possibile delegare sempre agli “altri” o agli enti pubblici, ciascuno è chiamato a fare la propria parte. Così sono alla ricerca di comportamenti virtuosi e di azioni concrete che si possono realizzare (suggeritele a questo blog). Al termine poi di una recente chiacchierata con Patrizia Maiorca, la figlia del grande Enzo, e campionessa di discesa in apnea si è deciso di lanciare al più presto una grande campagna di sensibilizzazione, che magari potrà avvalersi anche di una nuova applicazione dell’ormai inseparabile smartphone.
E’, infatti, notizia di questi giorni che è stata creata “Trashpic” una innovativa applicazione che consente di segnalare la presenza di rifiuti abbandonati attraverso l’invio di una foto dal proprio telefonino. Si tratta del servizio di punta del progetto Smile (Strategies for marine litter and environmental prevention of sea pollution in coastal areas). L’immagine viene inoltrata automaticamente alle autorità che provvedono alla rimozione del rifiuto (localizzato attraverso un sistema presente nell’applicazione) e al successivo monitoraggio dell’area. La nuova applicazione è stata presentata in Liguria, ma può e deve diffondersi anche in altre regioni a nostro parere non solo come strumento di sensibilizzazione, ma anche di “pressione” sugli enti pubblici affinché provvedano a pulire i litorali, non solo d’estate, ma anche d’inverno; e si dotino (almeno quelli costieri) di particolari unità nei porti che servono a raccogliere l’immondizia portata dal vento.
Qualcuno potrebbe dire “una goccia nell’oceano” rispetto alla enorme quantità dei rifiuti ormai presenti in fondo al mare e su tutta la colonna d’acqua, ma sono convinto che i comportamenti virtuosi possano avere un effetto domino. Del resto è davvero arrivato il momento di agire, anche un recente studio pubblicato sulla rivista Science si è occupato proprio delle microplastiche che derivano dalla degradazione di pezzi più grandi che vengono gettati in mare. Hanno ormai invaso gli oceani e il nostro Mediterraneo (guardate il sito di Expedition Med) e divengono spesso così piccoli da assomigliare al plancton ed essere ingeriti da pesci, rilasciando sostanze tossiche nel loro organismo e nell’intera catena alimentare. E’ meglio raccogliere o riutilizzare la plastica o lasciare che finisca nel nostro piatto?