La lotta degli operai della Berco è diventata un libro. Scritto da uno dei dipendenti. Uno di quelli che per settimane ha partecipato ai presidi giorno e notte davanti allo stabilimento di Copparo, in provincia di Ferrara per la tutela dei diritti di 2500 lavoratori (e per i quali organizzarono anche un viaggio in Germania alla sede generale della fabbrica). Uno dei superstiti della grande epurazione voluta dalla nuova ad Lucia Morselli (braccio destro di Franco Tatò e oggi chiamata alle Acciaierie di Terni). Simone Pavanelli ha pubblicato per Draw up “Sette di denari. Una moderna lotta d’altri tempi”. Il volume non ha ancora fatto in tempo a girare l’Italia – oltre 600 copie in poco più di due mesi – che già si prepara l’uscita in Germania. E, accanto alla traduzione nella lingua dei proprietari della Thyssenkrupp, si attende la sceneggiatura per farne la riduzione cinematografica.

Dietro a tutto questo, ironia della sorte, c’è proprio lei, Lucia Morselli. Nelle 185 pagine del romanzo la Morselli viene citata 600 volte. E quasi mai in toni entusiastici. Lei è la tagliatrice di teste chiamata dalla Thyssen a raddrizzare i bilanci. E quei bilanci devono reggersi su basi che contemplano 611 lavoratori in meno (alla fine gli esuberi saranno 438). “Mi sentivo la protagonista de Il diavolo veste Prada, ma era necessario – dice oggi la Morselli, intervistata da Gabriele Fazio su il Fatto Quotidiano -. Ne ho licenziate 600 ma ne ho salvate duemila. Prima degli operai i primi a saltare sono stati i dirigenti”. E in proposito di aneddoti se ne raccontano ancora in Berco. Come una famigerata riunione di colletti bianchi attorno a un tavolo con dieci sedie. “Sedetevi tutti” avrebbe ordinato l’ad. Ma i presenti erano ben più delle sedie disponibili. “Si vede che siamo in troppi…”. Non si sa se il racconto corrisponda a quanto realmente accaduto ai piani alti della fabbrica. Certo è che oggi attorno a quel tavolo riunioni di persone in piedi non ce ne sono più. Eppure dietro la scorza di lady di ferro la Morselli ha dimostrato di avere anche un lato, diciamo, umano. E così, dopo aver letto “Sette di denari”, da tagliatrice di teste si è trasformata in mecenate.

“È stata lei a contattarmi per telefono un mese fa – racconta l’autore -; mi ha detto che le è tanto piaciuto il libro che si sarebbe data da fare per farlo pubblicare anche in Germania e farlo leggere ad Essen sede dell’impero Thyssenkrupp”. La Morselli è stata di parola. Nel giro di un paio di settimane a Roma è stato firmato il contratto di cessione dei diritti. Quelli editoriali e quelli cinematografici. “Per il momento vivo in un limbo in cui ancora stento a credere a quello che sta succedendo” sorride Pavanelli. “Questo è un dono che ho voluto fare ai miei compagni di lotta. Ringrazierò sempre i miei colleghi e tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione di questo romanzo. Spero che, grazie a questo libro, si possa accendere un enorme riflettore su Berco, per non dimenticare e per non dover tornare più a lottare”.

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