Al netto delle minchiate raccontate, scritte, parlate, gridate, al netto degli stantii rituali e delle operazioni di memoria sterile, io il 19 luglio del 1992 ero in chiesa, con i miei genitori, e presumo anche con tanti cattolici a corrente alternata, ad assistere a una messa di cui capivo poco, niente.

Io mi ricordo poco delle stragi, mi ricordo dei servizi sui tg, offuscati, confusi. Mi ricordo la parola ‘borsellino’, con la minuscola, perché i bambini collegano agli oggetti le parole che non conoscono. La domenica in cui ammazzarono borsellino, con la minuscola, come un piccolo portafogli, io ero in chiesa, in un posto brutto che si chiama Alcamo Marina. Mamma e papà mi dimenticarono lì, che c’era un caldo che si soffocava, e c’era un prete che lo disse in diretta che Borsellino Paolo, con la B maiuscola, era stato ammazzato. Piansi assai, di getto, perché mi ero perso. Mi ricordo solo questo. E non so neanche se quello che mi ricordo è poi tutto quello che che è successo. 

Oggi però so che quel giorno, il giorno del caldo, della chiesa in cui rimasi solo, è un giorno in cui ammazzarono speranza, costruirono truffa, edificarono uno Stato fasullo. E’ per questo che da qualche anno vado in via d’Amelio il 19 luglio. Per sapere chi è Stato.

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