Salta tutto. O forse no. Il Movimento 5 stelle torna a scrivere al presidente del Consiglio per chiedere sei risposte per iscritto come condizione per il ritorno al tavolo delle riforme. Come il passo indietro dei giorni scorsi (“Il tempo è finito”), anche la richiesta di tornare nella discussione politica arriva di sorpresa con un articolo pubblicato sul blog di Beppe Grillo. La prima a commentare tra i democratici è Pina Picierno: “Oggi è giorno pari. Grillo ha voglia di dialogare. Astenersi commentatori fino a domani: cambierà idea di nuovo. Poi martedì sarà in vena di dialogo: speriamo di azzeccare il giorno giusto”. Poi interviene Francesco Nicodemo, responsabile comunicazione del Pd: “Domenica, giorno del Signore, il sacro blog dice sì al dialogo. Ovviamente domani è un altro giorno #GrilloOhara”.
Questa volta il post è firmato anche da Grillo e Casaleggio, oltre che Di Maio e i due capigruppo: “Fin dall’inizio”, si legge nella nota, “avremmo voluto sottoporre agli iscritti del M5S un testo preciso che, al contrario, manca. Nell’incontro di giovedì 17 il Pd ha incassato l’apertura del M5s senza dare alcuna risposta chiara ma buttando avanti generiche disponibilità a discutere e subordinando, comunque, l’accordo alla disponibilità degli altri (cioè di Forza Italia)”. Secondo il comunicato dei 5 stelle, a far cambiare all’improvviso il corso della trattativa sarebbe stata l’assoluzione di Berlusconi e il rafforzamento del patto del Nazareno. E per questo oggi chiedono una risposta per iscritto: “Vogliamo dare ai cittadini la possibilità di avere una legge elettorale nata dal confronto tra le due principali forze politiche del Paese, e non dagli accordi segreti presi con un condannato. Per fare questo occorre che da parte del Pd ci sia trasparenza e serietà. Quindi, onde evitare ulteriori perdite di tempo e spettacoli inconcludenti come l’ultimo streaming, ora è necessario che Renzi e il Pd rispondano per iscritto ai sei punti del Movimento 5 stelle di seguito riportati”. Sono disposti a tornare al tavolo e chiedono risposte in tempi rapidi: “Fate presto”, si chiude la lettera, “le riforme, come voi dite da sempre, non possono più aspettare”.
La premessa che espongono i 5 stelle è sul premio di maggioranza. Il Movimento 5 stelle dice di accettarlo “solo a condizione che esso risulti compatibile con i limiti di costituzionalità fissati dalla Corte Costituzionale che, con la sua sentenza di gennaio, ha bocciato la legge Calderoli (il Porcellum)”. Secondo i grillini, dalla sentenza si ottengono due conclusioni: “Il premio non è ragionevole se non è espresso in una quota fissa e non fissa una soglia minima per ottenerlo; infine il premio non è neppure ragionevole se equivale o, addirittura supera la quota di seggi spettanti nella quota proporzionale”.
Il comunicato grillino chiede risposte su sei punti. Il primo, come nelle scorse discussioni, riguarda il doppio turno. “Il ballottaggio“, scrivono, “in sé manipolatorio della volontà dell’elettorato diventa un ulteriore elemento distorsivo. Può essere accettabile per elezioni amministrative ma non per elezioni politiche, dove il principio di rappresentatività deve essere ben più rigido per le ben diverse attribuzioni di potere dell’organo eletto”. Il secondo punto riguarda il premio di maggioranza previsto dall’Italicum: “Allo stato attuale è del 15% al primo turno nel caso una coalizione ottenga almeno il 37,5% (con che conquisterebbe il 52% dei seggi) ed assegna il 52% dei seggi, comunque, a chi vinca il secondo turno. Siamo in piena incostituzionalità della legge. E’ un punto che va chiarito. Il M5s è disponibile ad accettare un premio di maggioranza in quota fissa (il 15% pari a 94-95 seggi) oppure un premio finale che assicuri la maggioranza assoluta al vincitore, ma a condizione che si stabilisca una soglia minima per poterlo ottenere (cioè che il partito vincente abbia ottenuto almeno il 35% dei voti al primo turno)”.
Il terzo punto riguarda invece l’entità del premio di maggioranza e le garanzie costituzionali. “Questo è legato”, scrivono, “ad un altro tema delicato: con una maggioranza precostituita del 52-54% ed in presenza della riforma del Senato che si prospetta, diventa concretissimo il rischio dell’ ‘asso prende tutto’. Per evitare questo rischio occorre mettere in sicurezza la Costituzione: il premio di maggioranza è accettabile solo se accompagnato a diversi meccanismi di garanzia costituzionale come rivedere la titolarità del potere di elezione dei giudici costituzionali o le maggioranze richieste, altrettanto per il Presidente della repubblica e per il processo di revisione costituzionale.
Tra le richieste dei 5 stelle resta quella dell’introduzione delle preferenze nella riforma della legge elettorale. Così si legge al quarto punto: “Si è fatta presente l’esigenza di evitare la degenerazione del voto di preferenza in senso clientelare ed il M5s si è fatto carico di tale preoccupazione indicando un possibile rimedio nel sistema del voto disgiunto fra voto di lista e voto di preferenza”. Quinto punto tratta invece di coalizioni e clausole di sbarramento: “Il M5s ha segnalato l’opportunità di assegnare l’eventuale premio di maggioranza al singolo partito e non alle coalizioni, che spingono a grandi ammucchiate prive di sostanziale unità politica che, dopo il voto, si sciolgono rapidamente. Ma perché questa misura sia efficace, occorre completarlo eliminando le soglie di sbarramento o, ridurle a valori minimi (l’1%) perché diversamente, quello che è uscito dalla porta rientrerebbe dalla finestra”. Infine, i 5 stelle al sesto punto chiedono la posizione del Pd su soglie di sbarramento ed effetto sommatoria: “C’è poi un secondo aspetto da considerare, le soglie di sbarramento diventano un modo surrettizio per accrescere il premio di maggioranza, infatti, anche fissando al 2% la soglia, se ci fossero 7-8 partiti che ottenessero in media l’1,5%, questo vorrebbe dire che ci sarebbe un 10-12% di seggi non assegnati che andrebbe ai partiti maggiori ed, in primo luogo, al partito vincitore, il cui bottino elettorale si accrescerebbe di un buon 5-6% avvicinandosi pericolosamente alla sogli per la revisione costituzionale”