Il segretario regionale non scioglie la riserva sulla sua discesa in campo per il dopo Errani. Sul percorso che porterà alla scelta del candidato di centrosinistra c’è ancora molta incertezza e incombe lo spettro delle inchieste della Corte dei conti. “Comunque primarie entro settembre”, promette Bonaccini. Vasco Errani ha annunciato le sue dimissioni da ormai due settimane. Il Partito democratico, e in primo luogo il suo segretario regionale Stefano Bonaccini, non hanno ancora definito esattamente come e quando scegliere il successore del governatore. Primarie, candidato unico, primarie di coalizione e con quali alleati? Soprattutto il numero uno del partito in Emilia Romagna non sa cosa fare di sé stesso: “Si candida?”, hanno chiesto al segretario regionale, ora molto vicino al presidente del Consiglio, venerdì 19 luglio alla Festa democratica a Carpi, in provincia di Modena.“Se mi chiedete se mi sento all’altezza di candidarmi alla presidenza della Regione, vi dico di sì, con grande umiltà”, ha detto Bonaccini davanti a un centinaio di militanti accorsi per sentire il ministro per le riforme Maria Elena Boschi. Poi però il dirigente democratico ha preso tempo ed è tornato più prudente dicendo che a Roma il partito, o più probabilmente Renzi, non ha ancora deciso che cosa fare di lui. “Sarete in buone mani chiunque si candiderà, questo è sicuro. Io ho anche la fortuna di fare parte della segreteria di Matteo Renzi e quindi dovremo fare le valutazioni del caso”, ha detto Bonaccini riferendosi alle voci che lo vorrebbero prossimo a una promozione dentro il Nazareno: da responsabile enti locali del Pd nazionale a responsabile organizzativo.
Ma il tempo stringe. Anche perché se Errani dovesse dimettersi (come promesso l’8 luglio scorso) la prossima settimana, le primarie, come ha spiegato lo stesso Bonaccini, “andrebbero fatte al massimo entro metà settembre”. Non facile considerando che nel mezzo ci saranno le ferie di agosto e l’organizzazione della Festa nazionale del Pd che quest’anno si svolgerà proprio a Bologna. “Non bisogna avere paura delle primarie”, ha poi proseguito il segretario regionale. “Non si faranno soltanto se si candiderà una sola persona come successo per Debora Serracchiani in Friuli Venezia Giulia o con Sergio Chiamparino in Piemonte”. Tra i possibili concorrenti già si sono fatti avanti Matteo Richetti, parlamentare renziano della prima ora ed ex presidente del consiglio regionale e la vicepresidente uscente Simonetta Saliera. Mentre alla corsa potrebbe iscriversi anche Daniele Manca, sindaco di Imola dal 2009, da qualche tempo anche lui vicino alle posizioni del premier, romagnolo come Errani e da molti anni considerato quasi suo successore naturale. Bonaccini li considera “nomi di grandi qualità”, ma poi, di fronte alla platea del Pd lancia il suo monito: “Avreste diritto di mandarci a casa a calci nel culo se ci candidiamo in dieci alle primarie per avere la foto sul giornale. Poi, invece che fare una discussione per l’Emilia Romagna, ognuno corre per fare l’assessore dopo le elezioni”.
Sulle primarie tuttavia incombono ancora le vicende giudiziarie. In tutto il consiglio regionale uscente c’è molto nervosismo per gli inviti a dedurre, una specie di atto di fine indagine, che i pm della procura della Corte dei conti dell’Emilia Romagna stanno inviando a molti suoi membri. E così ora, dopo che non erano mancate le critiche contro i giudici di appello che avevano condannato Errani, contro la magistratura contabile si alza un nuovo muro proprio da parte del Pd. Lunedì scorso la giunta regionale di Vasco Errani, in una delle sue ultime sedute aveva addirittura adottato un atto senza precedenti, ricorrendo alla Corte costituzionale contro la procura della Corte dei conti. La presidente del consiglio regionale Palma Costi(Pd) tira in ballo addirittura lo Stato di diritto: “Tutto quello che sta accadendo da tre anni a oggi riguardo ai rendiconti dei gruppi non ha per ora portato ad alcun rilievo né contabile, né penale. Il nostro operato al momento può e deve essere sottoposto al solo giudizio di merito, di opportunità e di eticità che spetta ai cittadini- elettori. Così funziona uno Stato di diritto”. In sostanza la presidente dice che a giudicare la politica devono essere gli elettori, non i giudici.
Lo stesso Bonaccini a Carpi si è detto tranquillo e pensa che la questione della Corte dei conti, che anche a lui, nella veste di consigliere regionale, ha contestato delle spese, non influirà sulla sua eventuale candidatura alla corsa per la presidenza della Regione. “Tutti conoscono il mio stile di vita. Mi muovo sempre con la mia macchina”. Alla domanda de ilfattoquotidiano.it su quanto i pm gli contestino, lui spiega: “Un po’ di cifre, ma ancora non è arrivato un quantitativo”. Poi conclude: “Non parliamo mica di rilievi penali e comunque la Regione ha fatto già ricorso”.