Se fossero due uomini in barca, diremmo che pur giungendo allo stesso approdo le traversate di Nicola e Giancarlo hanno seguito rotte molto differenti. I due, entrambi ingegneri, da un paio d’anni sono ricercatori a tempo indeterminato presso la Sintef, il più grande centro di ricerca indipendente della Scandinavia, che si trova a Trondheim. Sono arrivati in Norvegia con modalità e tempistiche differenti, ma li accomuna la scelta di fare del nord del mondo la loro nuova casa.
Nicola Paltrinieri ha 31 anni e viene dal Nord Italia industrializzato, provincia fra Mantova e Verona. Ha studiato ingegneria chimica a Bologna, e alla fine della laurea specialistica ha ricevuto le chiamate di sei differenti aziende interessate al suo profilo. Non è andato a nessuno dei colloqui. “Mi interessava fare ricerca e amavo viaggiare. Nonostante lo studio presso l’università di Bologna mi avesse dato molte soddisfazioni ero curioso di girare il mondo”. Da quel momento Nicola ha fatto ricerca in Olanda, Norvegia, Inghilterra e Canada. Non sempre è stato facile ambientarsi: “Lavoro nell’ambito della sicurezza industriale, nello specifico sulla modellazione di scenari catastrofici. Un esempio dei casi che studio è quello dell’incidente del treno di Viareggio. In Inghilterra per esempio facevo ricerca in un centro dove si conducono test sperimentali di esplosioni e rilasci di gas tossici, per cui vivevamo in mezzo al nulla, in un posto con venti pub e neppure un cinema. Diciamo che mi sono adattato”. Trasferitosi a fare ricerca in Canada, ha preferito cercare di tornare in Norvegia, in un istituto dove aveva già lavorato qualche mese durante il dottorato: “Ho chiesto se avessero qualche posto per fare un post dottorato lì. Mi hanno risposto che quello non c’era, ma avevano piuttosto bisogno di un ricercatore a tempo indeterminato”.
Giancarlo Marafioti, 34 anni, ha vissuto un’esperienza diversa da quella di Nicola: è nato e cresciuto a Polistena, provincia di Reggio Calabria. Ha studiato ingegneria informatica a Cosenza e ha fatto un tirocinio a Pesaro grazie ad un progetto che finanziava studenti del sud che andavano a studiare o lavorare in aziende del nord. Inoltre, anche lui ha messo in saccoccia qualche esperienza all’estero con un Erasmus in Finlandia e alcuni mesi di lavoro in California. Durante il tirocinio un amico gli ha suggerito di tentare l’ammissione al dottorato in Norvegia, presso il centro di ricerca Ntnu: “La mia prima risposta è stata: ‘Sei pazzo? In Norvegia fa troppo freddo!’ - racconta - Poi ho pensato che nella mia terra non avevo modo di lavorare e sarei comunque dovuto andare via. A quel punto, invece di trasferirmi nel nord Italia, tanto valeva andare ancora un po’ più a nord”.
L’idea di Giancarlo era di restare in Norvegia soltanto per i tre anni di dottorato. Invece è rimasto anche per un post dottorato: “Ho lavorato alla creazione di un modello matematico per capire come crescono i salmoni, era un progetto in collaborazione fra l’istituto di ricerca e la più grande azienda esportatrice di salmoni al mondo”. Alla fine anche lui viene cooptato a tempo indeterminato nella stessa azienda che ha assunto l’amico e qualche altra decina di italiani. “Ci siamo conosciuti un anno e mezzo fa – spiega Nicola – siamo stati assegnati allo stesso progetto riguardante il controllo remoto di piattaforme petrolifere off shore. Ora siamo in dipartimenti diversi ma entrambi parliamo e lavoriamo in norvegese, inglese e italiano. Partecipiamo anche a progetti di ricerca europei e internazionali, avendo così la possibilità di viaggiare molto per lavoro”.
Un punto su cui Nicola e Giancarlo concordano è la necessità di adattarsi allo stile di vita locale per integrarsi. “Ormai io sono qui da 8 anni – racconta Giancarlo - ho amici di tutte le nazioni, dai norvegesi fino agli indiani. All’inizio è naturale legare con altri italiani, ma uno dei trucchi migliori per imparare a vivere all’estero è stringere amicizia con chi è del posto: alcuni amici norvegesi sono anche venuti a trovarmi in Calabria”. Nicola, dal canto suo, si è fidanzato con una ragazza iraniana, a Trondheim per un dottorato: “Ha voluto imparare le prime righe del nostro inno, per tifare Italia ai Mondiali. In generale, il mix di culture permette uno standard di vita migliore, e in questi anni ci siamo adattati al clima, alla cultura, allo stile di vita. Certo, ogni volta che torno in Italia riempio la valigia di cibo, ma ci sono tante cose positive nel vivere in Norvegia”. Giancarlo nel frattempo ha comprato casa a Trondheim: “Qui si vive con un ritmo più rilassato, la famiglia è molto importante: esiste il congedo di paternità, per esempio, e ho visto annullare meeting perché il figlio di un collega era malato e lui decideva di rimanere a casa. Mi sa che potrò tornare in Italia quando andrò in pensione. Intanto però ci vengo due volte all’anno: il mare della Calabria mi aspetta”.