Gianni Ferrara, professore emerito di Diritto costituzionale alla Sapienza, stronca le riforme volute dal premier Renzi: "L’obiettivo è l’eliminazione di qualunque contrappeso al potere del governo e del capo del governo. Netto il giudizio anche sulla futura legge elettorale: "L’Italicum, che è un Porcellum travestito, offre un potere assoluto al capo del governo e segretario del partito di maggioranza"
Non bisogna pregare Gianni Ferrara, professore emerito di Diritto costituzionale alla Sapienza, per sapere cosa pensa delle riforme costituzionali: “Si vuole mutilare la democrazia”, spiega in una sintesi piuttosto allarmante. “L’Italia ha acquistato un primato negativo: un Parlamento illegittimo continua a resistere e si arroga il diritto di modificare la Costituzione. Lo Stato moderno è Stato rappresentativo. Ebbene, per la prima volta nella storia degli Stati, un giudice ha statuito che la legge fondamentale, la legge sulla rappresentanza dei cittadini, era incostituzionale. Questo Parlamento avrebbe dovuto essere immediatamente sciolto. Non è accaduto e così si è aggiunto un altro primato negativo. Quello di non avere rispetto per la legalità”.
Professore, qual è il disegno di Renzi?
“L’obiettivo è l’eliminazione di qualunque contrappeso al potere del governo e del capo del governo. Neutralizzando il Senato si elimina, sul piano della rappresentanza, l’organo che potrebbe frenare una legislazione volta al rafforzamento dell’esecutivo. Dietro il rispondere per slogan alle numerose obiezioni, dietro l’apparente mancanza di argomenti di chi parla di ‘gufi’ e ‘rosiconi’ c’è un progetto preciso. Assistiamo a un processo che intende trasformare la democrazia italiana”.
Trasformare in cosa?
“In un regime autoritario fondato sull’elezione, ogni cinque anni, del capo. Vorrei ricordare qui una circostanza che m’impressionò molto negativamente. Tra le cose che furono dette dai saggi del Quirinale, venne fuori tra le proposte una formula molto strana, ‘il governo del primo ministro’. Questa formula non può essere stata usata da un costituzionalista, perché è esattamente quella con cui la dottrina italiana aveva definito lo Stato fascista. Non è lo squadrismo il pericolo attuale, ma è ugualmente una forma di autoritarismo molto forte. Se viene fuori una riforma di questo segno, siamo di fronte a un progetto di eversione autoritaria. Dato il carattere, la natura della legge elettorale per la Camera, è ovvio che il potere del capo del governo diventa enorme, abnorme. Battersi adesso contro queste riforme significa battersi per la nostra democrazia, per mantenere l’identità democratica della Repubblica”.
Quali sarebbero le peggiori conseguenze?
“Una legge elettorale maggioritaria come l’Italicum, che è un Porcellum travestito, offre un potere assoluto al capo del governo e segretario del partito di maggioranza. Che infatti attraverso la maggioranza riesce a determinare addirittura – addirittura! – la composizione dell’organo che deve vigilare sulla Costituzione, la Consulta. E non solo: determina anche la composizione del Consiglio superiore della magistratura e l’elezione del presidente della Repubblica. Voglio anche sottolineare che la cosiddetta riforma della Pubblica amministrazione rientra nel disegno generale di questo governo, organicamente progettato. La Pubblica amministrazione perde parte della sua relativa autonomia, così come la Camera dei deputati diventa strumento che traduce in norme i voleri del capo”.
Lei come legge l’innalzamento della soglia delle firme necessarie per la presentazione di un disegno di legge popolare e per il referendum?
“Dietro la compressione dei diritti dei cittadini c’è sempre lo spirito autoritario. L’aumento dei quorum sta a significare che i cittadini non devono dare fastidio a chi governa. Questo esecutivo non vuole intralci, si vuole assumere ed esercitare tutto il potere possibile”.
Poniamo che i riformatori siano animati dalle migliori intenzioni: non è ingenuo da parte loro non pensare che domani, a capo di questo esecutivo enormemente rafforzato, potrebbe esserci qualcun altro? Cosa sarebbe capitato negli anni delle leggi ad personam berlusconiane con un modello come quello che si avvia a esser definito?
“Voglio ricordare che nel 2006 il popolo italiano bocciò nettamente la riforma costituzionale voluta dal governo Berlusconi. Quel referendum dimostrò che i cittadini avevano la stessa idea di Stato e di democrazia dei costituenti. È stata una conferma della Costituzione. Un fatto importantissimo, volutamente rimosso: nessuno se ne ricorda più, nessuno lo cita più. I cittadini si sono già espressi su questo modello. Aggiungo: i maggiori giornali, le tv, le agenzie sono tutti schierati a favore di questo progetto. Tranne pochi, come ilFatto: ma rara avis”.
Nel 1985 quando era deputato, con Stefano Rodotà presentò un progetto di legge per l’abolizione del bicameralismo.
“Il contesto storico non è comparabile. Allora c’era la legge proporzionale, che era il fondamento dello Stato rappresentativo. Perché è così importante? Perché è quella forma di elezione che consente che i contropoteri siano all’interno del potere. La garanzia che il potere della maggioranza non sia illimitato”.
I cittadini si domandano cosa potrebbe fare il Capo dello Stato, nella sua qualità di garante della Costituzione.
“Garante della Carta ha dimostrato di esserlo la Corte costituzionale. Essa sola”.
@silviatruzzi1
da il Fatto Quotidiano del 19 luglio 2014