Politica

Di Maio: “Io leader senza legittimazione? Scriverò lettera agli attivisti M5S”

Il vicepresidente della Camera dei 5 Stelle risponde alle critiche del collega Tommaso Currò che in un'intervista a Repubblica ha proposto di "fare un congresso e prendere atto che le cose sono cambiate. Siamo diventati un partito di fatto"

“Scriverò agli attivisti”. Luigi Di Maio agli attacchi di Tommaso Currò e di una parte dei parlamentari 5 stelle risponde con un Tweet: “@Tom_Curro dice che ormai sono a capo #M5S. Non è così. Finita la legge elettorale scriverò lettera agli attivisti che spiega tutto”. Il pontiere che da alcune settimane guida la delegazione per la riforme è stato criticato in un’intervista a Repubblica dal deputato Currò. “Quella di Di Maio”, dice, “è una leadership non legittimata da nessuno: né dai parlamentari, né dagli attivisti che lavorano sul territorio. Questa iniziativa è stata fatta per un aspetto meramente mediatico”.

 

Il deputato va oltre i mal di pancia e le invidie di tanti e propone una soluzione: “Visto che c’è una leadership conclamata, con un segretario in pectore, si prenda atto che le cose sono cambiate e si faccia un percorso diverso. Ci sia una revisione dello statuto, poi un fase partecipata verso un congresso, con organismi dirigenti e di controllo. Un partito lo siamo diventati di fatto, e con la differenza che manca un percorso di legittimazione e manca la democrazia interna”. “Prendo atto -aggiunge Currò- di due aspetti centrali: gli attivisti sono totalmente abbandonati e le decisioni di democrazia diretta sono assunte sul blog, con metodi discutibili. E ora ci ritroviamo di fronte a una leadership de facto” che è “un disattendere i principi dei cinquestelle”. Quanto al dialogo con il Pd sulla legge elettorale è avvenuto “dall’oggi al domani, senza nessun ragionamento dietro. Cambiare senza condivisione ha creato dei malumori e delle spaccature al nostro interno. Il fallimento era già scritto dall’inizio, perchè se si voleva partecipare con maggiore concretezza al percorso riformatore bastava lavorare in commissione e in Aula, come succede per le altre commissioni, senza fare questa scenetta mediatica con cui si è voluto riprendere ossigeno dopo la batosta elettorale”, conclude Currò.