A ventidue anni esatti dalla strage che uccise Paolo Borsellino e gli uomini della scorta, in via D’Amelio si ricorda l’eccidio con i giochi e i colori dei bambini delle elementari. “I bambini hanno ricevuto un messaggio forte, non solo di memoria ma anche di legalità, e qui vengono ad esprimerlo. Io non ho parole dure contro le istituzioni, semmai nei confronti di uomini che rappresentano le istituzioni”, spiega Rita Borsellino, sorella del magistrato ucciso da Cosa nostra il 19 luglio del 1992. “Per me le Istituzioni sono sacre, Paolo era un uomo delle Istituzioni, ma lui stesso diceva: attenzione perché ci sono uomini che non sono degni a rappresentare le istituzioni. Io non so chi sia degno o chi non sia degno, per questo sono diventata diffidente”, dice Rita. Più duro invece il commento del fratello Salvatore. “Ci sono avvoltoi che vengono a volteggiare nel luogo della strage: è un’espressione che io ho in mente da quando cominciai a vedere in questa via, subito dopo l’assassinio di Paolo, dei personaggi che avevano peccato almeno di omissione per quanto riguarda la sicurezza di Paolo. Poi qualcuno di quei personaggi è stato implicato nell’inchiesta sulla Trattativa. Io non posso accettare che si venga in questa via a portare corone commemorative: cosa commemorano, una strage di mafia o una strage di Stato?” di Giuseppe Pipitone e Silvia Bellotti
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